Pasquino, M5S-Lega, prima si tratta e poi si governa assieme

03 Aprile 2018

“Ci vorrà tempo”. Ma il tempo, in questi casi, aiuta. Cambia gli umori di eletti e elettori, fino a rendere possibili scenari che sembravano irrealizzabili. Ne è sicuro Gianfranco Pasquino, politologo e Professore Emerito di Scienza politica nell’Università di Bologna. Chiuso l’accordo sulle presidenze delle Camere, c’è chi adesso dà per certo un’intesa tra Lega e Movimento 5 Stelle anche per la formazione di un governo.

Professor Pasquino, secondo lei si arriverà a un’intesa?

Le presidenze delle Camere e il governo sono due partite separate, ma il risultato della prima mi fa pensare che Lega e 5 Stelle arrivino alla seconda con qualche vantaggio in più. In questo momento però credo che i giochi non siano fatti. Dovessi dire una percentuale, sarebbe un 50 e 50.


Ma a Salvini e Di Maio converrebbe? Non perderebbero parte del proprio elettorato?

I passaggi di questa trattativa non sono banali, servirà un po’ di tempo. Ma più tempo passa e più sarà facile accettare un accordo. E non dimentichiamo che le basi condividono una forte critica alla politica tradizionale, quella che ha dimenticato parti del Paese che Lega e 5 Stelle hanno saputo intercettare.

In ogni caso Salvini dovrebbe rinunciare a Berlusconi.

Non credo che i 5 Stelle accetterebbero mai di stare con Berlusconi. Se facessero un governo con Forza Italia, gli elettori grillini sarebbero sconvolti, oltre che molto preoccupati. Dopo tutto quello che gli hanno detto in questi anni – spesso a ragione – non se lo possono permettere. Anche perché sono stati determinati per la sua ultima sconfitta politica, con il veto su Paolo Romani alla presidenza del Senato.

Nei programmi di Lega e 5Stelle però ci sono parti poco conciliabili.

Mi sembra che i 5 Stelle abbiano un po’ alzato il piede dall’acceleratore sul tema del reddito di cittadinanza, così come la Lega potrebbe rinunciare alla flat tax. Una discriminante sarebbe il tema dell’Europa: se il Movimento accettasse una linea più sovranista, dovremmo aspettarci una reazione da parte degli organismi internazionali. A questo si collega la gestione dell’immigrazione, su cui comunque i 5 stelle mi sembrano più malleabili rispetto a Salvini. Detto questo, è evidente che un programma comune nasca dai negoziati: sforbiciate, copia incolla, compromessi.

Entrambi i leader dovrebbero rinunciare a fare il premier?

Salvini credo abbia meno problemi. Di Maio alla fine potrebbe anche farsi da parte, condividendo la scelta di una terza persona con il leghista.

Ci sono alternative, se non il ritorno al voto?

No, se il Partito democratico rimarrà ancora seduto sulla riva del fiume ad aspettare. I cadaveri dei nemici non stanno passando: passano soltanto gli elettori che chiedono conto di questo immobilismo.

I dem sperano che Lega e M5S vadano a sbattere.

Mi pare difficile che si schiantino, perché l’intesa potrebbe anche non valere per tutta la legislatura e non è detto che gli elettori valutino in maniera negativa quanto faranno Lega e 5 Stelle. Il Pd fa opposizione a un governo che non esiste. Forse sperano che durante le consultazioni possano tornare in gioco, sempre che allora siano ancora vivi. Non è vero, come continuano a ripetere i dem, che gli elettori li hanno mandati all’opposizione: gli elettori hanno bocciato gli ultimi governi.

Occorre superare Renzi?

Anche in questo caso serve tempo, anche perché gran parte del partito è lì grazie a Renzi e ancora non se la sente di mollarlo. Non credo manchino le persone capaci di prendere in mano il cambiamento, manca solo un po’ di coraggio.

il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2018

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