“Sono in Parlamento grosso modo da quando c’è Luigi Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni. Del resto non era possibile: non ha precedenti nella storia repubblicana”. Lo afferma in una nota il senatore del Pd Vannino Chiti. “Mauro e Mineo – aggiunge Chiti – sono stati dimissionati dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura cautelativa preventiva. Mi sento sinceramente amareggiato e offeso”.
“Per nessun atto del mio impegno, ormai lungo, nelle istituzioni – prosegue Chiti – penso mi possa essere addebitato un comportamento di scorrettezza”. “Più serio è il fatto che una parte di parlamentari e dell’opinione pubblica non si rendano conto pienamente di quello che è successo in questa settimana: è stato calpestato l’articolo 67 della Costituzione che assicura libertà di mandato senza vincolo per ogni parlamentare. Questo articolo della Costituzione non può essere fatto valere discrezionalmente o solo in aula e non nelle commissioni: vale sempre o mai. Del resto l’assurdità si rivela sulla base di una semplice considerazione: le commissioni a volte hanno – e per funzionare meglio il Parlamento dovrebbero avere più spesso – una funzione deliberante. In questo caso allora?”. “Il problema vero è che calpestare l’articolo 67 equivale a rendere nella pratica le commissioni del Parlamento, di fatto, ‘organi di partito’. Una aberrazione che va tolta di mezzo, altrimenti con il tanto discutere sulle innovazioni politico-culturali si realizza invece una occupazione del Parlamento ad opera dei partiti”.
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