L’Italia di Silvio Berlusconi è un Paese felice, risorto dalla crisi che c’era e non c’è più senza licenziamenti, con tutti i lavoratori aiutati e sostenuti, la criminalità organizzata vinta e sconfitti i boss latitanti, la corruzione abbattuta da una legge che verrà.
È un Paese solcato da grandi operosità: strade e ferrovie, collegamenti nord sud mai sognati prima, il Ponte che sta per nascere e unirà un nord prosperoso a un sud liberato e libero.
È un Paese in cui scuola e università e ricerca sono nel pensiero del governo e dunque su di essi investe per il futuro dei propri figli. Un paese guidato da un leader ammirato e stimato in tutto il mondo.
È un Paese che non ha ancora la giustizia che lui vorrebbe, la giustizia contro i magistrati, la giustizia che salva i potenti, ma che presto la avrà. Un Paese che non si è ancora liberato del tutto dalla vecchia Costituzione, ma che presto lo sarà se la così detta opposizione darà una mano, addirittura entro questa legislatura: più poteri al governo, elezione diretta del capo del governo (dunque il presidenzialismo che piace anche a Fini).
Un Paese felice, in cui capo della maggioranza si sceglie il capo dell’opposizione (caro Walter, ricordi il tuo intervento su Calamandrei?) , e a lui porge ramoscelli d’ulivo nel nome di una antica conoscenza e di una campagna elettorale all’insegna del buonismo.
Un Paese felice, che non esiste. Che si può umiliare con un carico di falsità, e ingannarlo ancora fin quando accetterà di essere ingannato.
Un Paese felice, addormentato, piegato.