È caduta la maschera

05 Dic 2013

La Corte Costituzionale ha finalmente messo il suo sigillo giuridico su ciò che i cittadini italiani sapevano da anni: che la legge elettorale escogitata dalla destra berlusconian-leghista per sabotare il sistema democratico è contraria ai principi costituzionali e dunque illegittima. Leggi l’intervista su Fatto Quotidiano al giurista Gianluigi Pellegrino “Il Parlamento va sciolto ora”

noporcellumLa Corte Costituzionale ha finalmente messo il suo sigillo giuridico su ciò che i cittadini italiani sapevano da anni: che la legge elettorale escogitata dalla destra berlusconian-leghista per sabotare il sistema democratico è contraria ai principi costituzionali e dunque illegittima. Si può dire che è tale strutturalmente, volutamente, in quanto nata per privare gli elettori della possibilità di selezionare i candidati al Parlamento e mettere la loro nomina nelle mani di pochi capipartito.
I cittadini italiani avevano già anni fa chiesto un referendum abrogativo di questa legge e LeG era stata in prima fila sin dal 2010 denunciando questa grave anomalia e mobilitandosi per la richiesta di referendum. Referendum inopinatamente dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale, forse a ciò indotta dalla speranza che intervenisse il Parlamento a sanare la situazione. Come sappiamo, così non è stato: da anni ormai assistevamo ad una “melina” scandalosa, in cui nessuna forza politica, per ragioni di tattica, tornaconto, pigrizia mentale, ha veramente perseguito l’obiettivo di dotare il paese di una legge elettorale decente.
La decisione della Corte Costituzionale dunque fa più che accertare l’illegittimità del Porcellum: essa accerta l’impotenza e l’ignavia dell’intera classe politica che abita oggi Parlamento e governo. Si tratta peraltro di una mera conferma: è sufficiente vedere quali sono i temi che ne hanno dominato l’attenzione in questi mesi – la decadenza di Berlusconi, l’IMU – per arrivare al medesimo impietoso giudizio. E’ sufficiente prendere il tram al mattino, entrare in un bar o girare per una città del sud per rendersi conto che i cittadini italiani non provano per il dibattito politico, così come è loro proposto ogni giorno da molti mesi, il minimo interesse e invocano invece attenzione per le condizioni di vita del paese, per la mancanza di lavoro di cui soffrono i giovani, per l’assenza di gestione della cosa pubblica che affligge intere aree dell’Italia, per la corruzione e la disonestà amministrativa contro cui ci si scontra ogni giorno.
Su questo, tocca assistere a declamazioni fasulle, a futili rassicurazioni cui non crede nessuno, e che suscitano il velato disprezzo persino delle autorità comunitarie.
Ciò che spaventa oggi non è solo il problema se il Parlamento eletto con il Porcellum debba considerarsi, a valle della decisione della Consulta, delegittimato; ancor prima – e ancora di più – spaventa l’assenza, nel governo e nel Parlamento, ma anche in molte amministrazioni locali, della capacità di affrontare i problemi del paese: di affrontarli concretamente, mettere insieme persone, cercare soluzioni, confrontarsi con le difficoltà, correre rischi, perseguire obiettivi misurabili. La percezione che si ha invece è di una classe politica che, nella sua grande maggioranza, evita i problemi, gira su se stessa, si arrovella su quisquilie tattiche e di schieramento, e quale ultima risorsa cerca di ingannare i cittadini e i propri referenti in sede comunitaria. In una parola, non sa che fare e rifiuta di prendere consapevolezza dei propri limiti.
Certo, in un quadro di così diffusa e radicata sfiducia dei cittadini verso la politica, la decisione della Consulta ha un impatto devastante. Forse qualcuno tenterà di ridurne la portata, di minimizzare, ma si tratterebbe di impresa vana: nella coscienza del paese è ben chiaro che alla delegittimazione nata dall’inadeguatezza si è aggiunto il marchio dell’illegittimità costituzionale.
Due sole consolazioni: la prima e più importante è che quelli stessi che ci hanno imbonito con la presunta necessità di modificare la Costituzione sono smascherati nella loro mancanza di legittimazione e devono modificare anzitutto se stessi. Con buona pace delle infinite chiacchiere sulle “riforme”, da anni oggetto di confuse declamazioni, in effetti alibi per non volgersi ad affrontare la dura realtà di gestire un paese ormai al collasso.
La seconda è che al Porcellum ha finalmente posto fine l’iniziativa di un meritevole privato cittadino, che ha dato impulso alla decisione della Corte: un nuovo esempio di come le minoranze consapevoli e coraggiose possono cogliere risultati di grande valore per tutti.

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