“Non siamo preoccupati del fatto che arrivi un imprenditore e che voglia investire sul nostro giornale. Certo, è bizzarro che l’editore di Libero voglia essere anche l’editore de l’Unità”. Roberto Brunelli, del comitato di redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, non nasconde la tensione. “Il giornale è in vendita e la trattativa, secondo quanto risulta a noi giornalisti è piuttosto avanti – sostiene – per Mariolina Marcucci, invece, presidente del Cda della Nie, la società editrice, ci sarebbe solo un accordo preliminare”. Le voci sul possibile acquirente del quotidiano diretto da Antonio Padellaro si rincorrono da un po’. Prima era stata la volta di Massimo Moratti, ora tocca agli Angelucci, i re delle cliniche che editano il quotidiano di destra Libero diretto da Vittorio Feltri. Solo che questa volta la trattativa potrebbe concludersi entro Natale con un assegno di 25 milioni. La Marcucci non ha confermato, ma neppure smentito.Gli ottanta giornalisti dell’Unità sono in allarme soprattutto “per l’impatto che una situazione del genere finirebbe per avere sui lettori, sulla storia e sulla vita del giornale, anche per via delle mancate garanzie fornite sull’autonomia e sulla collocazione del quotidiano”. Convinti che “la salvaguardia di un giornale che è parte integrante del dibattito politico, del confronto culturale e di idee” non possa essere intesa “come in contrasto con la discontinuità dalla vecchia politica che dovrà segnare la nascita del Partito democratico”, lanciano un invito “al segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, all’onorevole Piero Fassino e al senatore Ugo Sposetti, rispettivamente segretario e tesoriere dei Ds, nonché ai vertici della Fondazione che dovrà gestire il patrimonio dei Democratici di sinistra”.
I giornalisti vogliono sapere la verità: “una realtà complessa e sensibile come un quotidiano, e a maggior ragione come l’Unità, così strettamente legata all’identità della propria storia, dei suoi lettori e dei suoi lavoratori, non può essere messa in vendita come un prodotto qualsiasi”. In attesa del possibile incontro, cdr e assemblea dei redattori fanno il punto. “La situazione del giornale è a posto, i conti sono in ordine, lo stato di crisi finisce a dicembre – dice ancora Brunelli del cdr – Noi giornalisti abbiamo fatto i sacrifici che ci sono stati richiesti, non ci sono state invece grandi iniziative della proprietà a sostegno del quotidiano. Il progetto industriale varato prima dell’estate è rimasto nel cassetto”. Intanto, si aspettano le risposte dei leader del centrosinistra; l’assemblea dei giornalisti ha indetto lo stato di agitazione. E se poi Veltroni, Fassino e Sposetti non dovessero farsi vivi, nemmeno con “risposte soddisfacenti” sui destini della testata, allora è pronto un pacchetto di sette giorni di sciopero.
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