Renzi e Berlusconi, “dove volete arrivare?”

21 Gennaio 2014

Carmine Saviano

Profonda sintonia? Una riabilitazione, pericolosa, di una personalità la cui “inaffidabilità democratica è stata ripetutamente sottovalutata dalla classe politica”. Parte da qui il commento di Libertà e Giustizia all’incontro di sabato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Poi una domanda – “dove volete arrivare?” – sulle conseguenze politiche e istituzionali dell’accordo tra il segretario del Pd e il leader di Forza Italia. Sul futuro della democrazia degli elettori e sul fantasma del presidenzialismo.

Ecco il commento di Libertà e Giustizia:

Il consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia ritiene che l’incontro riservato tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale e sulle riforme della Costituzione abbia consentito una pericolosa riabilitazione di una personalità la cui inaffidabilità democratica è stata ripetutamente sottovalutata dalla classe politica.Da tale riabilitazione non potranno non derivare conseguenze. Siccome nella percezione diffusa questo atto ha un chiaro significato di provocazione e poiché ogni leader politico responsabile risponde necessariamente del significato delle proprie azioni e delle loro conseguenze, ci rivolgiamo al segretario del Pd ponendo la seguente domanda: dove volete arrivare?

La stampa odierna dà notizia che la proposta che Berlusconi sta discutendo con Renzi investe anche l’elezione diretta del Capo dello stato, una sola camera con meno componenti, modifiche alla composizione e al funzionamento della corte costituzionale. Domandiamo se il segretario abbia inteso compromettere il suo partito in una trattativa su questi temi.

LeG per quanto concerne la legge elettorale guarda con preoccupazione alla logica che sembra dominare le proposte in campo che, come dichiarato tanto dal presidente di FI quanto dal segretario del Pd, è quella di ridurre la dinamica politica a un confronto tra le due forze maggiori (eli)minando la pienezza della rappresentanza politica. Preoccupazione aggravata dal mantenimento delle liste rigide definite dalle segreterie di partito, con scarsa attenzione alle motivazioni della sentenza N. 1 del 2014 della Corte Costituzionale. La ratio di sistemi siffatti pare più quella dell’utilità dei vertici dei partiti che non quella della democrazia degli elettori. Anche su questi temi decisivi per l’avvenire del nostro Paese chiediamo al segretario del Partito democratico una presa di posizione tale da fugare i nostri timori. 

Qui il sito di Libertà e Giustizia

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