SOS – STERMINIO IN MARE

SOS – STERMINIO IN MARE

Oltre 900 morti nel Mediterraneo nella notte tra sabato 18 aprile e domenica, a 60 miglia dalle coste libiche. È il più grande sterminio in mare dal dopoguerra. Questo è un giorno di svolta. A partire da oggi occorre mettere la parola urgenza, al posto di emergenza. Bisogna dare alla realtà il nome che merita: siamo di fronte a crimini di guerra e sterminio in tempo di pace.

Il crimine non è episodico ma ormai sistemico, e va messo sullo stesso piano delle guerre e delle carestie acute e prolungate. Il Mar Mediterraneo non smette di riempirsi di morti: cominciò con il naufragio di Porto Palo, il giorno di Natale del 1996, con 283 vittime, seguito tre mesi più tardi dal naufragio della Katër i Radës, in cui oltre cento profughi albanesi annegarono nel canale di Otranto. Lo sterminio dura da almeno 18 anni: più delle due guerre mondiali messe insieme, più della guerra in Vietnam. È indecenza parlare di “cimitero Mediterraneo”. Parliamo piuttosto di fossa comune: non c’è lapide che riporti i nomi dei fuggitivi che abbiamo lasciato morire.

Le azioni di massima urgenza che vanno intraprese devono essere, tutte, all’altezza di questo crimine, e della memoria del mancato soccorso nella prima parte del secolo scorso. Non sono all’altezza le missioni diplomatiche o militari in Libia, dove – anche per colpa dell’Unione, dei suoi governi, degli Stati Uniti – non c’è più interlocutore statale. Ancor meno lo sono i blocchi navali, gli aiuti alle dittature da cui scappano i richiedenti asilo, il silenzio sulla vasta destabilizzazione nel Mediterraneo – dalla Siria e l’Iraq alla Palestina, dall’Egitto al Marocco – di cui l’Occidente è responsabile da anni.

​Le azioni necessarie nell’immediato, eccole:

1. Urge togliere alle mafie e ai trafficanti il monopolio sulle vite e le morti dei fuggitivi, e di conseguenza predisporre vie legali di fuga presidiate dall’Unione europea e dall’Onu. I trafficanti non sono la radice del male, ma un suo sintomo.

2. Urge organizzare e finanziare interventi di ricerca e salvataggio non solo lungo le coste europee ma anche in alto mare, come faceva Mare Nostrum e come ha l’ordine di non fare Triton – anche se rifinanziata. Questo, nella consapevolezza che la stabilizzazione del caos libico non è ottenibile nel breve-medio periodo.

3. Urge che gli Stati europei collaborino lealmente a tale scopo (art. 4 del Trattato dell’Unione), smentendo quanto dichiarato da Natasha Bertaud, portavoce della Commissione di Bruxelles: “Al momento attuale, la Commissione non ha né il denaro né l’appoggio politico per predisporre un sistema di tutela delle frontiere, capace di impegnarsi in operazioni di search and rescue”. Risorse che invece si trovano per operazioni di polizia europea (Mos Maiorum, Amber Light, Jot Mare) e per le spese militari. Una frase che ha il cupo suono dell’omissione di soccorso: un reato contro la persona, nei nostri ordinamenti giuridici.

4. Occorre che l’Onu stessa decida azioni d’urgenza, e che il Consiglio di sicurezza fronteggi il dramma con una risoluzione. Se i crimini in mare somigliano a una guerra o a carestie nate dal tracollo diffuso di strutture statali nei paesi di transito o di origine, non vanno esclusi interventi dei caschi blu, addestrati per il search and rescue. I soccorsi e gli aiuti agli affamati e sfollati sono una prassi sperimentata delle Nazioni Unite. Sia oggi applicata al Mediterraneo.

5. Occorre rivedere al più presto i regolamenti di Dublino. Con una sentenza del 21 ottobre 2014 (Ricorso Sharifi contro Italia e Grecia), la Corte europea dei Diritti dell’uomo pone come condizione essenziale per procedere al trasferimento l’aver positivamente verificato se il migrante corra il rischio di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Si tratta di un vero e proprio obbligo di derogare ai criteri di competenza enumerati nelle norme di Dublino.

