Quelli del 61 % (adesso tocca a noi…)

Quelli del 61 %  (adesso tocca a noi…)

Carissime amiche e amici, carissimi compagni di strada.

2006-2016: dieci anni della nostra vita e dieci anni e più di impegno per la Costituzione. Per attuarla e aggiornarla.  Per non perderla.

Per questo vi chiedo di perdonare questa mia lettera a tutti voi,  con i quali siamo cresciuti e invecchiati, con i quali abbiamo imparato ad ascoltare, capire e apprezzare le parole di maestri a cui va la nostra gratitudine.

Perdonate se sento la necessità e il desiderio di rivolgermi ancora a voi, perché mentre riconosciamo tra noi una storia che abbiamo scritto insieme io voglio trasmettervi preoccupazioni e speranze che mi inducono oggi, certo non più giovane di allora e forse nemmeno più saggia o meno irruente e impulsiva, a riprendere il cammino. La strada non è la stessa  dell’altra volta, ma il punto di arrivo sì che assomiglia a quello del 2006. Ancora una volta dobbiamo cercare di fermare con il nostro NO  un referendum, una legge del governo molto pericolosa per gli equilibri istituzionali, una legge che cancella e riscrive 41 articoli sui 139 della Costituzione entrata in vigore il 1°gennaio del 1948. Quasi un terzo.

Ho trovato, tra le carte che mi ostino a non gettare, un foglietto, una lettera datata 8 novembre 2004 e firmata da Oscar Luigi Scalfaro. Era rivolta al responsabile dei  Comitati Dossetti e ai presidenti della associazione Astrid e di Libertà e Giustizia. Pochi giorni prima avevo chiesto dal palco di un teatro milanese al presidente Scalfaro se avrebbe accettato di fare da presidente del coordinamento di associazioni, cittadini e partiti che con noi si fossero battuti per cancellare la riforma del governo  Berlusconi.

Improvvisavo, anche allora. Ma conoscevo bene il presidente emerito dai giorni in cui era un importante esponente della Democrazia cristiana e io facevo la cronista. Su quel palco ci chiese solo di poterci pensare e intanto ringraziò. E poi scrisse: “Grazie, cari amici, per l’onore grande che mi fate offrendomi la presidenza del coordinamento di tutte le forze politiche, sociali, di tutti i movimenti, di tutti i cittadini che si ribellano all’attuale capovolgimento della nostra Carta Costituzionale… Accolgo volentieri il vostro unanime invito, ben conoscendo le difficoltà che abbiamo dinnanzi, ma la fede nella libertà e l’entusiasmo per difenderla nei valori fondamentali della nostra Costituzione non viene meno.” Terminava secondo il suo stile: “Con l’aiuto di Dio, metterò ogni impegno per continuare con voi  questa pacifica ma intransigente battaglia per la nostra Italia, per il nostro popolo. Eccomi dunque al vostro fianco con tanto amore. Oscar Luigi Scalfaro”.

Leopoldo Elia ci fu accanto, insieme a molti altri costituzionalisti. Elia insisteva soprattutto sui guasti che avrebbe prodotto un premierato fondato  sulla “insostituibilità” del primo ministro durante tutta la legislatura e sui suoi enormi poteri che colpivano le garanzie dell’opposizione.

Si distinsero tra i costituzionalisti i due padri dell’attuale riforma: Augusto Barbera e Stefano Ceccanti ai quali si rivolse polemico Giovanni Sartori accusandoli di “dividere il fronte del No… quando invece ci sono duecento costituzionalisti, non nani e ballerine, che fanno presente come il premierato della Casa della Libertà sia assoluto”.

Barbera e Ceccanti: il primo adesso è alla Corte Costituzionale, il secondo è il suggeritore zelante del governo.

Voi tutti sapete che grande lezione di democrazia e libertà fu per tutti noi quella campagna referendaria, quanta gente incontrammo, quanti ragazzi, quanti vecchi, quanto imparammo. Quanti cittadini ci ringraziavano per le informazioni che davamo ma eravamo noi a dover dire quel “grazie”.

Abbiamo conosciuto una bella Italia e abbiamo vinto strepitosamente il referendum.

A chi ora ci deride (vedi Battista sul “Corriere della Sera”) affermando che siamo gli avanzi della sinistra che perde sempre possiamo, denunciando la pochezza e la viltà di quelle affermazioni, replicare: no, noi siamo quelli e quelle del 2006. Siamo quelle e quelli che portarono a votare il 53,7 per cento degli aventi diritto e il 61,3 per cento dei votanti bocciò la riforma di Berlusconi e Calderoli.

Noi siamo quelli. Abbiamo vinto una volta.

E domani, cosa accadrà?

Il nostro è un tempo diverso, un tempo “esecutivo” come dice Zagrebelsky, un tempo in cui c’è uno solo al comando e uno solo che fa, un tempo in cui il potere di pochissimi sta espandendosi nel silenzio di molti e nel timore rinunciatario e interessato di moltissimi. E’ un tempo in cui essere intransigenti, come indicava Gobetti, è ritenuto da stolti o da gufi, comunque da rottamare.

