“Un oggetto politico non identificato”: così Jacques Delors – uno dei più noti protagonisti del processo di integrazione, già presidente della Commissione europea – definiva l’Europa istituzionale. A ben guardare, in effetti, l’Unione non è una federazione, né tanto meno un super stato, ma non assomiglia neanche ad un’organizzazione internazionale classica. È piuttosto un unicum, un esperimento istituzionale che, ad oggi, decide più del 75% delle norme e degli atti che riguardano molto da vicino le nostre vite quotidiane. Il 25 maggio urne aperte, in Italia, per eleggere i 73 europarlamentari spettanti al nostro paese dei 751 membri totali del Parlamento europeo. Una scelta importante se pensiamo che chi ci rappresenta a Strasburgo avrà il compito di legiferare per i prossimi cinque anni. Ma sappiamo veramente cos’è e di cosa si occupa il Parlamento europeo? Molte cose sono cambiate dalla nascita, nel 1952, dell’Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio o, nel 1958, dell’Assemblea parlamentare della Comunità economica europea, concepita, allora come organo (solo) consultivo. Oggi l’Europarlamento è profondamente mutato dalla sua forma originaria, rappresenta un organo centrale dell’attività politica europea e svolge importantissime funzioni. Anzitutto quella legislativa: il Parlamento – insieme al Consiglio dell’Ue – discute e approva gli atti legislativi europei. Le due istituzioni, infatti, sono in piano di (quasi) perfetta parità nell’ambito della cosiddetta “procedura legislativa ordinaria”.
Sempre più numerosi, nel corso del tempo (e soprattutto grazie al Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009), i settori di competenza dell’Europarlamento, dal mercato unico alla giustizia, passando per l’immigrazione, la tutela dei consumatori, i trasporti, la ricerca, nonché l’ambiente e l’energia.
Ma l’emiciclo di Strasburgo svolge anche una rilevante funzione di controllo politico sull’operato delle altre istituzioni dell’Unione, Commissione e Consiglio: i deputati possono chiedere ai commissari europei di riferire in aula su questioni rilevanti, nonché istituire speciali Commissioni di inchiesta e rivolgere al Consiglio specifiche interrogazioni.
Altro potere – anch’esso condiviso con il Consiglio dell’Ue – è quello dell’approvazione del bilancio annuale dell’Unione, ossia l’individuazione e la modifica di capitoli di spesa, che in alcuni casi, producono significative ripercussioni all’interno degli Stati membri (si pensi, ad esempio, ai cosiddetti fondi strutturali, destinati a promuovere lo sviluppo delle regioni europee).
Importante anche il “volto esterno” del Parlamento europeo, che – nel contesto internazionale – partecipa alla politica estera dell’Unione. Il suo assenso è oggi determinate per la conclusione di importanti accordi internazionali e per l’adesione di nuovi Stati. Più in generale, si tratta di un’istituzione che da sempre opera a favore dei diritti e delle libertà democratiche fondamentali (si pensi, ma è solo un esempio, al premio Sakharov per la libertà di pensiero, assegnato ogni anno al fine di rendere omaggio a personalità o organizzazioni che si distinguono in questo campo).
Last but not least, le elezioni di domenica prossima segnano un altro traguardo nella storia del Parlamento europeo, e – più in generale – in quella della democrazia del Vecchio Continente. Per la prima volta, i cittadini chiamati alle urne orienteranno, con il loro voto, la scelta del Presidente della Commissione europea, ossia il vertice dell’esecutivo di Bruxelles. A differenza del passato, i capi di Stato e di Governo dell’Unione, nel nominare questa figura, infatti, terranno conto dei risultati elettorali.
Insomma, quella di domenica prossima è un’occasione da non perdere per esercitare il proprio diritto di voto. E per fare la differenza.
[HTML1] Il servizio del Tg3 regionale sull’incontro “Euro pro e contro” che si è svolto a Perugia il 20 maggio scorso.