Ieri mattina il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e una delegazione del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, guidata dal vicepresidente Alfiero Grandi, hanno consegnato al presidente del Senato Pietro Grasso le 160.000 firme raccolte contro il Rosatellum: un secco ‘no’ dei cittadini ai nominati e all’ ennesima legge elettorale a rischio di incostituzionale che toglie il potere di scelta agli italiani e lo consegna alle segreterie dei partiti.
Le firme della petizione consegnate al presidente Grasso sono state raccolte in poche settimane sul sito Change.org, in calce a un appello scritto dal Coordinamento e rilanciato dal Fatto.
“La partita che si sta giocando sulla legge elettorale – scrive il Coordinamento – è una partita sulla Costituzione, perché il modello di democrazia dei Costituenti è fondato su un Parlamento rappresentativo, attraverso cui si esprime il principio supremo che la sovranità appartiene al popolo”. Nel Rosatellum, invece, non c’ è traccia delle preferenze: ci sarà una quota maggioritaria e una quota proporzionale, in cui però i partiti proporranno i loro listini bloccati.
La legge elettorale arriverà martedì al Senato, dopo essere stata approvata a colpi di fiducia alla Camera. L’obiettivo della maggioranza è quello di approvarla prima del voto per le Regionali in Sicilia del 5 novembre, un voto che potrebbe ribaltare gli equilibri di forza in Parlamento. Proprio in occasione del voto al Senato di martedì, il Coordinamento ha organizzato una manifestazione di protesta a Roma contro il Rosatellum: “L’appuntamento è a partire dalle 16 in Corsia Agonale e la manifestazione è aperta a tutti: cittadini, partiti, associazioni”. Una protesta a due passi da Palazzo Madama, dove i senatori staranno votando la legge.
Qualche minima speranza che le cose cambino, secondo il Coordinamento, c’è ancora: “Ci auspichiamo che il Senato non approvi la legge così come arrivata dalla Camera e introduca le modifiche necessarie”.
Un esempio? Il voto disgiunto, al momento non previsto dal Rosatellum. Si tratta della possibilità per il cittadino di votare un candidato nell’uninominale e poi di scegliere, per la quota proporzionale, una qualsiasi lista, indipendentemente dal nome scelto nel maggioritario. Nel Rosatellum, invece, il voto dato nell’uninominale si trascina dietro anche il voto, da ripartire col proporzionale, a una delle liste che sostengono quel candidato.
Se non bastassero i listini bloccati l’effetto trascinamento, il Rosatellum consente di candidarsi in cinque collegi proporzionali diversi, oltre che nell’uninominale: i partiti, quindi, potranno blindare alcuni nomi presentandoli fino a sei volte.
C’è poi una questione di metodo: il Rosatellum è stato approvato alla Camera grazie al voto di fiducia, una forzatura che, come ricorda il Coordinamento, “è contraria alla lettera e allo spirito dell’ articolo 72 della Costituzione, che esige il ricorso alla procedura normale per approvare le leggi elettorali”. Strappo dopo strappo, il Parlamento ci ha preso gusto e adesso si trova a votare una legge a pochi mesi dalla fine della legislatura, contro le raccomandazioni del Consiglio d’ Europa del 2003 (riprese da sentenze della Corte di Strasburgo) che chiedono di non modificare le leggi elettorali nell’ultimo anno prima delle elezioni.
Le ragioni sono ovvie: discutere una legge così importante con le urne in vista fa sì che i partiti si mettano d’accordo sulla base di quello che dicono i sondaggi, cercando un patto che avvantaggi i contraenti e metta all’angolo chi ne rimane fuori. Proprio quello che sta accadendo con il Rosatellum, da cui escono fortemente penalizzati i Cinque Stelle e i bersaniani.
Per questi motivi ieri una delegazione in rappresentanza di quei 160mila cittadini (oltre a Travaglio e Grandi c’erano anche Alfonso Gianni, Antonio Pileggi, Mauro Beschi, Felice Besostri, Pietro Adami e Luca Francescangeli) ha consegnato la petizione a Grasso: “Facciamo appello alle elettrici e agli elettori a mobilitarsi perché siano garantite la scelta libera e diretta dei parlamentari da parte dei cittadini”.
il Fatto Quotidiano, 21 Ottobre 2017