Quattro dimissioni eccellenti (Amato, Bassanini, Gallo, Paino) scuotono il Clep (Comitato per i livelli essenziali delle prestazioni) che il Ministro Calderoli aveva concepito come una minicostituente per fornire una patina di legittimità costituzionale al percorso dell’Autonomia differenziata, destinato a sboccare in una destrutturazione dell’Italia come Nazione. Prima di loro avevano abbandonato Finocchiaro, Scoca e Violante.
Quel che più conta sono le motivazioni che i quattro dimissionari hanno condensato in una lettera indirizzata al Ministro Calderoli. Dopo la documentazione consegnata da Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio alla Commissione Affari costituzionale del Senato, la lettera dei quattro dimissionari getta sul piatto della bilancia del dibattito pubblico le ragioni che certificano l’insostenibilità del progetto Calderoli, smascherandone i punti critici e scoprendo i veli che ne nascondono le vergogne. Come il bambino della favola di Andersen, questi attempati ed autorevoli personaggi scoprono che il Re è nudo. Scoprono che le penne della determinazione dei Lep, come premessa per garantire ai cittadini l’eguale fruizione dei diritti sociali, sono fatte di niente, che i Lep sono una scatola vuota poichè rimangono scritti solo sulla carta. Scoprono che il Parlamento è stato tagliato fuori da questo processo e che non è costituzionalmente (ed economicamente) ammissibile che le nuove forme di autonomia da trasferire alle Regioni possano riguardare materie che garantiscono l’unità del nostro Paese, come le norme generali sull’’istruzione, le grandi reti di trasporto, di comunicazione e di distribuzione dell’energia, e si dolgono che nel ddl Calderoli non siano state inserite materie “non negoziabili”.
Si tratta di punti critici che abbiamo sempre segnalato e che, in particolare, sono stati al centro della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare recentemente presentata in Senato. La scossa data dalle dimissioni dal Clep di questi quattro “saggi di Stato”, sebbene tardiva, costituisce un elemento importante per avviare una seria riflessione istituzionale che faccia emergere l’insostenibilità costituzionale, politica ed economica di questo progetto di smembramento dell’Italia.