6. Con la medesima tempestività, occorre tener conto che i paesi più esposti ai flussi migratori sono oggi quelli del Sud Europa (Grecia, Italia, Cipro, Malta, Spagna): gli stessi a esser più colpiti, dopo la crisi iniziata nel 2007-2008, da politiche di drastica riduzione delle spese sociali (che includono l’assistenza e il salvataggio di migranti e richiedenti asilo). Il peso che ingiustamente grava sulle loro spalle va immediatamente alleviato.

7. Occorre pensare a un sistema di accoglienza in Europa che garantisca il diritto fondamentale all’asilo, con prospettive di reinsediamento nei Paesi disponibili, nel rispetto della volontà dei rifugiati.

8. . Infine, la questione tempo. È finito il tempo della procrastinazione, e delle ambiguità che essa consente. È dall’ecatombe di Lampedusa che Governi e Parlamenti in Europa preconizzano un’organica cooperazione con i paesi di origine e di transito dei fuggitivi, al fine di “esternalizzare” le politiche di search and rescue e di asilo. Il Commissario all’immigrazione Avramopoulos ha addirittura auspicato una “cooperazione con le dittature”, dunque il ricorso ai respingimenti collettivi (vietati dalla Convenzione di Ginevra sullo statuto dei Rifugiati del 1951, art. 33, e dagli articoli 18 e 19 della Carta europea dei diritti fondamentali). Non c’è tempo per costruire dubbie relazioni diplomatiche – nei cosiddetti processi di Rabat e Khartoum – perché i fuggitivi sono in mare qui e ora, e qui e ora vanno salvati: sia dalla morte, sia dalle mafie che fanno soldi sulla loro pelle e riempiono un vuoto di legalità che l’Unione deve colmare senza più rinvii. È adesso, subito, che bisogna organizzare un’operazione di salvataggio dell’umanità in fuga verso l’Europa.

Barbara Spinelli, eurodeputato, gruppo GUE-Ngl
Alessandra Ballerini
Sandra Bonsanti
Lorenza Carlassare
Erri De Luca
Roberta De Monticelli
Maurizio Ferraris
Stefano Galieni
Mauro Gallegati
Domenico Gallo
Paul Ginsborg
Daniela Padoan
Francesco Piobbichi
Marta Pirozzi
Annamaria Rivera
Alberto Vannucci
Fulvio Vassallo Paleologo
Guido Viale
Gustavo Zagrebelsky
Libertà e Giustizia

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37 commenti

  • Tutti gli uomini sono cittadini del mondo, non del posto dove hanno avuto la sfortuna di nascere.

  • La terra è di tutti e le migrazioni sono storicamente inarrestabili. Tanto vale cercare soluzioni solidali.

  • Almeno 25 anni fa un mio grande Maestro e Profeta aveva detto: Che avrebbero fatto il mega-morto perché saremo troppi e ne ce n’è per tutti! Ma in genere queste Persone vengono sistematicamente messe a tacere….

  • Cancellare il Trattato di Dublino , nuove leggi sull’ accoglienza, il ricovero e l’ ospitalità, promuovere iniziative di solidarietà e di sensibilizzazione sui territori, coinvolgere e fare pressione su prefetture ed EELL per sostenere materialmente chi cerca la sopravvivenza altrove, cancellare le leggi che impediscono o ostacolano diritti e tutele per chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla distruzione ambientale, dall’ oppressione politica, dalla discrminazione religiosa.

  • Ci sono limiti naturali e poi ci sono i confini inventati dall’uomo. E ce ne sono alcuni che non sono ragionevoli…perchè determinano la morte di altri uomini.

  • Grazie dell’iniziativa. Necessaria.
    Io sono una finlandese che è stata accolta in Italia 30 anni fa. Pativo fame, guerra e povertà nel mio paese: fame di calore umano espresso, povertà di spirito e guerra fredda nel lavoro e nelle famiglie.
    Agisco ora nel tentativo di riaccendere nei finlandesi il senso di corresponsabilità della situazione mondiale e memoria del nostro essere uno.
    Un abbraccio.
    Eija

