Giustizia, la riforma “epocale” di B.

Si parte dall’inizio: il Titolo IV, parte II, della Costituzione, quello dedicato alla Magistratura nella riforma “epocale” disegnata dal ministro Angelino Alfano cambia persino nome. Da  La Magistratura, come prevede la nostra Costituzione, diventerebbe La Giustizia. Separazione delle carriere, doppio Csm, azione penale non più obbligatoria, ma calmierata dal governo, responsabilità civile dei magistrati e maggiore autonomia della polizia giudiziaria che si vedrebbe affidata l’iniziativa di avvio delle indagini, sono tra i punti cardini cui vanno aggiunti, tra l’altro, quasi come corollari, il fatto che il pm non potrà più appellarsi alla sentenza, se questa è di assoluzione, e il nuovo ruolo oltre che i nuovi poteri del ministro della Giustizia.

La riforma della Giustizia firmata dal ministro Alfano

La discussione, partita il 3 maggio, dovrebbe arrivare al primo voto entro luglio, secondo la tabella di marcia del ministro. Ce ne vorranno altri tre se le letture procederanno senza intoppi.  Poi, sarà la volta del referendum.

Libertà e Giustizia che il 21 febbraio  ha lanciato l’appello La riforma della Giustizia non la fanno gli imputani (né i loro avvocati!) seguirà i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia che a Montecitorio lavorano insieme su questo ddl, e poi dell’Aula, annunciando fin da ora la raccolta di firme per un possibile referundum contro questo progetto di legge che non riforma il sistema a favore dei cittadini, ma ha l’unico scopo di lenire le ossessioni giudiziarie di un presidente del Consiglio che non esita a stravolgere la Costituzione e ad attaccare la Corte costituzionale per risolvere i suoi personali guai giudiziari.

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