Se l’onestà è un venticello (un’aria che spira da Modena il 2 giugno)

31 Maggio 2014

Rossella Guadagnini Consiglio di Direzione Libertà e Giustizia

Dedicato ai professoroni

“E l’idea mia è tutta qui: se le persone viziose sono tutte quante collegate tra loro e appunto perciò costituiscono una forza, allora basterà che le persone oneste facciano anche loro altrettanto”. Così Lev Tolstoi in “Guerra e pace”. Un’idea semplice ed efficace, una specie di legge del taglione della limpidezza, a cui sembra ispirarsi Libertà e Giustizia nel convocare a Modena, per il 2 giugno, la manifestazione dedicata come ogni anno alla festa della Repubblica. Non una conventicola, dunque, con tutte la negatività che il termine si porta appresso; non un cenacolo -elitaria riunione di spiriti primi- piuttosto un’assemblea democratica di persone oneste, aggettivo che già ha fatto venire l’orticaria a più d’uno. O d’una, a scelta. E ben lo si comprende.
Perciò lunedì tutti in piazza XX Settembre, contro la corruzione e l’illegalità, “Per un Italia libera e onesta”. Sul palco si alterneranno, dalle 14, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Marco Travaglio, Elisabetta Rubini, Carlo Smuraglia, Gian Carlo Caselli, Alberto Vannucci, Paul Ginsborg, Gaetano Azzariti, Roberta De Monticelli, Fabrizio Gifuni. Professoroni? In buona parte sì. Lo sono a tutti gli effetti, per studi, per elezione, per ruolo. Come mai i professoroni sono ora usciti dalle loro aule universitarie per andare in piazza, su un palco, a parlare alla gente? I professorini la spiegano in questo modo: dicono che quelli non contano più niente, mentre vorrebbero contare ancora qualcosa. Ma è davvero così o i professoroni hanno ancora qualcosa da dire ad alcuni, se non a molti, forse anche a tutti? Prima di rottamarli, dunque, sentiamo che dicono.
“Ci convochiamo sotto il nome dell’onestà – sostiene Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e presidente onorario di Libertà e Giustizia – che non è una parola moralistica. La politica non è il campo degli onesti, però se la disonestà diventa una questione nazionale assume una dimensione che non è morale, ma politica. A noi pare che questa sia una dimensione della nostra vita lasciata ai margini. L’Italia deve cambiare, ma per cambiare deve ritrovare i fondamenti della vita comune, che sono di dedizione al bene comune”.
“Ci dicono che siamo degli integralisti perché richiamiamo questa dimensione – prosegue il giurista – tuttavia, come diceva Sant’Agostino, una società dove non esiste l’onestà, non è una società, ma una banda di ladroni. La lettura quotidiana delle notizie ci dimostra quanto sia capillarmente diffusa la mancanza del senso dello Stato, che è il prevalere degli interessi comuni sugli interessi particolari. Oggi l’Italia è agli ultimi posti nelle classifiche sulla diffusione della corruzione: non ci salviamo se non affrontiamo questo tema”.
“Non è la giustizia penale che risolve i problemi – precisa quindi Zagrebelsky – l’appello al diritto serve quando le deviazioni sono eccezionali; quando invece sono diventate la normalità dei comportamenti a livello pubblico, amministrativo, politico, l’intervento del giudice penale appare addirittura un’anomalia, perché la normalità è la diffusione della corruzione. Bisogna riportare la situazione nel nostro Paese al punto in cui il rispetto delle leggi, la dedizione al bene comune, la correttezza nei comportamenti pubblici sia la normalità”. Sono argomenti poco interessanti, di scarso peso, di minima condivisione? Sono, insomma, argomenti da vecchi gufi?
Basterà che le persone onesta facciano altrettanto, si diceva. Ma che vuol dire? Basterà cioè che a integrità si risponda con integrità. A incorruttibilità con l’incorruttibilità. All’irreprensibilità si dia seguito con l’irreprensibilità, A correttezza si opponga correttezza. A sincerità sincerità. E, poi, lealtà per lealtà, franchezza per franchezza, rettitudine per rettitudine e così via. Vi pare facile? Vi pare di poco conto? Vi pare niente?
“La calunnia è un venticello” recita la celebre aria del “Barbiere di Siviglia“. Ma se in Italia spira un altro vento, un vento di novità, potrebbe essere che proprio l’onesta diventi venticello al posto della calunnia. Vediamo allora come cambiano i termini del discorso, lo stato dell’opera, l’aria che tira. “L’onestà è un venticello, /un’auretta assai gentile/ che insensibile, sottile,/ leggermente, dolcemente / incomincia a sussurrar”. E sussurrando, sussurrando, si può arrivare molto, molto, lontano.
Racconta Rossini: “Piano piano, terra terra, /sottovoce, sibilando, /va scorrendo, va ronzando; /nelle orecchie della gente /s’introduce destramente /e le teste ed i cervelli /fa stordire e fa gonfiar. /Dalla bocca fuori uscendo /lo schiamazzo va crescendo /prende forza a poco a poco, /vola già di loco in loco; /sembra il tuono, la tempesta /che nel sen della foresta /va fischiando, brontolando /e ti fa d’orror gelar. /Alla fin trabocca e scoppia, /si propaga, si raddoppia /e produce un’esplosione /come un colpo di cannone, /un tremuoto, un temporale, /un tumulto generale, /che fa l’aria rimbombar”. Che fa l’aria rimbombar.

Giornalista e blogger, si occupa di hard news con particolare interesse ai temi di politica, giustizia e questioni istituzionali; segue vicende di stragismo, mafia e terrorismo; attenta ai temi culturali e sociali, specie quelli riguardanti le donne.

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