No, Sandro Pertini non avrebbe promulgato. E nemmeno Oscar Luigi Scalfaro. Ma che Sergio Mattarella non avrebbe avuto il coraggio di sfidare la clacque quirinalizia che è alla genesi dell’Italicum era ampiamente prevedibile.
Non si trattava di forzare la Costituzione e di prendersi poteri che non spettano al Presidente. Si trattava semplicemente di sfidare l’interpretazione dei corifei renziani e puntare sul significato autentico di questa legge che incide pesantemente sulla Repubblica parlamentare.
Mattarella avrebbe dovuto tapparsi gli orecchi davanti alle ripetute incursioni di Napolitano, instancabile sostenitore di una riforma da lui voluta. Avrebbe dovuto non leggere le anticipazioni dei giornalisti su una firma non ancora avvenuta, non vedere nemmeno la firma del capo del governo sbandierata con un tweet. Avrebbe dovuto fare orecchi da mercante al giudizio positivo della agenzia di rating Fitch , potente sirena internazionale, che prima ancora della promulgazione scriveva che “la nuova legge è un progresso nel cammino delle riforme istituzionali e strutturali che se portato avanti porterebbe a un rafforzamento nel medio termine del profilo di credito sovrano riducendo il rischio politico che grava sulle decisioni di natura politica ed economica.”
Nate su richiesta della J.P.Morgan col documento del maggio 2013 e chiuse con l’applauso di Fitch, le riforme renziane ci lasciano in un terreno inesplorato, in una sorta di groviglio istituzionale del quale non sarà facile trovare il modo di liberarsi: basta pensare al pasticcio di questa legge che riguarda solo una Camera e che dà già per scontata la chiusura dell’altra Camera.
Siamo in una zona di pura follia. E allora perché, perchè ci chiediamo ancora, il Presidente Mattarella non si è opposto? Crede forse che questa legge truffa ridurrà la distanza fra cittadini e istituzioni? Che semplificherà la forma repubblicana senza ferirla?
Non avremo risposte se non la formula della non evidente incostituzionalità. Eppure con l’Italicum eleggeremo il premier e non il Parlamento. Eppure con l’Italicum consegneremo il potere a un uomo solo. Eppure con l’Italicum non sceglieremo i nostri deputati.
E così via.
Peccato Presidente, ha perso una grande occasione: quella di far valere la sua saggezza e la sua competenza per vincere il male oscuro che ci opprime e che lei avrebbe dovuto riconoscere. Auguriamo al nostro Paese che lei non debba mai pentirsene.
Piagnisteo perenne=squallore perenne.
Sandra Bonsanti, 16 giugno 2011 – 47 Commenti (vedi archivio L&G)
“COSTRUIRE LA RIVOLUZIONE”
“…Cambiamola questa nostra Italia. Facciamola nuova. Non ricostruiamo macerie su macerie.
Si chiama, in gergo tecnico politico, “rivoluzione”. Non saremmo i primi e nemmeno gli ultimi a invocarla, profonda, convinta, serena, esigente, libera e giusta.”
Si può fare la “Rivoluzione Costituzionale e Gloriosa” nel nome e nel solco della Carta fondamentale, non violenta e risolutiva.
Me lo hanno confermato illustri professori che firmano anche su queste pagine.
Mi domando da tempo perchè non se ne possa neppure discutere… salvo continuare con allarmi, lamenti e drammatici commenti…
Sinceramente sono stupito.
Sono stupito che ci sia qualcuno che pensi che Renzi sia così sprovveduto da avere fatto eleggere Mattarella alla Presidenza della Repubblica senza avere avuto le dovute garanzie sulla legge elettorale. E anche di fronte ad eventuali dubbi manifestati dal Presidente nel corso dell’iter di approvazione della legge, Renzi avrebbe senz’altro avuto buon gioco a ricordare a Mattarella chi era che lo aveva messo lì e la potenza di fuoco che avrebbe potuto utilizzare per delegittimarlo da subito, all’inizio del mandato.
L’iscrizione immediata al partito dei gufi, dei vecchi che ostacolano le riforme e quindi il progresso del Paese, il Presidente palla al piede, bisogna fare una riforma vera, che permetta a chi governa di governare sul serio, senza vecchi rompic… che pretendono di dire la loro su riforme votate dal parlamento e appoggiate dal popolo sovrano ….. eccetera. Strano: mentre scrivo queste parole, mi viene in mente un altro presidente del consiglio che le utilizzava, magari in termini un po’ più datati, vista anche l’età. Chissà, forse sarà un caso, forse mi sto rincretinendo.
