Se davvero Fini è sorpreso e arrabbiato, allora vuol dire che Berlusconi ha paura. Perché non può bastare la protervia padronale a spiegare la decisione di presentare un progetto ammazza processi come quello partorito dai cervelli giuridici del Pdl. Finora il Cavaliere aveva sempre preferito ricucire con gli alleati, ammantando con un consenso, magari fragile o superficiale, tutte le sue scelte. Se stavolta non l’ha fatto, significa che le inchieste mordono sul vivo e il rischio è tale da indurre Berlusconi a buttare a mare tutte le cautele.Adesso spetterà a Fini mostrare di che pasta è fatto. Nessuno si aspetta che il Presidente della Camera butti a mare il governo, ma che dica quello che pensa sì. E magari che smascheri qualcuno dei ragionamenti propagandistici di queste ore, quelli con cui Berlusconi pretende di far digerire al suo popolo una legge che salverà lui a spese di molti cittadini vittime di “illustri” incensurati come gli imputati nei processi Parmalat o Thiessen.L’argomento principe è che stiamo facendo quel che l’Europa ci chiede, e cioè rendere più veloci processi insostenibilmente lunghi. Dimenticando che in questi anni tutte le leggi sulla giustizia sono state volte a mettere zeppe negli ingranaggi processuali per favorire le manovre dilatorie degli imputati e dei loro difensori, tutti tesi a raggiungere la prescrizione. E adesso, dopo aver allungato a dismisura i processi si pretende di fissarne la data di scadenza? Ma via! C’è un limite anche alla dabbenaggine.
Speriamo che almeno Fini se ne renda conto.
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