  • Se è vero che alcune Prefetture stanno inviando fax agli albergatori nei quali li si invita , dietro compenso di €35 al giorno ( così si legge oggi sui quotidiani) , di alloggiare profughi nelle loro strutture , si potrebbe pensare di estendere anche alla cittadinanza attiva un’offerta simile. Questo consentirebbe immediatamente 1) di creare nuove possibilità di vitto e alloggio in famiglia dei profughi 2) di incrementare la solidarietà dei nostri cittadini 3) di far cadere tanti pregiudizi attraverso la conoscenza diretta con i profughi e i loro problemi 4) di distribuire capillarmente alcune migliaia di profughi sul territorio con maggiori probabilità di integrazione ed accoglienza di quanto non avvenga attraverso sistemazioni di gruppo 5) non ultimo, dare la possibilità di guadagnare qualcosa anche alle famiglie italiane volonterose in cambio di accoglienza e solidarietà – Penso che se il tutto fosse proposto e organizzato in modo semplice e immediato, le risposte di molti cittadini sarebbero tante . Con grande beneficio per la comunità tutta : cittadina, nazionale ed europea . Per favore, ogni tanto, ” facciamoci del bene” -

  • E’ vero noi siamo lasciati quasi soli a fronteggiare questa emergenza da una imperfetta Comunità Europea. Ma provate a pensare se non ci fosse neppure questa imperfetta Comunità, in quali condizioni si troverebbe l’Italia oggi nell’affrontare queste ondate di profughi.

  • Secondo alcuni i responsabili della nostra disastrosa situazione sociale, politica ed economica sarebbero le persone costrette a scappare dalla loro terra (paesi del terzo mondo), diventata invivibile. Senza voler sentire che invece sono stati i potenti (che stanno continuando a rovinare anche noi) che prima hanno sfruttato come colonie i loro Paesi e ora li stanno martoriando con un’infinità di guerre per avere un buon mercato dove vendere le armi. Ricordo che spesso questi concittadini (che metterebbero dei confini anche all’interno delle loro case) dicevano: “Aiutiamoli a casa loro”. Se fosse stato veramente fatto gli immigrati sarebbero più felici di noi e certamente non li vedremmo più arrivare. Ma in questo campo ci sono dei disegni e delle strumentalizzazioni spaventose, sobillati dai potenti del mondo: già, loro non mettono confini allo sfruttamento e ai loro guadagni.

  • Con una politica estera più attenta e preparata dovremmo essere il Paese leader del Mediterraneo, capace di riunire i paesi limitrofi sotto una identità di pace, lavorare per la pace con i palestinesi, contrastare il flusso migratorio aiutando a risovere i problemi nei Paesi d’origine. Fare appello alla nostra storia, alla nostra cultura ed essere testa di ponte politica nei confronti dell’Europa. Un’Italia giuda del Mediterraneo.

  • L’Europa dimostri di essere “nazione di popoli e luogo di confronto tra culture diverse”, impegnata in un cammino di pace; solo così sarà “esportatrice di valori” per affrancarsi finalmente da un passato (remoto e recente) fatto di guerre fratricide …

  • Le drammatiche situazioni di cui noi cittadini italiani, purtroppo siamo testimoni inermi, sono anche l’epilogo di
    decenni politiche estere errate e aiuti umanitari mai arrivati a destinazione e serviti a finanziare il dittatore sanguinario di turno.
    Ricordo la politica estera dei governi Craxiani, contraddistinta da scandali specialmente nell’area africana.

  • All’annuncio di “guerre” di Renzi e Berlusconi che non possono che aggravare il bilancio dello sterminio dei migranti … pretendiamo che gli Stati del Mondo si impegnino a salvare “vite umane” e a creare condizioni economiche e sociali di redistribuzione del reddito sul piano planetario!

  • Ho firmato l’appello ma voglio rivolgermi direttamente ai promotori per invitarli ad essere di stimolo per una mobilitazione dell’opinione pubblica europea. Si potrebbe pensare ad un appello sottoscritto da intellettuali italiani ed europei? Si potrebbe pensare ad una mobilitazione nelle principali capitali europee per chiedere ciò che è chiesto nell’appello?

  • dobbiamo anche ricordarci che l’accoglienza non può essere a “scadenza”, tanto meno se nel periodo in cui viene riconosciuta non si permette un adeguato inserimento degli immigrati nel nostro tessuto sociale.
    Il clandestino cui fosse concesso di poter lavorare regolarmente, smetterebbe subito di essere un “fuorilegge”.
    Chi fugge dal proprio paese, non lo fa col desiderio di diventare un delinquente, ma le nostre politiche profondamente (e volutamente!?) errate, non lasciano via di scampo se se vuol sopravvivere…
    Di chi sono le responsabilità?

