La prof.ssa Carlassare ci ha appena ricordato che questa è una festa, e a una festa fra amici di solito non ci si va con la cravatta. Io ce l’ho perché dopo devo andare ad una cerimonia nella quale un’amministrazione comunale consegnerà ai ragazzi e alle ragazze delle scuole la nostra Carta costituzionale. Un gesto simbolico, ma ricco di significati. Questa Costituzione ha bisogno di essere conosciuta, ha bisogno di essere applicata, ma anche e soprattutto ha bisogno di essere amata.
Deve entrare nei nostri cuori perché dobbiamo sentirla tutti come nostra, l’unica che può difenderci da qualunque assalto e da qualunque attentato, aperto o strisciante.
E’ questa la ragione per cui da qualche anno si è cercato di trasformare quella che era una festa prevalentemente militare, la festa della Repubblica, nella festa della Repubblica e della Costituzione.
E ci stiamo riuscendo, con questo appuntamento annuale che si ripete con lo stesso concorso di pubblico e la presenza di tanti amici, che possono avere, su alcune questioni, anche opinioni diverse dalle nostre, ma hanno concordia totale sugli obiettivi, che sono quelli indicati nel titolo, “Per un’Italia democratica, libera e onesta”. Con questi ci ritroviamo, con il piacere di incontrarci con amici veri, perché gli amici veri sono quelli con cui si discute, si fa un percorso comune, ci si confronta e poi ci si ritrova con la gioia di dibattere insieme per un obiettivo comune.
Un obiettivo del quale altri vi hanno parlato e sul quale non mi dilungherò per quanto riguarda le riforme costituzionali. L’ANPI ha tenuto di recente una manifestazione all’Eliseo di Roma con la partecipazione anche di “Libertà e Giustizia”, nella quale abbiamo esplicitato le nostre idee in proposito, che riassumo qui con estrema brevità. La necessità di trasformare in qualche modo questo bicameralismo cosiddetto perfetto, così da differenziare le due Camere c’è: è da un pezzo che se ne parla e se si fosse voluto, nel tempo che si è perso lo scorso anno a cercare di modificare l’art. 138 della Costituzione, lo si sarebbe potuto fare benissimo. Si sono buttati via sei mesi per discutere solo su come impedire che la Costituzione si modificasse secondo una regola stabilita giustamente dai Costituenti. Invece, l’obiettivo è di andare molto più in là. Ed è a questo che noi rispondiamo, dicendo che il bicameralismo potrà diventare “imperfetto” ma deve restare vero, basandosi su quegli equilibri e quelle garanzie che ha voluto il legislatore costituente. Non si può immaginare un mix, come quello che si vuol costruire con una legge elettorale di cui si è già detto oggi abbastanza, un Senato che praticamente si ridurrebbe in uno spazio minore per la democrazia e per la rappresentanza, a favore solo della governabilità. C’è sempre la speranza che, con il concorso di tutti, si riesca a ottenere che il Senato abbia la sua elettività, i suoi poteri, le sue funzioni da Camera alta e rappresenti quelle funzioni di alta garanzia e equilibrio, quale che sia la forma che si sceglierà in concreto.
Poco aggiungerò per quanto riguarda l’aspetto dell’Italia che vogliamo onesta: questo è un Paese infestato dalla corruzione e dai grandi poteri criminali; ricordo una magistrale lezione del prof. Zagrebelsky, nel 2011, all’inizio del Congresso nazionale dell’ANPI, proprio su questo tema, sulla corruzione diffusa e su come dalla grande corruzione, attraverso una specie di cerchio magico, si arriva inesorabilmente alla corruzione diffusa, quella di cui non ci si rende neppure conto. Noi ci accorgiamo adesso che si è continuato per l’Expo con un sistema che sarà diverso, ma in fondo molto simile a quello che fu chiamato “Tangentopoli”. Ad anni di distanza ritroviamo le stesse figure, le stesse persone e troviamo soprattutto dei metodi che assomigliano a quelli forse anche più sofisticati. Perché questo può avvenire, perché questo ha potuto verificarsi, se non perché si è evitato di fare dei controlli preventivi seri, se non perché si sono concesse ottanta deroghe alle norme che disciplinavano gli appalti? Si capisce allora che diventa inevitabile la corruzione, perché quelli che puntano su quel sistema, aspettano e provocano solo ritardi, e di questo poi approfittano.
Non ci voleva molto a prevederlo, era quasi scontato, eppure è avvenuto, nonostante si pensi che basterebbero un paio di leggi e la nomina di un ottimo magistrato alla direzione della anti corruzione, per eliminare il problema. Purtroppo non è così, bisogna eliminare questa attitudine al non rispetto della legalità e della legge che è presente anche nelle piccole cose, nelle nostre vicende quotidiane. Io credo che siamo di fronte a un bivio. O ci scandalizziamo, anche di fronte ai minimi comportamenti illegali e li respingiamo con forza, oppure non otterremo risultati concreti in nessun modo, nè con nessuna legge. Bisogna che cambi, prima di tutto, non la politica come tale, ma questa politica, che dà cattivi esempi, questi partiti, che non corrispondono a quello che dice l’articolo 49 della Costituzione, che pretende che essi contribuiscano non solo alla coesione nazionale, ma soprattutto al perseguimento dell’interesse comune. Io vorrei dire, con una frase che può sembrare azzardata, che è indispensabile che ognuno di noi – a cominciare dalle istituzioni fino all’ultimo (o al primo) cittadino – dica finalmente sul tema corruzione, malcostume, disonestà: “tolleranza zero”.
