Storia del 900/Quando la piccola Sandra Bonsanti faceva i compiti con Gadda

27 Luglio 2020

Silvia Truzzi

È in una gelida villa di Fiesole, di proprietà di una ricca signora d’America scappata prima della guerra, che la famiglia di Alessandra si trasferisce nel ’45, in cerca di una nuova serenità dopo gli orrori della guerra. I bambini, abituati a correre verso i rifugi per sfuggire alle bombe, scoprono l’infanzia fra ulivi e limoni. È il tempo di nuove corse affannate, ma sono scorribande gioiose, su e giù per la collina, scavalcando muri di cinta. Un bel giorno, poi, arriva anche la scuola.

La matematica non è il mestiere di molti, nemmeno di Alessandra, nemmeno della sua mamma. Che una domenica, di fronte a un problema di aritmetica, si arrende e dice alla figlia: “Chiedi a tuo padre”. Papà Alessandro, letterato e scrittore, passa a sua volta la palla all’amico che gli sta di fronte: “Chiedi a Carlo Emilio, che è ingegnere”. E in men che non si dica Gadda risolve il problema. Senonché il giorno dopo la maestra lo boccia con un grande fregio rosso a tutta pagina. “Non ho sbagliato, non è possibile, mi ha aiutato Carlo Emilio Gadda”, protesta la piccola. La maestra insiste e non si accorge di dirne una davvero grossa: “Non so chi sia questo Gadda, ma so che il problema è tutto sbagliato”.

Possibile che l’ingegnere non sapesse risolvere un problema da scuola elementare? No, e infatti a casa la questione viene liquidata così: “Avrà sbagliato la maestra”. Quello che abbiamo appena raccontato è uno dei mille aneddoti di un meraviglioso libro da poco sugli scaffali – Stanotte dormirai nel letto del re, Archinto – in cui Sandra Bonsanti, (giornalista e presidente onorario di Libertà e Giustizia, raccoglie i ricordi della sua infanzia, nella Firenze degli anni Quaranta.

Il memoir è dedicato ai suoi genitori: al papà Alessandro – intellettuale, scrittore, fondatore e direttore della rivista Letteratura – e alla mamma Marcella. Attorno un gruppo di formidabili amici: Eugenio Montale, Giovanni Comisso, Elio Vittorini, Giorgio Bassani, Filippo De Pisis, la famiglia Rosselli, i Ginzburg. Ma queste pagine sono soprattutto un viaggio nella storia straziata del Novecento, quando arriva il Fascismo e “l’interregno affidato alla letteratura venne trasformandosi sempre più in una lotta strettamente politica che la escludeva”, come scrisse Alessandro Bonsanti, raccontando la decisione di prendere la tessera per continuare a far sentire la voce della cultura.

Letteratura (rivista culturale da lui fondata ndr) nasce sotto i peggiori auspici, nel 1937, a causa di estenuanti trattative con la censura del regime; il posto d’onore però è riservato a Gadda, alle pagine impervie de La cognizione del dolore. Un passo di un taccuino di Bonsanti riassume in poche righe la grandezza dell’Ingegnere bocciato dalla maestra di Sandra. “Si dice, tante volte: vorrei arrivare per la prima volta da turista in questa città dove sono nato e dove abito da sempre, e sappiamo che è un desiderio irrealizzabile. Purtroppo, un Gadda inedito non potremo mai conoscerlo, noi che venimmo su con lui e ne delibammo, parola per parola sul loro nascere scritti e idiosincrasie”.

Purtroppo molto del carteggio con Gadda (e Contini) finisce in una caldaia, nei giorni dopo l’8 settembre: un falò acceso dopo che i Bonsanti erano stati avvisati di una perquisizione. Qualcuno li aveva traditi; non un estraneo, qualcuno nella cerchia degli intellettuali del Gabinetto Vieusseux che Alessandro Bonsanti dirigerà per quattro decenni, ma chi? Un famoso poeta, scrive l’autrice, di cui il padre scoprì il nome dopo la guerra, senza mai rivelarlo a nessuno. Di certo sappiamo solo che non fu Montale. Ci sono molte voci in Stanotte dormirai nel letto del Re (non è una filastrocca, ma un fatto vero) che, per certi versi, è un libro corale, tante sono le testimonianze estratte dall’archivio della memoria e dagli archivi reali.

Ma è l’alternanza degli sguardi della stessa autrice sulle vicende familiari a renderlo così prezioso: ci sono gli occhi della bimba che scambia per giochi i sotterfugi a cui il regime sottopone i genitori, e restano pieni d’incanto nonostante le parole terribili e sconosciute (“perquisizione”, “rastrellamento”) con cui l’infanzia viene violata; ci sono gli occhi attenti della giornalista, che quando si trova a intervistare personaggi come il generale Clark, che era stato comandante in capo della quinta armata, ricompone i pezzi della grande Storia insieme ai tasselli delle vicende familiari.

Nel puzzle ci sono anche tracce dell’ebraismo italiano, visto che mamma – nata Del Valle Marcella e trasformata in Bonatto Giselda da una carta d’identità falsa, procurata da Bassani – era ebrea. Il nonno Giorgio accolse le leggi razziali con apparente tranquillità convinto com’era che fossero “le solite leggi fasciste”, promulgate ma poi non applicate, rivendicando con orgoglio la propria italianità. I nonni morirono di vecchiaia nella loro casa, anche perché Bonsanti li fece ‘sparire’, intestandosi tutte le utenze. Alla sorella della nonna andò peggio: fu fucilata ad Auschwitz, lo stesso giorno del suo arrivo.

 

*Nell’immagine l’Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti – Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux

 

Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2020 

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