La relazione del Prof. Scoppola è stata da tutti apprezzata e riconosciuta come un contributo estremamente ricco. Un contributo che guarda al futuro cercando nel passato le ragioni di speranza, senza nascondersi gli ostacoli e le difficoltà.
Vi è tra i tanti, nella relazione di Scoppola, un punto che salda i temi in discussione: la citazione dal libro di Bobbio “Il futuro della della Democrazia” che osserva come la democrazia spontaneamente non si alimenta e non è autosufficiente. Detto in altri termini, la democrazia è valore e programma. Oggi più che mai, nel XXI secolo, dinanzi alla società dei due terzi e alla sfida della globalizzazione.
Il cuore condiviso della relazione di Scoppola è il tema della crisi della democrazia e la speranza in una sua rigenerazione continua. Innervare la democrazia di nuove spinte etiche, di valori e di nuova partecipazione. Negli oltre venti interventi nessuno ha messo in discussione la possibilità e anche la necessità del PD, anche se non vanno sottovalutate le riserve e i dubbi.E’ stata posta politicamente la questione del nome e suggerita da taluni la preferenza per Partito dell’Ulivo. Sia in ragione di una maggiore capacità attrattiva, anche elettoralmente; sia in ragione della possibilità di accogliere sotto questo tetto (in un intervento si è parlato di uno sviluppo graduale da una forma più federativa ad una più unitaria) le varie articolazioni dei democratici che si sono definiti storicamente in Italia con varie specificazioni (liberali, socialisti, cattolici etc.).A questa propensione è stato risposto da molti altri interventi che l’idea del PD, al quale certo va mantenuto strettamente collegato il simbolo dell’Ulivo, costituisce la risposta attesa da moltissimi, a partire dai giovani.
E’ stato infatti detto che con il PD si tratta di dare un partito a chi non ce l’ha o non lo ha mai avuto.
Per completezza e per concludere sul punto, va segnalato che taluni hanno evidenziato come l’accento posto dalla relazione di Scoppola su cattolicesimo democratico e filoni socialisti nel senso lato vada necessariamente allargato, con maggiore evidenza, ad altre culture e filoni, sia quelli laici e liberali che quelli più recenti come l’ambientalismo.
Va infine registrato come una voce abbia dissentito sulla tesi di Scoppola che in Italia non si possa risolvere come è stato fatto in Francia, il rapporto tra cattolici democratici e socialisti.
Si è convenuto, quasi dandolo per scontato, che il PD deve essere unitario, aperto, plurale; quasi tutti gli interventi puntano l’attenzione sulla necessità di uscire da categorie vecchie per affrontare problemi nuovi. Il mondo è cambiato. Occorre una risposta nuova a problemi nuovi; non è possibile attardarsi su cose datate (cattolici, socialisti etc.) di fronte all’angoscia di giovani che sentono di non avere un futuro.
Più voci hanno convenuto come sia necessario, e propedeutico alla nascita del PD, un cambio dell’attuale sistema elettorale; chi proponendo il sostegno al referendum, chi evidenziando i limiti dello strumento referendario e auspicando invece che siano i partiti, in primis quelli fondatori del PD, ad attivarsi perché si arrivi ad un sistema elettorale adatto e consono agli obiettivi del costituendo partito.
Punto centrale della discussione è stato senz’altro l’approfondimento del concetto di “democrazia”, nella sua relazione con le nuove forme della modernità: si è fatto riferimento all’economia della conoscenza, al rapporto tra la tecnologia e gli sviluppi della scienza, alle nuove questioni etiche connesse a questi sviluppi.
Qualcuno ha posto il tema del senso del limite come nuovo orizzonte della laicità. Alcuni hanno sottolineato maggiormente i rischi e altri di più le opportunità. Il riferimento alla globalizzazione è stato costante e ripetuto.
In moltissimi interventi sono emersi con naturalezza i nostri valori di riferimento: libertà, uguaglianza, solidarietà, laicità. Ma anche la necessità di rileggere questi valori alla luce delle nuove realtà della globalizzazione.
E si è rilevato con forza come le donne, con tutti il portato della loro esperienza, debbano essere parte attiva e protagoniste del percorso fondativo.
Un altro punto sollevato criticamente dalla relazione di Scoppola è la questione relativa alla collocazione europea del partito. Vi è stato chi ha ritenuto insufficiente rinviare a dopo la scelta e chi, invece, ha ritenuto che non si debba rinunciare alla speranza che in Europa il PD lasci il segno e contribuisca a modificare l’assetto complessivo che non è già più quello del passato (come segnala l’evoluzione in senso nettamente conservatore del PPE).
Nel corso del dibattito sono emersi molti altri elementi che riguardano i contenuti programmatici e la forma del partito; elementi che intersecano i temi delle altre due relazioni e sui quali si concentreranno i report successivi.
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