Non c’è più Berlusconi da combattere (i guasti che doveva fare li ha già fatti all’inizio di tutto, col patto del Nazareno), c’è però il Partito Democratico renziano. Renzi ha ingaggiato un guru americano per centomila euro. Non c’è Calderoli, c’è la Boschi. La Rai è del governo, più di prima e i grandi giornali stravolgono la realtà.

Abbiamo però un Comitato per il No con grandi studiosi e giuristi che hanno già preparato le basi costituzionali e scientifiche per il nostro NO. Abbiamo due giornali (Il Fatto Quotiano e il Manifesto) che ci aiuteranno a non scomparire del tutto. E abbiamo ancora tantissimi comitati locali e tanti compagni di strada che ci sollecitano ad agire. Speriamo che i grandi sindacati non si tirino indietro, rendendosi conto che la posta in gioco sono i diritti e soprattutto quelli dei lavoratori. E speriamo che tutte le associazioni partigiane scelgano presto di schierarsi.

C’è anche una opposizione politica al governo Renzi che ruota attorno alla destra, a Forza Italia e alla Lega e dice di essere per il NO. Vedremo. La Costituzione è di tutti. Ma comunque non cerchi con noi intese politiche che non ci saranno mai.

E ora care amiche, cari amici e compagni di strada rendiamoci conto che tocca a noi, oggi più di allora.

Dobbiamo insieme tirare fuori le nostre bandiere sulle quali sta scritto soltanto “W la Costituzione”.  E i tavoli per raccogliere firme, e  qualche sedia per i più anziani.

Dobbiamo insieme ancora una volta, quando ci guardiamo negli occhi, sapere che quel lascito miracoloso che abbiamo ricevuto dai nostri padri e nonni, la democrazia, il regime parlamentare, la libertà, noi lo difenderemo perché siamo donne e uomini “pacifici e intransigenti”.

Tocca a noi, alla fatica di ognuno di noi. Un’altra volta. E speriamo, per sempre.

 

7 commenti

  • “Il nostro è un tempo diverso, …” E’ proprio tutto un altro tempo, che richiede altre vie operative per ottenere il risultato che auspichiamo.

    Nei “luoghi” che frequentiamo si percepiscono crescenti preoccupazione e attivismo nei confronti dell’avvenire della Costituzione. Qualcuno intende l’impegno come doveroso “gesto d’amore” nei suoi confronti.

    Ma se “un gesto d’amore” sarebbe efficace la sua parte, certamente un “progetto operativo” orientato all’”attuazione dei principi e alla blindatura dello Spirito Originale ed Autentico della Carta Costituzionale”, sarebbe un collettore naturale, attrattivo in modo spontaneo e irresistibile per ogni entità che ad Essa si richiami.

    Un progetto operativo capace di tenere unito ed attivare quel 95% di Cittadinanza che dichiara alla demoscopea indipendente (I. Diamanti dic 15) di rifiutare l’offerta politica per l’estinzione di ogni residua fiducia. Percentuale quasi interamente confermata dall’astensionismo crescente (61% alle ultime regionali emiliane a cui va aggiunto il 13% ottenuto dal M5S di segno uguale).

    Percentuale più che bulgara che testimonia l’attesa e la ricerca di affidabilità e quindi di cambiamento qualitativo del personale delegato alla Istituzione Principe di ogni Democrazia, il PARLAMENTO.

    Un delitto contro la Sovranità Popolare lasciare deperire nell’attesa vana e nell’impotenza questo grande potenziale di cambiamento da realizzare nel solco dell’attuazione della Costituzione Repubblicana, pur nell’opportuno aggiornamento della Sua lettera.

    Un grande potenziale da attivare al più presto per rendere vana la stagione referendaria in gestazione, carica di rischi per la grande abilità propagandistica e di potenza di fuoco massmediatico del PdC Renzi, superandola in progresso con una stagione di proposta riformatrice a modo della miglior elite della Società Civile.

    Si può fare! Una bozza di progetto è pronta e a disposizione per accogliere contributi migliorativi e farne insieme un “progetto operativo di efficacia assoluta!”

    La Cittadinanza attende da troppo tempo una guida ed una via per affrancarsi dal degrado e dal declino nei quali è stata condotta da una classe dirigente indegna, incapace e complice.

    “Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata, per il cambiare il futuro del Paese, esercitando la Costituzione agli articoli 50 e 71 che consentono la Democrazia Diretta Propositiva”.

    Paolo B.

