Nel caldo ferragostano si è consumato l’ennesimo strappo tra la politica e la società civile.
Il giorno 11 agosto 1944 i fiorentini liberavano la città dal nazifascismo e, grazie al sacrificio dei molti giovani caduti, la restituivano con la sua storia e la sua arte al paese Italia.
Da sempre l’ANPI era stata invitata alle celebrazioni e ai ricordi previsti per la ricorrenza della Liberazione; non quest’anno e con una nota la Segreteria provinciale dell’Associazione aveva lamentato l’esclusione ritenendo incomprensibile e grave tale scelta.
“Il Comune di Firenze è orgoglioso e fiero della propria storia antifascista e della medaglia d’oro conquistata durante la Resistenza, l’Amministrazione non dimentica l’imprescindibile supporto dei tanti ragazzi partigiani che hanno dato la vita e l’anima perché la città e l’Italia tutta avessero di nuovo pace e libertà”, ha spiegato la vicesindaca Cristina Giachi. “Quest’anno -ha quindi aggiunto- il clima geopolitico mondiale e i recenti accadimenti terroristici che hanno funestato il continente hanno suggerito al Sindaco di affrontare questi temi e quelli della libertà religiosa e della convivenza civile tra i popoli, collegandoli alla Liberazione della città ed invitando a tenere una relazione i rappresentanti delle tre religioni monoteiste”.
Questo il testo del comunicato della vicesindaca Giachi in replica all’ANPI, così come è dato leggere su Lettera 43 del 13 agosto.
Sono francamente amareggiato e non mi interessano le riflessioni dietrologiche per le quali precedenti dichiarazioni su come voterebbero oggi i partigiani possano far ricollegare le scelte dell’Amministrazione fiorentina alla prossima consultazione referendaria. Sono amareggiato e preoccupato perché la Resistenza, valore fondante delle libertà fiorentine e italiane, non può essere oggetto di comunicati costretti a spiegare perché l’ANPI non sia stata invitata.
L’ANPI che come tutti gli italiani sanno e la classe politica non può ignorare, è storicamente l’erede di tutti quei gruppi e formazioni che in diverse forme si batterono per restituire libertà e dignità al Paese, un paese che nel peggior momento della sua storia aveva anche emanato ed applicato le leggi razziali.
E dunque al limite si poteva anche invitare l’ANPI per discutere di quei temi che l’amministrazione ha ritenuto di dover privilegiare, temi che il paese oggi libero può discutere grazie proprio alla costruzione della democrazia fondata sulla Resistenza.
Questa esclusione amareggia ancor di più perché consumata nella città di Piero Calamandrei.
Sono stato per 15 anni cittadino fiorentino, ho amato ed amo la città e la sua storia, ma non mi posso riconoscere nel comunicato e nelle ragioni di una scelta riconducibile all’amministrazione, scelta certamente non condivisa.
All’ANPI va tutta la mia solidarietà di cittadino nato libero, democratico e consapevole dei valori fondanti la mia libertà.
Concludo ricordando un pensiero di Piero Calamandrei , una preghiera laica che tutti dovremmo ripetere spesso, pronunciata nel discorso del 1955 agli studenti milanesi durante un ciclo di conferenze sulla Costituzione: “Se voi volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.
(*) Morici, già magistrato, è socio di LeG Messina