Urbinati. La UE ha bisogno di regimi autoritari per governare le sue frontiere

21 Lug 2023

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Condividiamo l’articolo di Nadia Urbinati, membro del Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia, pubblicato sul Domani del 20 luglio 2023.
L’Unione Europea è nata con l’ambizione di realizzare l’ideale universalista di difendere la pace mediante la libertà. Un’utopia che ha attraversato il pensiero occidentale dall’antichità classica e ha trovato la più compiuta sistemazione morale e giuridica con Immanuel Kant e Hans Kelsen. La democrazia (per Kant il “governo costituzionale”) ispira relazioni di fiducia e di cooperazione perchè è governo della legge che opera sotto l’occhio vigile e libero dell’opinione dei cittadini. La politica come rendicontazione. In prospettiva, questo debilita i poteri arbitrari e crea una rete di relazioni internazionali nella quale i tiranni saranno meno liberi di esercitare imputemente il loro potere. La democrazia costituzionale dentro gli stati facilita relazioni tra gli stati basate sul diritto. Questa non è una favola bella e lo stesso interesse economico vi contribuisce.
Probabilmente questa filosofia riposava su un assunto non detto: l’equilibrio demografico, anzi la sottopopolazione del globo. Da Locke fino a Kelsen, l’idea era che le risorse del pianeta bastassero comunque per i suoi abitanti. Con la crescita economica del secondo dopoguerra e la globalizzazione, questo assunto decade. Che ne sarà dell’ideale della pace attraverso la libertà in un globo iperpopolato?
Prendiamo il caso dell’immigrazione, che maggiormente mette sotto stress le ambizioni delle nostre democrazie, che fanno accordi con paesi non-democratici o autoritari al fine di “governare i flussi migratori”. E’ come se le democrazie avessero bisogno di essere circondate da non-democrazie per riuscire a proteggere se stesse. Questo è un vulnus della filosofia sulla quale è nata l’Unione Europea.
Nel 2017, il governo a guida Paolo Gentiloni (con il ministro Marco Minniti) siglò accordi con i maggiorenti libici perchè si occupassero di “contrasto all’immigrazione clandestina”. Poi fu la volta del governo “tecnico” di Mario Draghi (con il ministro Luigi Di Maio) che fece accordi sia con la Turchia sia con la Libia, impegnandosi a finanziare le attività di contenimento dei flussi ai confini sud, con il Ciad e il Niger da dove provenivano i migranti dell’Africa Subsahariana. Oggi Giorgia Meloni persegue la stessa politica e fa accordi con la dittattura tunisina: le stesse parole e gli stessi obiettivi dei governi di centro sinistra e “tecnici” che l’hanno preceduta.
Chiediamoci se questo tipo di accordi per “fermare l’immigrazione” sarebbero possibili con paesi democratici. Non lo sarebbero. Ciò significa che, oggi, l’Unione Europea ha quasi bisogno di essere circondata da paesi non democratici che facciano i cani da guardia delle sue frontiere. Si tratta del rovesciamento del principio kantiano, della svolta verso un’Europa nazionalista con l’ausilio di paesi non democratici. Possono i democratici accettare il declino dell’ideale universalista?

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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