L’incontro fra studenti, professori, cittadini sul fronte della università è un primo passo nella ricostruzione del nostro Paese. Ancora una volta, gli italiani di buona volontà devono ricominciare da capo. E lo faremo. Con la consapevolezza che tutto deve cambiare davvero e che l’università, come è oggi, non ci piace: diseguaglianza di opportunità e clientelismo la rendono più un centro di potere che un centro di sapere. Da qui si parte, da questo primo passo. No alla Gelmini, e avanti! Firmare l’appello di Umberto Eco e Gustavo Zagrebelsky, di Paul Ginsborg e di Salvatore Veca ci fa sentire tutti parte di questo progetto di rinascita e di speranza per il futuro.
Appello non attivo
BASTA CONTINUARE A FARE CRESCERE LE SCUOLE PRIVATE E FARE MORIRE QUELLE PUBBLICHE!
liberté, égalité,fraternité et université libre pour tous
Non è solo una questione economica e di tagli alle risorse. In gioco ci sono le condizioni di vita, di lavoro, di studio, di libertà e di uguaglianza di opportunità. Firmo l’appello perchè lavoro e sapere debbono stare insieme per lottare contro la disumanizzazione del lavoro e del sapere che riducono l’uomo e la donna ad oggetto e merce di scambio.
Quando uno stato che incanala gli indirizzi culturali dei suoi cittadini non è uno stato democratico. Uno stato che non investe e non favorisce la ricerca non è democratico. Uno stato che non sostiene la Cultura e non difende il suo patrimonio artistico non è democratico. Uno stato che non si preoccupa che il 30% dei suoi giovani non trova lavoro o non lo cerca non è uno stato democratico. Sto scrivendo dell’Italia?