Non deve essere ammesso più niente, tantomeno quei compromessi politici che finiscono per assuefarci e consentono che non ci si scandalizzi più, nemmeno quando uno viene condannato a più di quattro anni e riceve sanzioni sostanzialmente ridicole. E non ci rendiamo conto che sopportare tutto questo e non protestare ogni settimana in cui si perpetua quel rito, che preferisco non qualificare, delle poche ore passate in qualche modo “ai servizi sociali” da uno che dovrebbe scontare diversamente anche la pena che si è meritato, se non riusciamo ad avere questa reazione, il Paese non cambierà. Il problema non è tanto della Costituzione nei suoi articoli, quanto del fatto che bisogna dare finalmente il posto che loro spetta ai valori che la Costituzione esprime, a quelli che erano i sogni di coloro che hanno combattuto per la libertà e per la libertà si sono immolati, perchè volevano un Paese libero, onesto, democratico.
Quello sognavano, a loro siamo debitori di riuscire finalmente a realizzare quel sogno che i tedeschi e i fascisti hanno neutralizzato e stroncato. Questo è il nostro dovere di cittadini, questo è l’impegno che dobbiamo assumere tutti insieme. E voglio aggiungere un’ultima cosa, un’altra parola che è giustamente scritta nelle indicazioni di oggi, la parola “libertà”. Voglio dire a questo riguardo che di libertà ne godiamo anche oggi, siamo qui insieme a manifestare, una libertà media certamente esiste ed è incontestabile, ma ci sono due estremi su cui dobbiamo riflettere e cioè un lato nel quale di libertà ce n’è troppa e un altro lato nel quale di libertà ce n’è troppo poca. Quando parlo di troppa libertà, mi riferisco al fatto che ci sono ancora troppi fascisti in giro, continue manifestazioni, che non sono più solo espressione di nostalgia, ma sono molto peggio e non è possibile, non deve essere consentito!
Dobbiamo riuscire a convincere, finalmente, le istituzioni, i governi i questori, i prefetti, che non è vero che l’antifascismo sta scritto solo nella dodicesima disposizione transitoria che vieta la ricostruzione del partito, ma che tutta la Costituzione è antifascista e deve essere applicata per questo suo valore, sicché non è tollerabile che nelle nostre strade, che abbiamo settant’anni fa liberato col sangue di tanti, si possano vedere ancora dei simboli fascisti che sanno di orrore e di morte.
C’è l’altro aspetto, quello del settore in cui di libertà ce n’è troppo poca. La libertà è anche dignità, le due parole sono inscindibili. La libertà è anche la libertà dal bisogno, è anche quella di vivere dignitosamente in un Paese con la propria famiglia. E allora se in un Paese c’è questa contraddizione stridente e vergognosa, con una Costituzione che scrive all’art. 1 che l’Italia è un Paese fondato sul lavoro e poi ha milioni di disoccupati e di precari, non è la Costituzione che va cambiata, va cambiata quella realtà. Si parla spesso di priorità; io voglio dire che la priorità per me è questa, di dare la libertà a chi non ha lavoro, a chi non ha mezzi per mantenere la propria famiglia, che non ha, come dice l’articolo 36 della Costituzione, la garanzia di un’esistenza libera e dignitosa; questo è quello che dobbiamo chiedere.
E’ su questo che io vorrei che si facesse un vero piano, un programma di azione che colpisse a fondo questo dramma nazionale e ci togliesse questo sentimento di colpa che nutriamo nei confronti dei giovani per l’Italia che gli consegniamo, per la mancanza di lavoro, per la costrizione di molti cervelli che vogliono lavorare, ad andare addirittura all’estero. Su questo problema bisognerebbe avere progetti, fissare delle date e delle priorità, dire in quale modo si rilancerà l’occupazione, la possibilità di creare posti di lavoro, si assicurerà a tutti un lavoro sicuro e dignitoso (nella nostra Costituzione la parola “dignità” ricorre molte volte e in tutto il suo spirito). Ed è questo che dobbiamo ricordare in un giorno come è quello di oggi che è, sì, un giorno di festa, ma che non ci consente di dimenticare tutti quelli che non possono accedere al lavoro che la Costituzione gli riconosce come diritto, a quell’esistenza libera e dignitosa che vuol dire essere cittadini, nel vero senso della parola. E allora vorrei che da questo incontro, e da altri ancora, spero, e con la stessa volontà, nasca l’impegno che questa Repubblica diventi davvero una Repubblica democratica, onesta e libera.
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