D’Isanto: Napoli, la Venere, gli stracci e classe dirigente

19 Luglio 2023

Marco D'Isanto

Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, Piazza Municipio, Napoli, 2023. Photo sito web Comune di Napoli

Condividiamo questo articolo di Marco D’Isanto pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno Campania, in data 18 luglio 2023. D’Isanto è consulente di istituzioni culturali, enti del terzo settore e imprese culturali. È docente di master universitari, editorialista del Corriere della Sera Ed. Corriere del Mezzogiorno. Collabora con Libertà e Giustizia. 

La vicenda del rogo dell’opera di Pistoletto ci ha restituito plasticamente il clima del dibattito nella città di Napoli. Un conservatorismo culturale senza precedenti si è abbattuto sin dai primi commenti sul brutto episodio che ha coinvolto la Venere degli stracci. Lo strato benpensante ha subito gridato allo scandalo, alla vergogna, all’inciviltà in un rito di auto commiserazione collettiva.

Come se vivessimo a Stoccolma e non a Napoli, come se non sapessimo che Napoli è una metropoli che balla da sempre sull’orlo dell’abisso. Negando soprattutto il senso profondo dell’opera di Pistoletto: la ricerca di una faticosa armonia tra miseria e bellezza, tra perfezione e intralcio della vita, tra complessità e semplificazione che sempre contempla la possibilità dello scontro aperto tra queste due dimensioni. Si è scelto invece come registro proprio quello della semplificazione, come unico racconto della notizia.

La sensazione è che la polvere debba essere sempre ben nascosta sotto il tappeto per consentire a tutti di recitare la propria parte senza che ci sia nulla che possa mettere in discussione radicalmente la propria prospettiva.

Il fuoco di Piazza Municipio ha invece squarciato il velo di ipocrisia con cui continuiamo a guardare e giudicare questa città.

Nulla rispetto agli incendi divampati poche settimane fa nelle banlieue francesi eppure qui a Napoli il provincialismo bigotto di cui è intrisa la classe dirigente ci ha subito spinto a preparare le valigie, e magari qualcuno le facesse davvero.

Sappiamo ora che il presunto autore del gesto è parte di quell’opera: è uno stracciato che con inaudita violenza ha dato fuoco a questi stessi brandelli di stoffa che in qualche modo lo rappresentavano.

E quegli stracci rappresentano Napoli più di ogni altra città: ci piace vederli rappresentati ma quando prendono forma, con tutta la violenza che questo territorio esprime oramai da anni, inizia il fenomeno del ripudio.

Questa ondata di indignazione, che pure contiene un aspetto positivo di mobilitazione civica, vogliamo consegnarla solo alla retorica della città brutta, sporca e cattiva che riemerge spegnendo le speranze della Napoli buona e operosa o vogliamo che sia il preludio di una riflessione più profonda attraverso la quale affrontare con forza i mali contemporanei di questo territorio?

E su questo l’amministrazione, e non solo, è chiamata a dare una risposta.

Siamo tutti concentrati nel tentativo di rincorrere i trenini che dovrebbero garantire una quanto meno accettabile mobilità, a pulire (poco e male) le strade, a riempire qualche buca, a ristrutturare qualche pezzo pregiato del patrimonio pubblico.

Nessuna idea evoluta è invece emersa in questi primi anni di amministrazione. Nessuna visione davvero contemporanea che potesse veramente e fino in fondo offrire a questa città una prospettiva adeguata alla sua indistruttibile forza e alla sua straordinaria storia.

La cultura sembra una navicella senza bussola, anzi diciamolo con chiarezza: Napoli è priva non solo di un assessore alla cultura, ma di un progetto culturale, di una visione e di una prospettiva che sappia coniugare l’arte, la cultura e l’educazione con il bollore, la disperazione e la violenza che si dipana in tutti gli angoli di questa città.

Napoli è priva di un dispositivo amministrativo che mobiliti l’intero universo delle organizzazioni culturali, degli artisti, degli educatori intorno ad un grande progetto di rigenerazione a base culturale.

Napoli è priva di innovazione: il patrimonio pubblico culturale è fatiscente e lasciato a se stesso e mentre altre amministrazioni da anni hanno sperimentato modelli virtuosi di cooperazione pubblico-privato qui regna l’approssimazione amministrativa e un modello ottocentesco di gestione pubblica.

Qualcuno si è troppo frettolosamente messo dalla parte della Venere, che nell’opera di Pistoletto rappresenta l’archetipo della bellezza e della perfezione, mentre gli stracci di questa città non appartengono solo alle tante periferie ma albergano anche nei palazzi, nel costume e nella pochezza di una classe dirigente che finora non ha ancora alzato lo sguardo per indicare una traiettoria di sviluppo.

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