di Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia, saggista e scrittrice.
Questo commento è stato pubblicato su La Stampa dell’11 novembre 2023 .
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Dopo aver affermato, nel suo videomessaggio sui social, di aver “raccolto la sensibilità della stragrande maggioranza degli italiani” presentando la riforma che consentirebbe l’elezione diretta del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni si è rivolta nuovamente “agli italiani” con queste parole: “Voi cosa volete fare, volete contare e decidere, o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi?” Quasi che l’esistenza dei partiti – base della democrazia rappresentativa – implicasse per i cittadini uno statuto di minorità, una condizione di dipendenza e soggezione politica, forse un imbroglio. Ma Fratelli d’Italia è un partito di cui Giorgia Meloni è presidente e che ha contribuito a fondare, nato da Alleanza Nazionale, un partito nel quale ha militato fin da adolescente, originato a sua volta – nella matrioska squisitamente partitica che segna la biografia della Presidente del Consiglio – dal Movimento Sociale Italiano. Così come sono partiti quelli che formano la sua maggioranza. Inoltre alle elezioni politiche del settembre 2022 ha raccolto il 26 per cento dei voti espressi, dunque è ben lontana dall’avere la maggioranza dei cittadini.
“Voi cosa volete fare? Questa è la domanda che faremo se sarà necessario e quando sarà necessario”, ha concluso Meloni con lo stile comunicativo al quale ci stiamo abituando, fatto di postura virile, allusioni e sibilline minacce.
Paradossale che Meloni irrida il ruolo dei partiti spacciando come democrazia diretta un chiaro disegno plebiscitario, visto che il vero scopo di questa riforma è indebolire il ruolo del presidente della Repubblica, che viene ridotto a funzione sostanzialmente notarile, e quello – già fortemente umiliato dal ricorso continuo alla decretazione d’urgenza – del Parlamento. Tuttavia i cittadini italiani, giunti al dunque, ogni volta che qualcuno ha provato a manomettere l’impianto della Costituzione repubblicana e antifascista hanno mostrato di avere ben chiara l’importanza dell’equilibrio dei poteri e la loro riluttanza ad affidarsi all’uomo o alla donna della provvidenza di turno.
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