Piuttosto stupisce l’intervento di Napolitano. C’era un tempo in cui gli ex presidenti stavano in silenzio e, eventualmente, si pronunciavano solo su questioni riguardanti la carta costituzionale. Ma intervenire su una legge elettorale …. Boh!
Concludendo, non posso non rivolgere una domanda al troll ufficiale di questo sito: Antonio Ferretti, ma perché non lascia perdere? Non è nemmeno divertente.
Capisco: preferisce il silenzio al “piagnisteo”
La funzione di garante della costituzione attribuita al capo dello stato non può andare oltre la possibilità di intervento che fosse necessario per assicurare il regolare funzionamento degli organi istituzionali quando, per straordinari eventi socio politici (come nei casi di Pertini e Scalfaro), ve ne fosse la necessità e l’urgenza.
Il presidente Mattarella, con il silenzio durante la fase di discussione e con la firma della legge elettorale ora approvata, ha evidentemente ritenuto che al momento, nonostante la situazione di straordinario vuoto di cultura politica presente in gran parte dell’attuale maggioranza del governo parlamentare, non vi sia pericolo attuale e diretto per il regolare funzionamento del sistema democratico parlamentare, lasciando alla corte costituzionale il compito di valutarne i profili di incostituzionalità.
Un terzismo (imparzialità) che rientrerebbe nella fisiologia del sistema istituzionale, se non fosse che la nuova legge elettorale mette seriamente in pericolo la democrazia parlamentare per trasformarla, con l’introduzione del ballottaggio più il cospicuo premio in seggi alla lista/partito che vince, in presa del potere di una lista/partito già di minoranza secondo il primo risultato elettorale, da cui non può che conseguire un grave pericolo sulla regolarità di funzionamento di quello che diventerà l’unico organo (camera), solo teoricamente rappresentativo della sovranità popolare, ma di fatto di proprietà del capo del governo.
Da qui la necessità di promuovere con ogni urgenza sia il referendum abrogativo, sia la procedura per il giudizio di costituzionalità.
“Concludendo, non posso non rivolgere una domanda al troll ufficiale di questo sito: Antonio Ferretti, ma perché non lascia perdere? Non è nemmeno divertente”.
Potresti/Potreste dire la stessa cosa a te stesso/voi stessi… così la finite di ‘stupirivi’ e vi dedicate solo ed esclusivamente alla vita ‘mentale’ sana.
A proposito di vita mentale sana: stiamo organizzando a Bologna una sei giorni che parte da Barbiana, (dove incontreremo ex alunni di Don Milani) e si chiuderà a Monte Sole (dove discuteremo con la Comunità di Don Dossetti), a presto avremo pronta la locandina.
Che lo si voglia o no l’incontro, la discussione, il confronto ed eventualmente la Resistenza, sono ciò che rendono una persona orgogliosamente Libera e Giusta.
Questa firma pesa come un macigno messo ad ostruire per sempre l’ingresso delle Fosse Ardeatine, gli ideali di libertà e di democrazia, di solidarietà, di lavoro che erano impressi sulla pelle degli ammazati dai nazifascisti, 70 anni fa! Questa firma riporta indietro l’Italia al 1939, quando Mussolini cancellò la Camera dei Deputati e la sostitui con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni: tutti nominati dalle gerarchie. Renzi cancella il Senato (non ancora del tutto) e ci infila 100 pseudo senatori fittiziamente eletti dai consigli regionali (farciti di personalità molto attigue alla criminalità comune e politica), ne fa un circolo ricreativo di personaggi inquisiti o condannati bisognevoli ancora di immunità. Trasforma la Camera in una accozzagia di parlamentari, 3/4 dei quali nominati dai capi cupola dei partiti ed il resto da oltre 20 milioni di elettori. Vorrei chiedere al Presidente Mattarella se, per caso, non ha qualche rimorso su quella firma. Personalmente ne sono disgustato.
