Scendere in campo

15 Giu 2010

Cominciamo dal’inizio: dalla “discesa in campo”.
Nella famosa videocassetta (ah, se si fosse riflettuto di più e meglio sullo strumento usato, simbolica sintesi ed evocazione del conflitto di interessi che tante devastazioni continua a perpetrare !) il futuro Premier annuncia agli italiani, già da per lo meno 14 anni in “cura” Fininvest-Mediaset, che “scende” in politica.
Ovviamente per “amore del mio paese”. Un disinteressato e gravoso sacrificio. Un servizio, un dovere.
Da lì, come è successo altre milioni di volte, per studiatissime frasi e singole parole, modelli comportamentali e ripetute “scenografie” miranti a stravolgere, manipolare capacità di pensiero e linguaggio, desideri e paure riducendo l’immaginario collettivo a copia e passiva ricezione di imput, “scendere” in politica ripetuto pappagallescamente da figuranti prezzolati e opposizione afasica, confusa o complice, è diventato un incastro imprescindibile della bolla che ci stringe.
Per Sartori la politica è “la sfera delle decisioni collettive sovrane”. Per cervelli di prim’ordine , nella storia del pensiero è stata tensione, ricerca, fatica. Anche dolorosa.
Lui “scende”. E nessuno a chiedergli, neppure ironicamente, studiata la ”biografia”:
“Da dove? ”

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