Comunicato di Libertà e Giustizia, 30 aprile 2024
Abbiamo assistito alla cancellazione di un intervento di Antonio Scurati dalla trasmissione RAI nella quale avrebbe dovuto prendere parola in occasione del 25 aprile; alla messa in onda di una puntata di Porta a porta in cui il diritto all’aborto veniva discusso da sette intervistati, tutti maschi; a monologhi privi di contraddittorio; alla progressiva sostituzione di giornalisti e opinionisti non allineati. Non si tratta solo degli ennesimi episodi di mala gestio del servizio pubblico radiotelevisivo, divenuto da tempo terreno di occupazione dei potenti di turno e dei loro servitori, ma di una sistematica opera di omologazione dello spazio informativo che tende, anche tramite episodi di aperta censura, a far scomparire il pluralismo.
L’assalto ai posti di comando della RAI viene attuato in palese inosservanza della normativa nazionale e comunitaria che, inutilmente ripetuta, invoca valori di indipendenza, autorevolezza e professionalità, irrisi nel concreto assetto di ciò che ci viene quotidianamente propinato dall’emittente di Stato. La pluralità delle voci, la qualità dell’informazione, la finalità culturale del servizio pubblico radiotelevisivo sono valori resi marginali, perseguiti da pochi coraggiosi che sanno di mettere a rischio la propria posizione lavorativa; da tempo, e oggi più che mai, i governi considerano la RAI uno strumento a propria disposizione per conformare l’opinione pubblica, imbandire la propria costruzione della realtà, propagandare politiche in assenza di contraddittorio.
Il tradimento della funzione del servizio pubblico è evidente: i potenti di turno non distinguono tra sé – temporanei detentori del potere politico – e il paese; tra i propri interessi e il diritto dei cittadini ad accedere a una pluralità di opinioni e fonti affidabili. Ancor meno viene rispettata la fondamentale funzione dell’informazione – e del servizio pubblico in particolare – a operare come controllore del potere politico.
Questo restringimento dello spazio informativo e della libertà di espressione non può più essere tollerato. La RAI ha motivo di esistere solo se si pone al servizio dei cittadini e del loro diritto a fruire di un’informazione affidabile, indipendente e pluralista, come stabilisce, da ultimo, il Regolamento UE 2024/1083, che istituisce un quadro comune per i media nel mercato interno e si propone di armonizzare le normative nazionali che, oltre ad essere difformi tra loro, non garantiscono livelli adeguati di pluralismo e indipendenza editoriale.
Alla luce del Regolamento – il quale dispone che i membri dei consigli di amministrazione dei fornitori del servizio pubblico non debbano essere influenzati da interessi governativi, politici, economici o privati – risulta evidente l’inadeguatezza della situazione. Gli stessi valori di auspicabile indipendenza e obiettività degli amministratori del servizio pubblico sono stati affermati nelle pronunce della Corte Costituzionale e, purtroppo, mai applicati nella pratica. L’emanazione del Regolamento 2024/1083 rappresenta un’occasione per fermare l’abuso della RAI da parte del potere politico e per restituire ai cittadini l’informazione pluralista che deve essere garantita da un’emittenza pubblica democratica.
Ci uniamo dunque alla richiesta di Articolo 21 e altre associazioni per il ripristino della legalità costituzionale nei sistemi di nomina dei componenti del cda Rai, e perché venga anticipato l’adeguamento al regolamento dell’Unione Europea (EMFA), affinché i costituendi organi di vertice della RAI non si trovino in posizione di illegittimità anche nei confronti delle norme europee.