Secondo me occorre trarne le conseguenze dal punto di vista dell’indirizzo del consenso, mi spiego meglio: occorre stabilire chi e quale forza politica incarni meglio lo spirito della Costituzione e sostenerli come non mai, per creare un’onda di portata tale che potrebbe richiamare il concetto di “rivoluzione” echeggiato da qualcuno più sotto. Non c’è altra soluzione se non cercare di non finire troppo male portando acqua con le orecchie a questo sistema politico autoconservante. Io la mia scelta l’ho fatta.
Siete veramente penosi e ridicoli
Il golpe continua, bianco per ora.
Eh, sì Presidente. E’ una grande delusione. Io nonostante alcune premesse avevo creduto in Lei. Rispetto ad altri miei conoscenti ed amici l’ho difeso. E ora come mi fa trovare? Come un pirla.
Eppure alcune cose della sua vita potevano far pensare in positivo. Spero Signor presidente che ascolterà il grido che viene dalla parte oiù sana dell’Italia. Non ci deluda più. Pensi bene a quello che sta facendo e che un Presidente della Repubblica valido è molto importante per il nostro paese, confuso in gran parte, per non dire di peggio. Dove è la RESISTENZA Signor Presidente??? Mi raccomando. Pensi bene alla Sua carica che è ancora essenziale per salvare l’Italia da questo maledetto Liberalismo, che minaccia di distruggere tutto e tutti. Soprattutto la democrazia, l’uguaglianza e la libertà individuale.
Francamente cari grc e signor Carli, un qualche complimento al signor Antonio Ferretti bisogna farlo: leggere un sito di parte politica e sociale avversa, di cui non si sopporta nulla, imponendosi di commentare quanto letto (certo i commenti non sono un granché) non è un atto di eroismo encomiabile? Dubito che qualcuno di noi passi parte del suo tempo a frequentare i blog di centro-destra o i commentati del Giornale, del Foglio, di Libero o della Padania. Comunque son già pentito di aver citato il Ferretti: è quasi certo che i commenti di varia natura ai suo scritti (chiamiamoli così) costituiscano il vero premio per tanto masochismo. E allora caliamo il silenzio definitivo sull’argomento.
Alla prossima e un caro saluto
Eccone un altro, dei furbi di Stato. Si lavano la coscienza con i bei disorsi sul lavoroo, sulla resistenza, con la visita alle Ardeatine… e poi razzolano come sempre…
Non poteva fare altro, vista la situazione!
Già la consulta ha creato il problema pensioni, se il PdR avesse bocciato anche questa legge, il prestigio del governo nel mondo sarebbe andato a pallino del tutto!
Ma non possiamo limitarci al lamento!
Passiamo alla proposta! Riportiamo il futuro del Paese nelle mani di quelli che ancora conservano il rigore morale e culturale dei Costituenti esercitando la Costituzione!
Con la Sovrantà Popolare REALIZZATA e la Democrazia Diretta Propositiva!
Se ne può almeno parlare? Tanto per smetterla col lamento?
La nostra coscienza democratica piange ,vero, lacrima in un continuo lamento, che nasce, purtroppo, dai fatti che quotidianamente viviamo, fatti che riempiono di squallore la vita politica dei nostri giorni. E’ dallo squallore dei nostri politici che nasce il nostro lamento .Ma da quello stesso squallore nasce anche la nostra ferma volontà di manifestare tutto il nostro dissenso ,senza paura !
Si Davide,
abbiamo tutti i motivi di lamento e di sofferenza per lo squallore che emana dalla nostra istituzione principe, il Parlamento, da cui dipendono le sorti del Paese!
E sono lustri che manifestiamo il nostro dissenso senza paura, ma anche senza risultati e senza la fantasia di cercare vie nuove per il cambiamento.
Cambimento che un’elezione dopo l’altra, sempre meno numerosi, affidiamo a persone che non stimiamo, ma solo perchè le riteniamo il male minore!
E’ tempo di cambiare percorso per produrre quel cambiamento qualitativo che auspichiamo da lustri e decenni!
Da quando L&G è nata e impegnata a migliorare la qualità della politica, abbiamo avuto cmq un continuo degrado della politica e un continuo declino del Paese!
Non credi che sia maturo il tempo di guardare oltre la casta classica? Non credi che sia tempo di riportare in Parlamento persone che conservano il rigore morale e culturale dei Costituenti? Quelle persone emarginate dalla politica ed espulse dalle istituzioni che hanno scelto le piazzette ed i teatri di Comuni e Città per manenere vivo il seme dei valori di cui la Costituzione è contenitore e custode, ma sotto attacco anch’essa?
