La democrazia scomposta che piace al Cavaliere

16 Giu 2010

Un discorso sempre più apertamente incostituzionale, secondo un ormai prevedibile canovaccio. Obiettivo: fare dell’esecutivo un potere senza limiti, ricevuto dall’investitura popolare e confermato dai sondaggi. Ma basta un granello perché il motore si ingrippi

Uno show assurdo, scomposto e vociante. E’ impossibile, con Berlusconi, la normalità democratica. E questo suo intervento all’assemblea dei commercianti, che si è tenuta a Roma, ne dà una deplorevole conferma. Premessa d’obbligo, per giustificare la legge eversiva anti-intercettazioni: “Siamo tutti spiati, non c’è vera democrazia”. Da qui, attacchi a tutti. Attacchi diretti, come quelli alla “piccola lobby di magistrati e giornalisti”, che si oppone al provvedimento. O da leggere tra le righe, come quelli a Fini (“vogliono mettere in calendario la legge per settembre”) e allo stesso capo dello Stato (“bisognerà vedere poi se firmerà”). Parole usate senza remore perché sa che la partita, per lui, sarà assai difficile se la Camera, attraverso la posizione del suo presidente, pretenderà il rispetto delle prerogative che la riguardano. E che, dunque, rivelano un’obiettiva condizione di debolezza. Il Cavaliere vuole che il timbro sulla legge sia messo subito, senza fare troppe storie. Ma non è facile imporre il voto definitivo, in agosto, a una maggioranza in piena fibrillazione. Nella quale si incrociano resistenze di varia natura. In primo luogo la contrarietà ai sacrifici imposti dalla manovra economica.

Il punto è che i problemi si sono aggrovigliati, venendo a scadenza tutti insieme. Qui sta la debolezza del governo. Ma Berlusconi non può fermarsi. Quando reclama l’approvazione, senza indugi, della legge-bavaglio, non combatte solo una battaglia di principio per salvaguardare la sua leadership, come alcuni fingono di credere. Risponde piuttosto a interessi assai concreti. Anzitutto, mettere il gruppo dirigente al riparo da controlli imbarazzanti, coprire specifiche persone rispetto a specifiche responsabilità, vista la piega presa dalle indagini sulla “cricca”. E nulla risponde meglio allo scopo di questa legge che colpisce nello stesso tempo i giudici e l’informazione. In secondo luogo, gettare le basi per la spallata definitiva agli argini opposti dalla Costituzione al suo potere. Non per niente la mossa successiva, che è stata già annunciata, è il progetto di riforma della giustizia. Un progetto che, a questo punto, stravolgerebbe l’assetto istituzionale, indebolendo l’ordine giudiziario e, soprattutto, l’indipendenza degli uffici del pubblico ministero, che rischierebbero di essere sottoposti al pieno condizionamento del governo.

E’ questo il punto d’arrivo della strategia berlusconiana. Il discorso che proviene dal Cavaliere è sempre più apertamente anticostituzionale. Ha cominciato logorando la Costituzione con le sue continue diffamazioni, di cui anche l’intervento alla Confcommercio offre la consueta antologia. Ora, intende passare al suo radicale mutamento. Facendo dell’esecutivo un potere senza limiti, ricevuto dall’investitura popolare con le elezioni e confermato dai sondaggi. Un potere che considera le regole soltanto pastoie che frenano l’agire dei governanti. Ma questo progetto, a lungo coltivato, è diventato un canovaccio prevedibile. E ora può infrangersi contro ostacoli che non erano stati calcolati, come rivela una reazione dell’opinione pubblica che sconvolge lo schema delle tradizionali appartenenze partitiche. Basta un granello perché il motore si ingrippi. Basta una battuta d’arresto sulle intercettazioni. Che aprirebbe un conflitto politico di portata generale.

A questo punto, farà bene il centrosinistra a valutare con realismo i mezzi di cui dispone. Appartiene alla normale dialettica parlamentare che l’opposizione cerchi di fare esplodere le contraddizioni della coalizione di governo, cercando anche una sponda nella maggioranza. Ma bisogna tenersi lontani dalla tentazione dei vecchi tatticismi. Bisogna anzitutto saper parlare al cuore del Paese, risvegliare speranze per troppo tempo trascurate.. La battaglia in atto riguarda la difesa dello Stato di diritto contro il tentativo di scardinarne i capisaldi. E per fermare l’offensiva berlusconiana ci vuole un movimento di massa. Consapevole e ben guidato.

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