  • Nell’aprile 14 il prof R.Prodi firmava un editoriale sul Messaggero che titolava: “Un salvagente per l’Africa, altrimenti l’immigrazione ci travolgerà.”

    L’ONU prevede un’esplosione demografica al 2050 dell’ordine del miliardo e oggi fuggono a milioni… Domani e dopo?

    I partiti di destra in Europa stanno diventando maggioritari, e da noi va bene che il loro alfiere è Salvini, a quale % di immigrazione avranno maggioranze assolute fondate su contenimento/respingimento?

    E’ evidente come l’accoglienza senza se e ma sia un’utopia di breve spazio per ragioni socio-economico-politiche e fisiche per densità abitativa.

    E mi sorprene decisamente come l’allarme lanciato dal prof Prodi, cattolico adulto e coerente, incaricato dell’ONU per l’Africa, non abbia avviato la benchè minima attenzione a progettare un “Salvagente per l’Africa” unica scelta percorribile razionalmente.

    Cosa fare nell’emergenza? Il sentimento ci impone di salvarne il più possibile finchè sarà pssibile. Ricordando che il sonno della ragione genera problemi mostruosi.

  • Ritengo efficacissimo questo appello! E’ imperativo infrangere questo muro di ambiguità, di fredda disumanità, che diventa sempre più spesso, via via che aumenta il numero degli sbarchi e delle tragiche morti in mare dei migranti. E’ molto triste assistere alla tracimazione di ostilità, più o meno blanda, di indifferenza, di disprezzo, di odio vero e proprio, in tanti nostri politici, come pure in tantissimi nostri connazionali. Bisogna risolvere presto questo annoso problema, questa drammatica strage di vite umane e, per questo, serve una concreta presa di coscienza da parte del mondo intero. Sì, bisogna intervenire con urgenza, anche per fermare gli squallidi “homunculi” che stanno sfruttando queste tragedie per instillare nella popolazione il “seme” del razzismo: abbiamo già dato!

  • Pingback: A.N.P.I. – Comitato Provinciale di Macerata » SOS – STERMINIO IN MARE

  • “Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli altri”, rispondo: “Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. NON ABBIAMO COLPE SE SIAMO NATI DALLA PARTE SBAGLIATA, E SOPRATTUTTO VOI NON AVETE ALCUN MERITO DI ESSERE NATI DALLA PARTE GIUSTA” (Awas Ahmed, profugo somalo rifugiato in Italia).

  • “Quante stelle sono cadute?”
    Nel mio popolo c’è un detto che dice “non guardare il cielo se la stella è in caduta” perché significa che qualcuno sta morendo.
    Quando ho sentito che ci sono barche che sono affondate nel Mediterraneo e che più di 300 persone sono scomparse, è stato uno shock e ho sentito una tale rabbia che ho iniziato a incolpare tutti.
    Alla fine mi sono calmato e ho pensato che nella notte di questa tragedia il cielo avrebbe dovuto essere illuminato, come le stelle dei fuochi di artificio, con la luce di tutti quelli che hanno perso al vita.
    Quante stelle sono cadute?
    Alcune sono grandi e brillanti, alcune non lo sono.
    Alcune erano con la loro famiglia, alcune da sole, perché hanno lasciato le loro famiglie, i loro compagni, i loro amati figli, ognuno ha la sua ragione, il suo motivo per partire.
    So che per alcuni di voi queste sono solo delle comete o degli alieni.
    Ma per me, per il mio popolo, sono delle stelle che hanno perso la vita.
    Noi crediamo che per ogni essere umano esiste una stella che brilla nel cielo.
    Coloro che sono morti erano stelle che avevano bisogno di sopravvivenza ma nessuno sa chi erano e non c’è nessuno che ha detto qualcosa su di loro o ha fatto qualcosa per prevenire la loro morte.
    Possiamo solo pregare che Dio li faccia riposare in pace e che la loro brillantezza non si spenga mai nei nostri cuori e che queste situazioni non avvengano più.
    “quante stelle sono cadute?” di Asmorom (Eritrea) 16 aprile 2009
    (dalla liturgia eucaristica di domenica 26 maggio 2014)

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