Nessuno vieta il dissenso dall’italicum e da altro che può esprimersi pienamente proprio in abbinamento alla proposta costruttiva!
Non dobbiamo aver timore nel proporre cambiamenti ampi e profondi, ma senza violenza e nella legalità costituzionale!
Non possiamo noi aver paura di esercitare la Costituzione!
Ma su quale costituzione hanno giurato Renzi e Mattarella?
Possiamo mandarli tutti a quel paese votando 5Stelle, gli altri sembrano il nulla!
napolitano il peggior pres rep mai avuto: tutte le sue scelte fallimentari.
con l’italicum, ballottaggio pdrenzi e mov 5stelle voterò i grillini per dispetto…e non è detto che non vada afinire come a parma e livorno.
Mattarella ha scelto di seguire la via percorsa dal Suo illustre Predecessore: essere il Presidente della Partitocrazia sotto le mentite spoglie di Presidente della Repubblica.
Lo si era abbondantemente compreso dal Suo incredibile silenzio sulla ILLEGITTIMITÀ costituzionale, democratica ed etica del presente Parlamento ad operare riforme che interessassero sia la Costituzione che la Giustizia.
Con la promulgazione dell’Italicum ha clamorosamente confermato di essere soltanto il Presidente di quell’Italia largamente MINORITARIA che – a difesa dei suoi interessi parassitari – si identifica nei Partiti.
E coi Partiti si è fatta ufficialmente DITTATURA arbitrariamente cambiando la Repubblica da parlamentare a presidenziale.
Questo sito è l’avanguardia della setta dei grillettari,
alias i neonazi del XXI secolo,
alias i fan dei Trombettiere del deretano.
Come dovevasi dimostrare.
Che questa legge-truffa renda abissale il solco tra cittadini e istituzioni, compromettendo forse in modo irreversibile qualsiasi…..conato di partecipazione al dibattito politico nel nostro Paese, è una delle poche certezze sulle quali mi pare che siano d’ accordo anche i più fondamentalisti tra i fan della governabilità ‘.
Chi aveva pensato, infatti, che la camicia di forza del ‘ bipolarismo innaturale ‘ avrebbe semplificato e razionalizzato il dibattito politico, liberandolo dalle pastoie e dagli inciuci della cultura proporzionalista e restituendole – così – l’ antico rigore etico con l’ aggiunta di una moderna e più efficiente funzionalità, deve oggi amaramente constatare il fallimento di quel progetto.
Perché mai un cittadino dovrebbe impegnarsi in politica quando l’ aspetto ‘ principe ‘ della ‘ libertà di espressione – e, cioè, il diritto di dissentire – è così conculcato e scoraggiato ?
Come poter dare torto al 35% di ormai collaudati astensionisti che non vogliono più i finti scontri tra una finta destra e una finta sinistra? Come poter convincere l’ altro 25% che ha fatto l’ opzione dell’ indignazione populista ( in versione leghista o in versione grillina ) che riappropriarsi della politica come confronto anche conflittuale, nell’ interesse generale, è da preferirsi all’ impotenza della sfida mediatica e autoreferenziale alla casta ? Come poter superare, infine, la devastante ‘ cultura del voto utile ‘ che sta corrompendo in profondità quel 30% di eroici elettori che vorrebbero recuperare il diritto-dovere a votare ‘ liberamente ‘ ( art. 48, 2°comma, Cost.) e ad associarsi – altrettanto liberamente – in partiti per ‘ concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale ‘ ( art.49, Cost.) ?
Come poter praticare – insomma – la ‘ buona politica ‘ che ha bisogno di cittadini attivamente partecipi, adulti, critici, indipendenti e responsabili, se tutto – a partire dalla legge elettorale – congiura perché questi cittadini deleghino sempre di più a ristrette oligarchie, rinuncino ad esercitare il proprio diritto di critica e accettino di uniformarsi al pensiero unico dominante che li vuole servi ‘ infantilmente ‘ obbedienti ?
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
Caro De Stefanis,
le resta solo un’opzione…
Indovini lei quale!
