25 aprile/Presidente Anpi Smuraglia sul ‘doppio’ corteo romano: “Aperti al confronto ma niente esclusioni”

21 Aprile 2017

CARLO SMURAGLIA, PRESIDENTE ANPI ROMA. «Abbiamo fatto ogni sforzo per trovare una soluzione: mesi fa avevamo invitato la Comunità ebraica, all’inizio sembrava profilarsi una possibilità concreta, poi però qualcuno ha posto come condizione che non ci fossero i filo-palestinesi. E noi abbiamo spiegato che non eravamo in grado di garantirlo. Come si fa a escludere qualcuno da una manifestazione pacifica e aperta a tutti i cittadini?». Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, è scosso dalla polemica, ma declina ogni responsabilità.

Sicuro che non si potesse trovare un accordo?
«Guardi io stesso a giugno, non ieri, ho scritto una lettera alla Comunità ebraica e all’ Aned, l’ associazione degli ex deportati, proponendo un incontro per sanare le incomprensioni che già l’ anno scorso li avevano portati a non partecipare al corteo. L’ Aned ci ha risposto, la Comunità no».

Ma quella di De Sanctis non è stata una provocazione?
«Parlerei di dolorosa constatazione. Se tutti avessero accolto il nostro invito a giugno, forse le cose oggi sarebbero andate diversamente. Ma sei io voglio che il 25 Aprile sia la Festa della Repubblica e della Costituzione, devo contribuire, non arrivare alla vigilia per creare l’ incidente».
Gli ebrei si sentono offesi dalla presenza di associazioni che nulla hanno a che fare con la Liberazione.
«La verità è che si pretende dall’ Anpi un’ organizzazione a difesa del corteo, che non c’ è. Noi possiamo dare solo l’ indicazione di non portare bandiere che non siano quelle della Resistenza. Riteniamo di aver fatto tutto il possibile».

Ma perché il corteo unitario del 25 Aprile è possibile a Milano e a Torino, e a Roma no?
«Il problema è che qui ci sono incrostazioni e diffidenze tra chi vuole esserci per rivendicare la sua presenza e altri che vorrebbero escludere».

Anche il Pd ha scelto di disertare. Non sarà colpa delle scorie lasciate dalla battaglia referendaria?
«Spero di no. Spero che sia tutto dietro le spalle. Certo mi sembra una cosa fuori dalla norma: è divisivo chi sceglie di non partecipare, non chi invita tutti a farlo. E se ne assume la responsabilità»

La Repubblica, 20 Aprile 2017

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