“Una manifestazione dalle caratteristiche un po’ inedite”, scrive Vincenzo Vita nell’articolo pubblicato su Il Manifesto, nella sua rubrica settimane sui media. La manifestazione infatti avrà la forma di uno Speakers’ Corner promosso dall’Usigrai per sollecitare l’attenzione dei Media Freedom Rapid Response a proposito della libertà dei e nei media in Europa: nelle giornate del 16 e del 17, infatti, gli osservatori del consorzio saranno in Italia per la seconda missione in due anni, dopo le denunce sulle pesanti interferenze politiche nei media del servizio pubblico, i crescenti casi di cause vessatorie contro i giornalisti e la possibile vendita dell’agenzia di stampa AGI a un editore-parlamentare.
La missione sarà guidata dalla Federazione dei Giornalisti europei (EFJ) e da Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT), con Article 19 Europe, lo European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF) e l’International Press Institute (IPI). La delegazione incontrerà alcuni parlamentari e ha chiesto di essere ricevuta dal Ministero della Giustizia, dalla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e dell’Autorità per le Telecomunicazioni AGCOM.
Lo Speakers’ Corner sarà il palcoscenico per le realtà sociali, culturali, editoriali e personalità del mondo dello spettacolo per dire la propria su una questione cruciale per ogni democrazia: la libertà di informazione.
Indebolire sul piano strutturale il servizio pubblico magari prelude alla realizzazione di un vecchio sogno liberista, vale a dire la vendita di qualche pezzo (vedi la società degli impianti RaiWay) organizzando uno spezzatino, sull’onda di quello in corso a Tim.
Vincenzo Vita
Lo scorso 6 maggio il sindacato dei giornalisti della Rai aveva tenuto una giornata di sciopero con una ampia piattaforma di rivendicazioni: “per protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”, si legge nel comunicato.
Lo sciopero aveva avuto un’adesione del 75% dei lavoratori.
Dopo quel successo “serve una mobilitazione permanente delle organizzazioni sociali”, dicono i lavoratori “e uno sforzo di sensibilizzazione su un tema che investe direttamente le giornaliste e i giornalisti di diverse realtà editoriali, ma soprattutto tocca i diritti costituzionalmente garantiti a tutte le cittadine e i cittadini del nostro Paese”.