Le ultime elezioni in Gran Bretagna inducono ad una riflessione, che può apparire in termini di attualità politica italiana come una provocazione ma che va intesa come stimolo ad una apertura culturale (in senso popperiano) in tema di costituzionalismo democratico.
Il sistema elettorale inglese consente, com’è accaduto ora al partito conservatore di Cameron che ha ottenuto il 37 per cento, di governare anche con una percentuale di voti inferiore al quaranta per cento.
Con l’italicum, questo potrebbe accadere anche in Italia.
Ma, si potrebbe subito osservare, là si elegge il premier, in Italia si elegge il parlamento e per l’introduzione del premierato sarebbe necessaria una modifica in tal senso della costituzione in vigore.
L’osservazione è fondata, sul piano formale, ma resta la questione sostanziale di stabilire se un sistema istituzionale che consente ad un partito che ottiene il 37 per cento dei voti di governare sia ancora una democrazia o una dittatura di una minoranza.
Se la risposta è nel senso che quello inglese è un sistema istituzionale comunque democratico, ossia che conserva una delle possibili forme in cui si può esercitare la democrazia, allora viene da chiedersi se anche in Italia non sia possibile, senza riaprire inutili discussioni sui valori resistenziali e sui valori intellettuali dei padri costituenti, modificare la costituzione per introdurre un sistema istituzionale diverso da quello vigente che resti comunque rispettoso di un principio non più dogmatico di democrazia.
Per la verità, sig. Pischedda, sono anche altre le riflessioni – a margine del voto in Gran Bretagna – da poter utilizzare per una interpretazione di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese. Premesso che uno scarto del 4,5% ( come quello che alla fine c’è stato tra conservatori e laburisti ) non dovrebbe far parlare di ‘ trionfo ‘ di chi ha ottenuto il 36,93% dei voti (un consenso stimabile ben sotto il 25% dei cittadini aventi diritto al voto, sulla falsariga del 40% di Renzi alle europee ) è chiaro che, se il meccanismo elettorale consente al primo partito di portare a casa 99 seggi in più del secondo ( dal 4,5% in più di voti al 15,25% in più di seggi ! ) e questa autentica mostruosità viene da noi considerata il ‘ giusto prezzo ‘ che le moderne democrazie debbono pagare per garantire la governabilità di un Paese, non scomoderei onestamente né Popper né il costituzionalismo democratico. Mi limiterei ad osservare che la democrazia – rappresentativa e non solo – ha subìto una vera e propria mutazione genetica e che – in assenza di una reale dialettica tra modelli alternativi di società e di modelli di sviluppo – le categorie tipiche di una concezione ‘ liberale ‘ di questa forma di governo della res publica ( reale divisione tra i poteri, centralità ed effettiva autonomia del parlamento, collegialità e condivisione delle decisioni, ruolo non marginale dei cosiddetti corpi intermedi, bilanciamento – come nota proprio oggi Zagrebelsky su ‘ Repubblica – tra diritti sociali ed esigenze di finanza pubblica, primato dell’ interesse generale su qualsiasi tentativo di privatizzare ciò che deve restare ‘ res publica ‘, ecc. ecc.) non hanno più la cittadinanza di una volta nel dibattito politico in corso nel nostro Paese e sono ormai visti come ‘ optionals ‘, tra l’ utopistico ed il nostalgico, di una sinistra destinata alla sconfitta. La mia opinione , insomma, è che la cosiddetta ‘ vocazione maggioritaria ‘ non è compatibile con l’ idea di democrazia ‘ liberale ‘ cui si sono ispirati i nostri padri costituenti e che – proprio in ossequio alle aperture culturali del liberalesimo – l’ assenza di una sinistra radicalmente alternativa all’ attuale pensiero unico del capitalismo finanziarizzato non può essere archiviata con la disinvolta superficialità di un Blair o di un Renzi. Teorizzare, in altre parole, una governabilità orfana del dissenso equivale a dare per scontato che la deriva oligarchica in atto in quasi tutti i sistemi di democrazia rappresentativa operanti in occidente è irreversibile.
La delusione è grande, anche se gli indizi della firma c’erano tutti: fin dal discorso d’insediamento del presidente erano emerse parole di sostegno al percorso delle riforme. Strano che non ci sia stato neanche il “contentino” di una più lunga attesa e riflessione: una firma-lampo, come se avesse voluto liberarsi di un peso.
