Tina Anselmi/La Costituzione contro l’Italia delle logge

03 Novembre 2016

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Tina se n’ è andata a mezzanotte e mezzo del giorno dei Santi, proprio come aveva desiderato, dice sua sorella. Riposa nelle mura della casa costruita tra i campi dove era cresciuta sua madre, e che ha diviso tutta la vita con il resto della sua famiglia.

Qui oggi si ricorda la sua tempra di donna in prima linea, indifferente agli attacchi dei potenti e dei fascisti, che attentarono alla sua vita.

Sono nel suo piccolo studio per un ultimo saluto a questa donna che ha fatto la storia del ventesimo secolo. La sua storia è anche quella dei pochi che si sono battuti per vincere il segreto dei servitori infedeli dello Stato.

I capelli di Tina ora sono tutti bianchi e il suo viso, nella piccola bara che la contiene, è segnato dal pallore di 15 anni di malattia. La sorella le metterà accanto la foto di un ragazzo; un uomo morto giovane di tubercolosi. È stato il suo fidanzato e il suo unico compagno, per tutta la vita: Tina non ha mai voluto sposarsi, le è rimasta per sempre fedele.

È stata una donna che non ha avuto davvero paura di nessuno.

Fu lei a sfidare il potere della P2 attaccandola dall’interno, dal cuore, cioè, di quella commissione che ha consegnato all’ Italia la vera storia della loggia di Gelli e dei complici del Venerabile di Arezzo. Una storia che ancora oggi inquieta, e la cui attualità possiamo registrare ogni giorno. Da poco abbiamo saputo che Carlo Azeglio Ciampi, fino agli ultimi giorni della sua vita, aveva continuato ad interrogarsi sul perché fosse stato così difficile sciogliere definitivamente la P2 e sul potere che ancora i piduisti riuscivano a conservare nella storia italiana.

Il faro di Tina Anselmi è sempre stato la Costituzione. In politica, i suoi punti di riferimento erano prima Aldo Moro e poi Sandro Pertini. Il suo ultimo cruccio è stato non avere la possibilità di interrogare Licio Gelli: quando lui tornò in Italia da libero cittadino, tra le mura della sua villa Wanda di Arezzo, la Commissione sulla P2 era già stata sciolta. Il suo piano di rinascita intanto continuava a percorrere una via misteriosa e segreta, che è arrivata fino a noi e che sarà ancora opportuno studiare nei prossimi anni.

In questa casa silenziosa, oggi, i miei pensieri sono inquinati dai nomi di Flavio Carboni e di Denis Verdini, dalle sigle delle nuove logge, dai fatti di Banca Etruria, che era l’istituto di Licio Gelli. Ci sarà tempo per pensare e parlare di queste cose nei prossimi giorni. Ora è il momento dell’addio commosso a una donna che resta un esempio, una delle pagine migliori della Storia di questo Paese.

 

Il Fatto Quotidiano, 02 novembre 2016 

 

 

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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