  • Matteo è uno di noi, partendo da presupposti sbagliati combinerete solo “Casini”, Giovanni Bachelet, mandate avanti lui, e date una mano anziché distruggere ponti!
    Matteo non è attaccato al potere, il sui problema è che non ha mai avuto un programma organico nel vero senso della parola. In pochi glielo hanno detto, nessuno lo ha aiutato, e lui va a sbattere in continuazione e sempre peggio
    Oggi come mai prima è al posto sbagliato. Ma l’Europa ha bisogno anche di lui, adesso, per non morire. E questo è il vero tema, al quale indirizzare tutte le politiche nazionali dei “sedicenti” stati nazionali “sovrani”. Schizofrenia pura ci attanaglia e qualcuno deve dirlo, pena perdere il bene più prezioso, l’Unione Politica dell’Europa.
    Dall’agosto 1941 tace la risposta degli europei a Spinelli: “Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani.”
    Non solo Renzi!
    losio.com/#vision

  • Tutto bellissimo, ma la battaglia si combatterà su pochi slogan: Andare avanti contro tornare indietro. Velocità contro palude. Conservazione contro progresso, etc.
    Si deve riuscire a combattere con successo su questo campo di battaglia. Altrimenti è come difendere la linea Maginot, mentre le panzerdivisionen dilagano.

  • Ciò che scrive Carlo è di una evidenza lampante e non è certo a favore di chi deve far capire “perché no” in assenza quasi assoluta di strumenti massmediatici a disposizione.

    Non solo: stamane I. Diamanti a “Prima Pagina” su radiorai3 ci comunicava che i primi sondaggi danno i SI 3 a 1 sui NO, con questi ultimi in leggera crescita.

    Parrebbe il caso di elaborare tattiche alternative con maggiori probabilità di successo.

  • Credo che sarebbe più facile vincere “proponendo” che “opponendo”: troppo facile la propaganda di Renzi contro i frenatori e conservatori!

    Una campagna per riforme anche costituzionali, bollinata dai professoroni amici di LeG darebbe l’entusiasmo del costruire il nuovo futuro anche a quel 95% che dichiara la propria sfiducia nell’offerta politica e a quelli che la dimostrano realmente con l’astensione dal voto.

    Una campagna che REALIZZI, una volta nella storia, la Sovranità Popolare, sostenuta da quel 95%, attuata con una tornata di Democrazia Diretta Propositiva…

    Perchè NO? C’è ancora il tempo…

  • Si è svolta, oggi, a Napoli la conferenza stampa di presentazione del Coordinamento per la democrazia costituzionale – Comitato di Napoli . Poiché credo anch’io, come Sandra Bonsanti, che è giunto il momento in cui dobbiamo mobilitarci con la stessa intelligenza e la stessa abnegazione che risultarono vincenti nel 2006, ho pensato di accompagnare la mail di invito alla conferenza con alcune riflessioni che spero siano di un qualche aiuto per i comitati che devono ancora costituirsi : ” Un sostantivo, democrazia, e un aggettivo, costituzionale, che qualcuno ha deciso di mortificare, illudendosi che la strada migliore per far uscire il Paese dalla crisi più lunga del dopoguerra fosse il graduale smantellamento dell’ impianto ( principi, diritti e doveri, assetto istituzionale, equilibrio tra i poteri, iter legislativo, sistema delle garanzie, ecc. ) messo su, con tanta lungimiranza, dai padri costituenti. Come aveva suggerito a suo tempo il capo della P2 e come, molto più recentemente, era stato teorizzato dai guru della JP Morgan. Nel 2006 trovammo la forza morale, politica, culturale e sociale per dire NO al progetto ‘ picconatore ‘ di Berlusconi. Quel NO va ribadito, a distanza di 10 anni, con ancora maggiore convinzione, perché se il complessivo disegno contro-riformatore di Renzi ottenesse il consenso della maggioranza dei cittadini-elettori, il mostruoso sbilanciamento che ne deriverebbe a favore di un esecutivo espressione, quasi certamente, di un solo partito, pregiudicherebbe inevitabilmente il regolare funzionamento della democrazia nel nostro Paese. Con un Parlamento, infatti, che sarebbe ridotto ( ancor più di oggi ) a puro organo ratificante dell’ iniziativa legislativa del Governo, con una Presidenza della Repubblica ed una Corte Costituzionale sempre meno ‘ super partes ‘, con i cosiddetti corpi intermedi ( partiti e sindacati ) sempre più lontani dai cittadini perché sempre più ostaggio di oligarchici ed escludenti ‘ cerchi magici ‘ , che futuro potrebbe esserci per la democrazia nel nostro Paese ? “.
    Giovanni De Stefanis, LeG Napoli

  • VI PREGO
    ascoltate anche le parole di uno che non è un Maestro , ma che è stato un maestro.
    La campagna per il NO non può essere condotta solo raccontando i danni che farebbe l’approvazione della riforma Boschi. Un modo ‘tutto negativo’ è inevitabilmente debole e raccoglierebbe il voto di chi confronta, soppesa, compara e .. decide.
    PER FAVORE RICORDATEVI “NO! I GIORNI DELL?ARCOBALENO”.
    La campagna dovrebbe avere al primo, al secondo e al terzo posto la proposta di una riforma corretta e dei suoi vantaggi ( sul piano economico, del buon governo, della difesa dei diritti che riguardano la stragrande maggioranza della popolazione…) . E poi, a partire da questo, dovrebbe partire l’invito a votare NO

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