Bruno Vespa, facendo da mallevadore all’incontro Berlusconi-Casini, con testimoni il segretario di Stato del Vaticano, il Governatore della Banca d’Italia e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha decisamente fatto una scelta di campo. Nulla di scandaloso. C’è un punto, tuttavia, da dirimere. Il Vespa tornerà, alla fine del periodo estivo, a condurre il suo “Porta a Porta”, considerato il più importante tra i “talk-show” istituzionali e bipartisan. Lasciamo da parte la considerazione che Vespa non sia mai stato imparziale. Facciamo finta che lo sia sempre stato. Ora, però, non lo è più, diciamo ufficialmente. La cena a casa sua (pardon, di Propaganda Fide) è la prova di una scelta di campo. Il campo del presidente del Consiglio e leader del Pdl. Ripetiamo: nulla di male. La domanda seguente sorge spontanea: con quale garanzia di equidistanza e di imparzialità Bruno Vespa potrà mai più condurre la sua “Porta a Porta” in una rete del servizio pubblico?
Detto questo, c’è un’unica strada per le forze di opposizione (eccetto Casini, a questo punto). Non andare più, non partecipare ai dibattiti di “Porta a Porta”. Il tempo è scaduto, e anche il risotto è scotto. Lo faranno? Ho qualche dubbio. Se lo faranno, sarebbe una svolta di clamorose proporzioni.
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