In un’aula vuota e sorda pure, la Boschi rosa e renziana, dal colore della camicia, completa la mutazione genetica del Pd. Gli indagati di governo non si toccano. Punto. Barracciu, per l’occasione, ma anche De Filippo, Bubbico e Del Basso De Caro. Salvarne una per salvare gli altri tre. La questione morale è morta e sepolta. Con tanto di timbro parlamentare, nasce la questione della doppia morale della sinistra. Il Cinghiale calabro e censore, alias Tonino Gentile di Ncd, a casa ma gli altri no. Nel caso della Barracciu la doppia morale ha persino una variante ad personam, come spiega una deputata grillina, Emanuela Corda: “Noi vorremmo capire secondo quali criteri Matteo Renzi abbia considerato l’onorevole Barracciu non candidabile alla carica di governatrice ma notevolmente idonea invece a ricoprire l’incarico di sottosegretario. Vogliamo capire perché l’avete prima accompagnata alla porta e poi la fate rientrare dalla finestra”.
Martedì 5 marzo, alle 15 e 45. A Montecitorio, in aula, non ci sono più di trenta deputati. Si contano facilmente, dalla tribuna stampa. Question time, si chiama così il tempo dedicato alle interrogazioni. Una riguarda proprio la Barracciu, l’ha presentata il Movimento 5 Stelle. La Corda esaurisce il minuto che ha a disposizione e tocca a Maria Elena Boschi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, alzarsi e rispondere. La ministra, come la chiama il vicepresidente Luigi Di Maio, altro grillino, ripete il copione quasi a memoria, senza tenere conto del cruciale quesito sollevato dal M5S: “Perché in Sardegna no e al governo sì?”. La giovane Boschi, rosa e renziana, mette il suo viso da Madonna su un Pd democristiano, socialista e berlusconiano allo stesso tempo. Nemmeno il partito dalemiano era mai arrivato a tanto: “Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia, ma eventualmente per motivi di opportunità politica. Noi tutti abbiamo giurato sulla Costituzione e sappiamo che uno dei principi fondamentali è la presunzione di innocenza. L’avviso di garanzia è un atto dovuto, posto a tutela di ogni cittadino e di ogni indagato per poter esercitare pienamente il diritto di difesa; non è un’anticipazione di condanna. Quindi, questo procedimento nei confronti della Barracciu è nella fase preliminare, il sottosegretario ha chiesto anche una accelerazione dei tempi; all’esito il governo valuterà se suggerire le dimissioni del sottosegretario”.
La svolta del Pd si consuma in meno di dieci minuti. Sempre in aula vuota. Sorda e sarda. I grillini non si ritengono soddisfatti e vanno all’attacco. A parlare stavolta è Nicola Bianchi: “Ma la Barracciu non si era fatta da parte perché non era eticamente corretto candidarsi dopo essere stata indagata per aver sperperato soldi pubblici? Ebbene sì: soldi pubblici. Si parla, nello specifico, di 33 mila euro di rimborsi di benzina. Facendo un rapido calcolo, si evince che corrispondono a circa 19.400 litri, l’equivalente che serve a fare il giro della terra per sette volte”. Ma non ci sarà nulla da fare. Gli indagati resteranno al loro posto, con la complicità di Ncd che non chiederà la loro testa per bilanciare il sacrificio di Gentile. Schifani si è premurato di precisarlo : “Noi siamo e resteremo garantisti”.
La costituzionalista Lorenza Carlassare sul sito di Libertà e Giustizia ricorda che il capo dello Stato avrebbe potuto impedire la nomina di inquisiti. Articolo 54 della nostra Carta: la garanzia dell’onore.
Non solo. Dalle 15 alle 16, il question time è stato illuminante per capire che cosa è diventato questo partito. Prima della Boschi, un deputato democrat, Matteo Mauro, vicinissimo al famigerato Penati, ha chiesto al ministro Lupi di fare in fretta per il Terzo Valico, quello da Rotterdam a Genova. E Lupi lo ha rassicurato. Ci sono 1,9 miliardi di euro in ballo. Quindi: “Il governo decide e gli enti attuano”. Senza fiatare. Indagati, affari, l’Italicum pasticciato. È una deriva infinita.
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