Insieme a decine di associazioni, anche Libertà e Giustizia aderisce e partecipa alle mobilitazioni della società civile contro i Centri di Permanenza per il Rimpatrio, un luogo di detenzione a fronte di un reato amministrativo.
In particolare il CPR di Milano era stato oggetto di numerose denunce nei confronti della società che lo gestiva, accusata di tenere gli immigrati in “condizioni disumane“. Lo scorso dicembre era stato commissariato e affidato a una gestione temporanea.
Ieri, 11 aprile, è arrivata la notizia della sua chiusura, seppure annunciata per un breve periodo in cui verranno eseguiti lavori di ammodernamento e ampliamento.
Le denunce sul CPR di via Corelli, come luogo di violazione dei diritti e della dignità, sono di lunga data. La prima grande manifestazione di protesta si era svolta nel capoluogo lombardo il 29 gennaio 2000: c’erano anche il Premio Nobel per la letteratura Dario Fo e Franca Rame. Il 10 gennaio, il Corriere della Sera aveva pubblicato un reportage dall’interno scritto da Fabrizio Gatti: il giornalista si era finto un immigrato senza documenti, di origini curde, ed era riuscito a farsi rinchiudere in quello che allora aveva una diversa denominazione – Centro di permanenza temporanea e di assistenza e di esecuzione della misura – ma le stesse caratteristiche di oggi.
Il container della perquisizione è gelido come il capannone, ma soprattutto sporco. Un agente apre la finestra. “Che fai? – gli chiede il collega -. Questi si devono spogliare”. “Sì, ma puzzano”, è la risposta.
Fabrizio Gatti, Corriere della Sera, 19 gennaio 2000
L’ultima manifestazione contro via Corelli, e contro tutti i CPR, si è svolta lo scorso 6 aprile, sempre a Milano. Pochi giorni prima, durante una visita di controllo istituzionale, Roberto Maggioni di Radiopopolare era entrato e aveva raccolto le voci dei detenuti. Qui il podcast del reportage.
Riccardo Tomba, presidente del Naga, associazione impegnata dal 1987 per i diritti dei cittadini stranieri e contro ogni discriminazione, ha commentato positivamente la chiusura di Corelli anche se, come ha detto lui stesso “Sappiamo bene che si tratta di una chiusura annunciata come solo temporanea, e che rimangono intatte le norme e le prassi che delineano la criminale non-gestione del fenomeno migratorio. Ma dopo anni di faticosissimo e spesso sotterraneo lavoro, fatto di contatti, ricerche, denunce, mobilitazioni, nell’esprimere gratitudine a tutte le persone che in questi anni hanno dedicato tempo, energie e passione a questo obiettivo, non possiamo che rallegrarci che si faccia finalmente un passo nella giusta direzione”.