Il ministro Claudio Scajola si è dimesso. L’annuncio in una conferenza stampa convocata di fretta e furia: “Per difendermi non posso continuare a fare il ministro”. Non è la prima volta che il ministro se ne va: era già accaduto il 4 luglio 2002, dopo aver dato del “rompicoglioni” a Marco Biagi. Andandosene, questa volta, l’ex ministro dichiara: “Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto”. A scanso di equivoci, LeG chiede al Presidente del Consiglio di fare un rapido giro fra i suoi ministri e sottosegretari casomai, altrettanto distratti come Scajola su chi ha pagato che cosa, si trovassero ad abitare case che non sanno chi ha pagato per loro (un dubbio: e se fossero soldi pubblici?).
In tutte le vicende tragiche (o similari) c’è sempre il lato comico. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha deciso finalmente di dimettersi per via della casetta da 180 metri quadrati con vista sul Colosseo che sostiene d’aver pagato soltanto 610 mila euro.. E lo ha fatto in una presunta conferenza stampa (senza accettare domande) rispettando il copione. Da attore tragicomico prestato alla politica, al di là del piagnisteo sulla persecuzione mediatica e sulla personale “sofferenza”, ha svelato la ragione dell’estremo gesto con cui abbandona la nave di Berlusconi: “Da ministro della Repubblica non potrei abitare in una casa pagata anche da altri”.
Fantastico. Sublime. Geniale. Nel 2004, Scajola aveva anticipato il “Piano Casa” di Berlusconi, gettandosi nell’affare immobiliare confortato dall’imprenditore Anemone (poi caduto nell’inchiesta degli appalti del G8).
Oggi, a distanza di sei anni, inseguito da 80 assegni circolari per 900 mila euro e da testimonianze schiaccianti agli atti della Guardia di Finanza (diretta politicamente da Tremonti) e dei giudici di Perugia, l’imperiese Scajola ha una trovata da grande frequentatore delle scene e sospetta che qualcuno, forse a sua insaputa, ha voluto essere così carino da pagare, per lui, una bella fetta di appartamento all’atto del rogito. Dopo sei anni di vita vissuta in via del Fegutale, dopo grandi ricevimenti Vip con catering e camerieri in guanti bianchi, il ministro della Repubblica ha il sospetto di stare sotto un tetto che scotta. Eh, già, dice che la “politica è arte nobile”, Politica con la P maiuscola. E, dunque, bisogna avere “le carte in regola” e fugare “ogni sospetto”.
La strategia del ministro si è rivelata, al netto degli aspetti farseschi, del tutto catastrofica. Ha negato su tutta la linea, ha fatto la vittima, ha minacciato querele, ma non ha mai chiarito. Dice che lo farà il 14 maggio davanti ai giudici. Speriamo per lui. Ma, certo, se andrà a raccontare ai magistrati d’aver scoperto adesso, dopo sei anni, che qualche ignoto benefattore, ha messo 900 mila euro per l’abitazione al Colosseo, pensa davvero che sarà creduto? Potrà anche prendere per i “fondelli” (parole dei giornalisti de “Il Giornale”) il suo ex collega e ministro degli Esteri, Frattini, per il quale Scajola è vittima di un processo mediatico inammissibile in uno Stato di diritto.
Infatti Frattini, che non è stupido, ha detto di credergli “senza riserve” poche ore prima che il ministro si dimettesse. Ma raccontare frottole ai magistrati, appare impresa ardua.
Scajola, dunque, abbandona il governo Berlusconi. Un esercizio cui è abituato. Dovette già una volta dimettersi da ministro dell’Interno perché aveva definito un “rompicoglioni” il giuslavorista Marco Biagi. Quegli temeva per la sua sicurezza e il ministro replicava, dal molo dell’isola di Cipro, che era uno che pensava solo al contratto di consulenza. Solo qualche giorno fa, Scajola era sicuro che non si sarebbe ripetuto. Invece, è il caso di dirlo, la casa gli è crollata addosso. La difesa più interessante, sul piano politico, è arrivata dal leghista Calderoli: “Quello che sta scritto sui giornali a proposito di Scajola sarebbe il comportamento di un imbecille. E Scajola non lo è…”. Infatti, il suo collega Salvini ha già rivendicato alla Lega il ministero dello Sviluppo economico.
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