La sede dei fascisti di Avanguardia Nazionale è in uno stabile del Comune di Roma

14 Gennaio 2019

La sede dei fascisti di Avanguardia Nazionale è in uno stabile del Comune di Roma, A fare impressione sono i volti dei giovani. Tre generazioni, tutte riunite sotto la bandiera della “Comunità militante Avanguardia Nazionale”. Tutti fedeli all’uomo che chiamano semplicemente “il comandante”. Stefano Delle Chiaie, il vecchio cattivo maestro ancora attivo, che non ha mai seppellito la guerra contro lo Stato. Si vedono, da almeno dieci anni, per cene commemorative nei ristoranti dei camerati. Lo chiamano “il solito posto” e chi è iniziato sa dove andare.

Organizzano seminari sulla globalizzazione, il mondialismo, il mito di sangue e terra. Occasioni per ritrovarsi, per cantare i vecchi inni, per guardare in silenzio i filmati dove appare il Führer. Chiamano a raccolta i sopravvissuti della strategia della tensione. Come Mario Tuti, l’ex terrorista nero con diversi ergastoli ed oggi libero, venuto alla “comunità militante” per elogiare il ritorno alla terra nel gennaio dello scorso anno. Un lungo discorso di fronte ad una piccola platea. Trentenni, quarantenni, gente che quando Tuti sparava forse non era ancora nata.

A Roma hanno il loro quartier generale, a pochi passi da Cinecittà, nel quartiere di Torre Spaccata. Per Delle Chiaie è casa e bottega da più di un ventennio. Un locale su due piani, in via Marco Dino Rossi, al civico 37/A. Le finestre tonde come oblò, con la porta che si affaccia sul cortile interno delle case comunali, con un doppio ingresso. A pochi passi dall’appartamento romano del leader e fondatore di Avanguardia Nazionale. Quei locali all’ufficio del territorio risultano di proprietà di Roma Capitale.

Case pubbliche comunali, costruite tra gli anni ’70 e ’80 quando le giunte degli odiati comunisti Argan, Petroselli e Vetere riuscirono a smantellare le baraccopoli romane con la gigantesca opera di edilizia popolare. Oggi in mezzo a cooperative, associazioni culturali, spazi ricreativi e bar con il mito di Califano c’è la piccola enclave neofascista, che mai ha ripudiato il passato. A che titolo ha la sede lì è un mistero.

Negli uffici del Comune di Roma non riescono a ricostruire la storia di quei locali. Carte troppo vecchie, forse: «Non troviamo nulla, nessun titolo o accordo per l’occupazione di quei locali», spiegano i funzionari del Campidoglio. Quello che è certo è che oggi Avanguardia Nazionale può utilizzare quei locali comunali. E la conferma della concessione da parte del Campidoglio – arrivata più di vent’anni fa – appare in un’informativa del 1991, allegata agli atti dei processi per le stragi. In quell’anno Delle Chiaie, rientrato da poco in Italia, stava organizzando la sua struttura attraverso la neocostituita associazione Il Punto. La sede? Proprio in via Marco Dino Rossi. Da lì poi non si è mai mosso.

L’attività del gruppo di Delle Chiaie va avanti da allora. Da quando è tornato in Italia alla fine degli anni ’80 non ha mai smesso di occuparsi di politica. Prima l’esperienza della Lega Nazional Popolare, fallita miseramente alle urne all’inizio degli anni ’90. Poi con un’agenzia di stampa, Publicondor, specializzata in politica. In epoca più recente ha usato la sigla “Punto Zenith”, con iniziative organizzate nei locali comunali di via Marco Dino Rossi. Incontri camerateschi e nostalgici, tra cupi ricordi di Salò. Qualche anno fa la svolta, con il ritorno della storica Avanguardia Nazionale.

Un blog, una pagina Facebook, una serie di eventi gestiti da una vera e propria social manager, una giovane camerata di Latina. Senza mai nascondere il ritorno di quella sigla chiusa dal Ministro dell’Interno, senza nessuna reazione delle istituzioni, nonostante quella sigla fosse stata dichiarata fuorilegge nel 1976.

Gli incontri – documentati da alcuni video reperibili in rete – lo mostrano ancora a capo dell’organizzazione. Un camerata duro come Maurizio Boccacci – leader dell’organizzazione antisemita Militia, legato per anni al criminale di guerra nazista Eric Priebke – si mette sull’attenti davanti a lui in una commemorazione “al solito posto”, il ristorante sulla Tiburtina dove i militanti di Avanguardia Nazionale si vedono per gli incontri mensili.

I morti, poi, sono l’occasione per parate e manifestazioni di orgoglio fascista. La piccola cappella del Verano è di fatto il palcoscenico per il saluto del legionario degli avanguardisti. Sfilano tutti, dai giovani tatuati ai reduci degli anni ‘70. E in fondo questo è la nuova Avanguardia Nazionale. Una camera di compensazione dove trasmettere quei sogni eversivi del dopoguerra. Un luogo di contatti, dove si incrociano altre sigle e alleanze.

 Espresso, 11 gennaio 2019

 

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