L’onorevole Mattarella, Tina Anselmi e la P2

04 Feb 2022

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Sembrava timido ma era soltanto riservato. Sergio Mattarella arrivò a Roma all’inizio della nona legislatura che cominciò il 12 luglio del 1983. Si lasciava alle spalle la Palermo dove tre anni prima era stato ucciso suo fratello Piersanti.

Entrò subito a far parte della commissione Anselmi e fu, da allora, un sostegno silenzioso ma costante della presidente con la quale c’era amicizia, intesa politica e la ferrea determinazione a scoprire e denunciare i segreti della loggia P2 e di Licio Gelli.

Lo conobbi allora e imparai ad apprezzare quel deputato che fisicamente assomigliava già al Mattarella che abbiamo conosciuto in questi anni. Se Tina raramente si sfogava con alcuni di noi giornalisti per le difficoltà della sua inchiesta, l’onorevole Sergio Mattarella attraversò silenzioso quel breve tempo del suo impegno politico. Eppure, la sua presenza fu assolutamente determinante nel giudizio sulla loggia, su Gelli, sulle alleanze e gli obbiettivi del Venerabile di Arezzo.

Nella relazione finale della commissione che fu comunicata alle Presidenze della Camere il 12 luglio 1984, Tina Anselmi ci tenne a ricordare un particolare impegno del commissario Sergio Mattarella, il quale si era preoccupato, prima di qualunque altro atto, di stabilire l’autenticità degli elenchi. Dopo aver ricordato l‘esistenza di altri elenchi anteriori -ma in gran parte simili a quelli trovati da Turone e Colombo- i commissari scrivono che “la lista di Castiglion Fibocchi non costituisce un unicum, ma si pone invece come il prodotto ultimativo di una stratificazione di documenti la cui redazione si è protratta lungo un arco di tempo più che decennale”.

Mattarella deve aver insistito e la relazione ne dà atto: “Argomento che si ritiene di estremo rilievo in ordine alla natura degli elenchi secondo quanto osservato dal commissario Mattarella è quello che si ricava dalle conclusioni della seconda perizia ordinata sulle liste dalla Commissione. “Le liste non sono state compilate in un unico contesto, ma risultano il frutto di successive, diverse operazioni di battitura”.

Un commissario troppo pignolo? No, ma convinto che l’autenticità dell’elenco “considerato nella sua natura di documento rappresentava “secondo l’espressione del commissario Mattarella, “la vita della loggia”. La vita autentica della loggia P2. Le cui liste, concludono i commissari, sono “autentiche…e attendibili”.

Ecco, Mattarella fu per Tina Anselmi e per tutta la commissione, un richiamo costante alla serietà del lavoro che dovevano fare. Niente doveva esser lasciato al caso o a una ricostruzione di parte politica della storia di Gelli e della sua loggia, degli elenchi di Castiglion Fibocchi.

“La vita della loggia”. Lì Sergio Mattarella doveva pensare che avrebbe trovato anche l’origine dell’uccisione di Piersanti. La spiegazione. La piramide e un’altra piramide rovesciata, forze ignote e annidate nel rapporto fra Gelli e i Servizi Segreti. Giovanni Falcone mi parlò più volte del suo convincimento di una partecipazione della P2 nei fatti di Sicilia e in particolare dell’uccisione di Piersanti. Penso che in quegli anni ero stata realmente insopportabile, con tutti i miei articoli sulla loggia, e quando mi vedeva Falcone mi salutava semplicemente con un sorriso: “Ecco quella
della P2!”.

Ma era lui, non io, a intuire o a conoscere la responsabilità della loggia nell’uccisione di Piersanti.

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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