Faccio una grande fatica ad orientarmi. Mi sento spaesata e mi vengono pensieri inquietanti. La definizione “scontro di civiltà” è stata ripetutamente usata, in questi anni, di fronte ai grandi drammi che stanno sconvolgendo il mondo, in particolare dal 2001 in avanti. In realtà, credo che più che di civiltà, lo scontro riguardi nodi che nascono da molto lontano, da tutto ciò che il colonialismo ha seminato e che il postcolonialismo o neocolonialismo non ha risolto. Anzi, in molti casi ha aggravato. Le due civiltà – senza dimenticare che le civiltà degli umani sono molto più di due – potrebbero coesistere senza tragedie. E’ già accaduto nel passato, e abbiamo molte situazioni in cui questo – se ne parla troppo poco – ancora accade, anche nelle nostre città.
Mi sposto allora su un altro e ben diverso terreno, quello dell’attacco – si, attacco, c’è qualcosa di violento che l’ironia pesante non nasconde – rivolto da Fabrizio Rondolino a Carlo Smuraglia. Se confronto le parole di Rondolino con quelle dell’intervista rilasciata precedentemente da Smuraglia, avverto che si tratta di due mondi molto diversi, direi opposti. E pensare che hanno – dovrebbero avere – radici comuni, oltre che lo stesso idioma. Come è possibile che un uomo relativamente giovane, come è Rondolino, si rivolga a Smuraglia, che incarna con la sua lunga vita la parte migliore – a mio avviso – della storia del Novecento italiano, con quel tono irridente, e con quegli argomenti leggeri, da chiacchierata informale fra amici maldicenti? Sento, nelle parole di questi due uomini italiani che vivono nello stesso paese e nello stesso tempo storico, una diversa civiltà. E il problema non è il pensare in modo diverso – sono i pensieri plurali a dare senso alla politica, in caso contrario avremmo solo tautologie che non spostano di una virgola la realtà delle cose – ma un divergente sentire. Da una parte un volgare sentire, che abbassa tutto a beghe e sciocchezze, e dall’altro una “antica” capacità di prendere tutto sul serio, sia la propria vita, che quella degli altri, anche di chi la pensa diversamente. Nel mio ingenuo immaginario – “antico” – vedo un mondo capovolto. Smuraglia che con pacatezza rilascia una intervista a Il Fatto, che pacato non lo è quasi mai , e Rondolino che irride dalle pagine de l’Unità, giornale a cui ho dedicato gran parte della mia vita, dall’adolescenza fino al primo numero della sua attuale ricomparsa. Primo e ultimo, per me, appena mi sono accorta che è diventato un foglio di propaganda, e non di informazione e formazione politica, come è stato, pur con tutti i limiti dei contesti storici che conosciamo, per intere generazioni. Nel sotto titolo continua a comparire “fondato da Antonio Gramsci”. Credo che la coerenza vorrebbe una cancellatura. Lasciate stare Antonio Gramsci. Altra storia, altra tempra, altro ingegno. Talmente altro, che non avrebbe gradito neppure certe pesanti aggressioni di Togliatti ad avversari o presunti tali, per lo meno dal carcere in avanti, dopo alcuni e comprensibili furori giovanili. Che anche in Rondolino- non più giovane anche se non anziano – ci sia una venatura “totalitaria” di togliattiana memoria, vecchia, più che antica?
Il mio timore è che la civiltà politica, giuridica, culturale, relazionale di cui Smuraglia è valido interprete possa essere indebolita dalla “nuova” civiltà di cui Rondolino è imbevuto. La parola civiltà sembra portare con sé qualcosa di nobile. Non sempre è così. Ci sono state e ci sono civiltà con metri di misura che non evitano – anzi esaltano – l’offendere e il disprezzare, gli anziani, per esempio, o gli “antichi”.
Anche perché, mentre sto concludendo la stesura di queste preoccupate riflessioni, sento un presidente del Consiglio che si rivolge – a voce alta – ai giovani del suo partito, all’interno di una scuola politica del suo partito. Siamo in un momento formativo, quindi. E con enfasi, rivolgendosi a noi – oltre che a sindacati, pensionati, ambientalisti e forse molto altro-, impegnati nei Comitati del NO alla “sua” riforma costituzionale, dice: “Con il referendum di ottobre li spazzeremo via”. Chi come me – e non sono sola – non vuole fare del referendum di ottobre un plebiscito contro il governo Renzi, si trova in difficoltà. Continuerò a spiegare perché la riforma costituzionale è – a mio avviso – sbagliata e a rivolgermi, con calma, anche a chi a questo governo dà fiducia, perché pensa che potrebbe arrivarne uno peggiore, convinzione non infondata. Ma il “spazzare via” chi non ha i propri identici pensieri è veramente grave. E lo si insegna in una scuola, guardando quindi al futuro, alla civiltà “nuova”. Cercare di dialogare con Renzi, come mi piacerebbe. La “mia” civiltà lo renderebbe possibile. E la “sua”?
Comunque, appena informata, ho scritto a Smuraglia questo breve messaggio:
Carissimo Smuraglia,
ti abbraccio con molto affetto e grande stima.
So bene che un resistente come te non ha paura di nulla. Figurati di questa puntura di spillo. Quello che dispiace è che l’Unità sia ancora presentata come giornale fondato da Antonio Gramsci.
In mezzo invece c’è un abisso.
Ho girato l’informazione al nostro Comitato provinciale.
Un abbraccio.
Paola Patuelli
Che all’interno del mondo che un tempo sentivamo nostro sia necessario “fare resistenza”, no, non me lo aspettavo.
3 aprile 2016