Il giudice non ha nome, è la voce della Giustizia dello Stato, separata e indipendente rispetto al potere esecutivo e al potere legislativo. Tale principio è alla base della costruzione democratica e costituzionale del nostro Stato. Per questo sono preoccupanti i ripetuti attacchi alla Magistratura italiana, esercitati anche nei confronti di singoli magistrati, sottoposti a crescente pressione politica e mediatica.
È inaudito che un Presidente del Consiglio, nell’esercizio delle sue funzioni, attacchi un magistrato indicandone nome e cognome, come se un atto giudiziario dello Stato italiano costituisse una minaccia o un attacco individuale. Se ogni avvocato che perde una causa o che subisce un provvedimento giudiziario iniquo si esprimesse in tal modo, vivremmo nel caos, sino alla sovversione della convivenza civile e democratica.
In caso di provvedimento giudiziario iniquo, non condiviso o anche sbagliato, l’avvocatura italiana si limita a impugnare il provvedimento sulla base delle regole del sistema giudiziario e a contestarlo nelle sedi previste dalla legge, con esisti positivi ove la contestazione sia fondata. Certamente è possibile esprimere un’opinione nei confronti di atti della magistratura, ma non attaccarla, minacciarla o delegittimarla, tantomeno indicare individualmente per nome i singoli giudici, nell’esercizio di un altro potere dello Stato, indipendente rispetto a quello giudiziario.
Qualsiasi avvocato sarebbe soggetto a sanzioni per una condotta analoga.
Inoltre gli attacchi alla Magistratura distolgono l’attenzione dei cittadini dal fatto in sé, oggetto del provvedimento giudiziario, che hanno il diritto di conoscere, ovvero che lo Stato italiano non ha eseguito e non ha rispettato un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale. Se tale errore è stato commesso anche da altri Stati da cui il criminale libico è transitato in precedenza, questo non toglie nulla all’evidenza che l’Italia non ha rispettato un mandato d’arresto internazionale e ha fornito a un cittadino libico soggetto a mandato d’arresto internazionale un volo di Stato, pagato con soldi pubblici dei contribuenti italiani.
È corretto che i cittadini siano informati del fatto oggetto del provvedimento giudiziario senza assistere ad attacchi passibili di essere interpretati come istigazioni all’odio nei confronti di singoli magistrati, del tutto illegittimi sulla base del nostro sistema democratico e costituzionale.