Carissime amiche, carissimi amici di Libertà e Giustizia,
noi siamo qui oggi per guardare in faccia, insieme, a questi giorni così gravi, così decisivi per il destino di tanti italiani, costretti ad affrontare la vita in condizioni di estrema ingiustizia e dunque di libertà affievolita e compromessa.
Non era per questo che negli ultimi venti anni e nei dieci di Libertà e Giustizia molti hanno profuso energie e impegno insieme. Insieme abbiamo denunciato i rischi per la democrazia assediata dai governi di Berlusconi, insieme abbiamo chiesto alla politica di esserci, di riprendere con dignità ed onore, le redini del Paese in una fase così drammatica.
Oggi, a un anno dalle dimissioni di Berlusconi da noi chieste ripetutamente, stiamo vivendo come all’interno di una grande illusione. La politica è tornata?, è a un passo da riconquistare il terreno?, la tecnica sta per concludere il suo ciclo? Ma è proprio così? Cosa ci dice e cosa ci insegna il dibattito sulle primarie? Che possiamo riposare? Che abbiamo veramente fatto dei passi avanti sulla strada di riconquistare quelle grandi distese abbandonate dove si perdeva la fiducia dei cittadini in una palude di delusione e disimpegno? Abbiamo spazzato via ipocrisie, conformismo, arroganza?
A noi non basta, siamo sinceri, e possiamo dirlo nella speranza di essere ancora utili alla politica e non utilizzati per demonizzarci. Noi non siamo l’antipolitica, come qualcuno sbrigativamente quest’estate ha pensato di bollarci. Noi non lanciamo ma non accettiamo anatemi, gli anatemi semplicemente non ci piacciono. Noi siamo ancora una coscienza critica, vigile, laica, che oggi ci induce ad affermare che il primo atto di contrizione tra quelli a cui ha accennato Gustavo Zagrebelsky nel suo manifesto, il primo atto di contrizione che la politica deve fare è nei confronti della Costituzione. Pensano di addebitare alla Costituzione le miserie della politica, la Costituzione che è stata tradita e che ci si prepara a tradire ancora subito se le ore dovessero bastare, adesso o nella prossima legislatura. Ma noi non vi seguiremo, noi non possiamo tacere, noi, come dissero Pietro e Giovanni, “quanto a noi, non possiamo non parlare di quanto abbiamo visto e udito”.
Anche noi abbiamo i nostri non possumus, li abbiamo e ci sono molto cari, i nostri non possumus sono i principi non negoziabili come li chiamava Dossetti, come dissero appunto Pietro e Giovanni.
Questa è la bandiera di Libertà e Giustizia che chiede e pretende chiarezza. Vi preparate a colpi di mano con sotterfugi per cambiare tutta la seconda parte della Costituzione e dunque anche, fra tutto il resto, gli equilibri fra i poteri? La Magistratura, la Corte costituzionale? Noi non vi seguiremo.
Vi preparate a fare della lotta alla corruzione uno slogan vuoto e astratto senza guardare in casa e fare ammenda e cambiare strada? Noi non vi seguiremo. Vi preparate a inseguire la tecnica in territori che invece appartengono alla politica? A consentire limitazioni al diritto dell’informazione? Noi non vi seguiremo. Pensate che si possa ancora chiedere la fiducia per partiti-macchine di potere e privilegi economici, distributori di posti? Noi non vi seguiremo. Pensate di non metter mano subito, il giorno dopo che le Camere e il Governo saranno operativi alla legge sul conflitto di interessi? A cancellare immediatamente le leggi di vergogna già fatte e a quelle che oggi pensano ancora di varare per cancellare ad esempio sentenze della Cassazione? Noi non vi seguiremo.
Pensate che il primo articolo della Costituzione con quella parola “lavoro” che tutti i paesi del mondo ci invidiano sia un vano declamare di vecchi Costituenti? Noi non vi seguiremo. Oggi più che mai, sarà forte, incisiva, intransigente la nostra voce, perché oggi è possibile sperare che l’epoca della grande vergogna e del grande disonore sia alle nostre spalle. Oggi sarebbe possibile sperare, sperare di poterci guardare in faccia per dirci: possiamo affrontare questa crisi, la peggiore, la più grave, se ritroveremo la forza, la passione, la solidarietà dei grandi momenti, se ci daremo una mano, se saremo compagni, se riscopriremo quella parola stupenda “compagni”, coloro che hanno il pane in comune. Se abbandonerete le furbizie, l’astuzia, i sotterfugi della vecchia politica e spalancherete le porte dei vostri partiti vecchi e nuovi, senza i quali la democrazia non trova basi su cui poggiare.
Questo è il senso, l’obbiettivo di questa Stagione Costituzionale, la strada che Zagrebelsky indica a tutti noi, la sola che dia risposte ai giovani e alle donne che oggi insieme a noi manifestano per denunciare i diritti violati, le violenze, i tradimenti di uno Stato così distratto e assente d’aver permesso oggi al neofascismo razzista di radicarsi, colpire e minacciare a Roma, nelle scuole romane, nelle strade di Roma, nelle piazze romane. La sola strada che assicuri quella verità sulle stragi e le trattative che hanno piagato le istituzioni ai più vili dei cedimenti, la sola che finalmente dice a chi resta “ la pace della storia”.
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