Onida: il referendum Passigli ottimo stimolo contro il Porcellum

04 Lug 2011

Il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, che siede nel consiglio di Presidenza di LeG, interviene nel dibattito sulla legge elettorale. Favorevole a un’iniziativa referendaria per tornare al Mattarellum, trova però la proposta “Passigli” meritevole di appoggio

L’iniziativa del referendum Passigli merita a mio avviso appoggio. Vedo che si riparla anche di una iniziativa referendaria per tornare al Mattarellum, e andrebbe bene anch’essa, ma ho l’impressione che sia molto più a rischio di inammissibilità che non quella Passigli.

Ciò che non mi pare condivisibile è l’opposizione ideologica di una parte del centro sinistra al referendum Passigli perché sfocerebbe in un sistema proporzionale. Si può benissimo ritenere che sia meglio un sistema del tipo uninominale a doppio turno alla francese. Ma quel che mi pare certo è che si deve schiettamente dissentire da chi, in nome del bipolarismo, arriva a preferire la legge Calderoli , che premia non la maggioranza, ma la minoranza  la quale riesce ad avere un voto in più delle altre.

Con questo mito dei “cittadini che scelgono il Governo” ci terremo a tempo indeterminato le coalizioni fatte per vincere, non per governare (bene).

Diciamolo chiaro, l’attuale situazione produce dei guasti che, nella realtà italiana, sono gravissimi:

a)  esalta la competizione a due, e dunque la creazione e il mantenimento anche artificiosi di due schieramenti che trovano la loro ragione di vita non nei programmi che dovrebbero attuare per il bene del paese, ma nello scontro con “gli altri”;

b)  approfondisce artificiosamente le contrapposizioni, così che sembra che non ci possa più essere un terreno comune e non possano più esserci obiettivi comuni  condivisibili e condivisi anche da partiti fra loro avversari; invece, specie in tempi di crisi, non si può escludere a priori l’utilità di periodi di “grande coalizione”

c)  “costringe” gli elettori a scartare ipotesi mediane, compromessi (se non fra alleati) e simili, in nome dell’ “o di là o di qua”;

d)   fa sì che il dibattito politico si incentri sul problema delle coalizioni (con chi governare) anziché sul merito dei problemi (come governare);

e)   ostacola una discussione seria sul merito dei problemi, perché ogni posizione viene sostenuta o avversata in nome delle esigenze di schieramento

f)    provoca o esalta i leaderismi, i cesarismi, gli “uomini soli al comando” , e i populismi di ogni tipo (con un altro sistema Berlusconi avrebbe buttato la “bomba” dell’abolizione dell’ICI prima casa, con tutto il seguito di crisi della finanza locale?).

Le obiezioni di chi teme ritorni a forme più proporzionalistiche le conosciamo: i compromessi parlamentari, il potere di ricatto dei piccoli partiti ecc. Come se gli stessi inconvenienti non si producessero anche nel sistema attuale,  con il potere di ricatto dei partiti che entrano nelle coalizioni (vedi Lega), quando si creano le coalizioni e dopo, in Parlamento, con  le giravolte di singoli parlamentari alla Scilipoti, ecc.

La realtà è che la politica di un paese non sopporta di essere per forza costretta in uno schema bipolare astratto: il bipolarismo sano è frutto di una realtà e di un sistema politico, non della decisione sulla carta degli ingegneri istituzionali .

Conclusione: la battaglia per far condannare dagli elettori, con un referendum, la legge Calderoli, in un clima in cui il sistema dei partiti mostra di non essere assolutamente in grado di farlo (e anzi se la tiene stretta), è sacrosanta. Chi l’avversa sacrifica un obiettivo politico praticabile e desiderabile a un ideologismo astratto. Mi dispiace per gli amici come Ceccanti o Segni, ma queste cose bisogna ben dirle.

Oltre tutto si sa che, se c’è uno strumento che talvolta riesce a far smuovere i partiti parlamentari, convincendoli a prendere delle iniziative e a fare delle scelte, questa è la pendenza di un procedimento referendario. Se non altro come stimolo, il referendum Passigli è un’ottima arma.

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