Tra il 1946 e il 1947 un’Assemblea costituente di 556 deputati lavorò per un anno e mezzo per scrivere e approvare la Costituzione italiana.
Oggi, dopo una riunione di quattro “saggi” della Casa delle libertà durata tre giorni e una seduta del Consiglio dei ministri, si cerca di far passare a maggioranza una riforma che stravolge la Costituzione e apre la via a soluzioni illiberali e pericolose.
Il capo del Governo e della Repubblica
Alcune di queste norme sviliscono i poteri attribuiti al Presidente della Repubblica facendo venir meno il suo ruolo di garante della Costituzione e dei cittadini. Alcuni suoi poteri fondamentali, come quello dello scioglimento delle Camere, passerebbero nelle mani del capo del governo rendendo di fatto il Parlamento uno strumento alla mercé del governo stesso. Una norma che
squilibrerebbe pericolosamente gli equilibri costituzionali
Giovanni Sartori
Una corte poco costituzionale
La riforma prevede un aumento dei giudici di estrazione politica e dunque una garanzia di democrazia in meno per i cittadini e una garanzia di potere in più per chi è al governo. Si tratta di un’aggressione a uno degli organi istituzionali più importanti, che rischia inoltre di rendere permanente il regime personale di chi ha il controllo assoluto dei mezzi di informazione.
“Regionalizza et impera”
Con il Senato federale e la devolution si trasferiscono alle Regioni tutti i poteri in materia di sanità e scuola. Avremo insomma venti sistemi scolastici e sanitari diversi, lo Stato italiano sarebbe frammentato e controllato da un solo potere, quello del capo del governo, a dominare la scena, o forse è meglio dire il palcoscenico.
L’Italia non è di una persona sola ma di 57 milioni
Libertà e Giustizia si impegna a sensibilizzare e informare i cittadini sulle attività di opposizione alla legge di riforma costituzionale svolte in Parlamento e oscurate dai media controllati dalla maggioranza. Libertà e Giustizia inoltre intende trasferire in Europa la preoccupazione dei cittadini per un tentativo di smantellare la struttura democratica del nostro Stato.
Perché la Costituzione si può ammodernare, ma non si deve ammazzare.
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