Non credo che Mattarella apprezzi questa legge elettorale né tantomeno il modo in cui è nata e in cui stanno nascendo le riforme. Basti pensare al suo, ormai famoso, discorso di dieci anni fa contro la riforma del centrodestra. Mattarella sta interpretando il suo ruolo in modo ben diverso da Napolitano (lo ricorda anche Travaglio sul Fatto di oggi, chiedendosi giustamente che cosa sarebbe, in meglio, oggi l’Italia se fosse stato eletto due anni fa). Proprio per questo resta più bruciante la domanda: perché un uomo di profonda storia e cultura democratica, come dimostrano le sue parole in difesa della Resistenza, contro la corruzione, a sostegno dei magistrati, non si è sentito in dovere di rinviare la legga alle Camere, ma soprattutto di richiamare il governo a un maggiore rispetto del Parlamento?
Ritorno per un secondo alla tematica sollevata da Franco Pischedda, il cui ragionamento è, secondo la mia modesta opinione, fondato su un equivoco: quello di applicare concetti proporzionali ad un sistema che è completamente uninominale.
In Gran Bretagna non c’è un partito che conquista seggi al parlamento in base al numero di consensi (voti) che ottiene sul territorio nazionale, ma ci sono dei candidati che conquistano dei seggi in base al consenso ottenuto nella circoscrizione elettorale nella quale si presentano. Vista nell’ottica di un partito, quello che è vincente è la capacità di presentare candidati “appetibili” e la diffusione del consenso sul territorio nazionale, in modo da prevalere nella maggior parte delle circoscrizioni.
Ha quindi poco senso, sempre a mio parere, confrontare il numero di seggi ottenuti con la percentuale dei voti a livello nazionale: la maggioranza si ottiene conquistando la maggioranza delle circoscrizioni, e non la maggioranza dei voti sul territorio nazionale.
E d’altra parte occorre anche considerare che il sistema britannico privilegia di gran lunga la rappresentanza rispetto alla governabilità: gli inglesi eleggono i loro rappresentanti, sarà poi affar loro trovare la formula per garantire una maggioranza di governo. Come, d’altra parte, è successo, nella legislatura precedente a questa.
Si tratta di un sistema parlamentare puro, nel quale le alleanze, lungi da essere considerate inciuci, sono ammesse e spesso auspicate.
Il sistema uscito dal cosiddetto “Italicum” (ma perché mai bisogna trovare un nome latino-maccheronico per una legge elettorale?) invece non solo privilegia la governabilità, ma prescinde totalmente dal concetto di rappresentanza.
*
Grc ha perfettamente ragione. Ho davvero posto male la questione, non precisando, e me ne scuso, che la lista/partito che in Gran Bretagna questa volta ha ottenuto il 36,9% dei voti assoluti può governare da sola, senza alleanze (e ovviamente senza premi in seggi, che di là non esistono) avendo conseguito nelle votazioni di collegio la nomina di 326 membri su 650 (numero totale dei collegi e dei membri della camera) ottenendo così la maggioranza del 50,15%.
Il sistema elettorale inglese è interessante sotto il profilo della ricerca di rendere per quanto possibile realizzabile l’astratto principio della partecipazione democratica alla formazione del governo parlamentare rappresentativo in quanto cerca di stabilire un rapporto diretto tra i candidati di collegio e il territorio, anche se ha un notevole difetto in ordine alla rappresentatività alla camera: per esempio, l’Ukip di Farage ha ottenuto il 12,6% di voti assoluti, ma ha conseguito un solo seggio, mentre lo Scottish National Party di Sturgeon con il 4,7% di voti assoluti ha conquistato 56 seggi. Ma non si può essere perfetti.
Se ne deduce che la Gran Bretagna, patria del parlamentarismo democratico, non ha bisogno di una costituzione formale per attuare un sistema istituzionale di partecipazione democratica alla formazione del governo parlamentare, mentre in Italia, nonostante la presenza della costituzione formale, la democrazia partecipativa per la formazione del governo parlamentare è solo un optional.
È probabile che il 40 per cento degli elettori che ora dichiarano di volersi astenere dal voto siano solo in attesa della nascita di una lista/partito che ponga come primo impegno di governo parlamentare l’approvazione di una legge elettorale che come quella inglese assicuri con il voto per collegi pari al numero dei deputati da eleggere la partecipazione diretta alla formazione del governo.