Il patto e il sogno

09 Aprile 2014

Sapevamo che prima o poi qualcuno ci avrebbe provato: a cercare di screditare LeG, come è stato fatto da chi ha diffuso in malafede il testo di una proposta di Rodotà del 1985. Non merita davvero di fermarsi sulla macchina del fango che deve tenere oliati i propri ingranaggi. Leggi l’intervista a Gustavo Zagrebelsky su La Stampa .

senatoSapevamo che prima o poi qualcuno ci avrebbe provato: a cercare di screditare LeG, come è stato fatto da chi ha diffuso in malafede il testo di una proposta di Rodotà del 1985.
Non merita davvero di fermarsi sulla macchina del fango che deve tenere oliati i propri ingranaggi.
Sappiamo invece che il manifesto “Verso la svolta autoritaria” pubblicato sul nostro sito il 27 marzo ha aperto un dibattito importante sul contenuto e sui rischi della nuova Costituzione che il governo sta imponendo agli italiani insieme a una pessima legge elettorale.
Il titolo del manifesto era un po’ “forte”? Qualcuno che non appartenga alla folla dei sostenitori convinti di questo governo o all’altra assai più folta dei puri e semplici adulatori è davvero convinto che le parole e i giudizi pacati riscuotano l’attenzione che meritano? In questa nostra Italia innamorata del pensiero unico il pensiero diverso è accolto da irrisione, silenzio, disprezzo. E poi, dalla macchina del fango.
Ma il nostro manifesto è stato molto importante perché è riuscito a far emergere proposte di revisione della Costituzione che da tempo giacevano in Parlamento o costituivano lo studio e le riflessioni di professori liberi dall’invadenza di interessi legati al Potere.
Importanti sono anche le proposte di Vannino Chiti e di Walter Tocci, irrise dal presidente del Consiglio perché di minoranza. Affascinante, a mio avviso, la proposta sommariamente accennata da Gustavo Zagrebelsky nell’intervista alla “Stampa”: “dimezzamento dei deputati, due senatori per regione eletti direttamente tra persone dal cursus honorum rispettabile; durata fissa e lunga senza rieleggibilità; poteri rivolti a contrastare la tendenza allo spreco di risorse comuni; controllo sulle nomine pubbliche e di indagine sui fatti e sulle strutture della corruzione… un organo che abbia lo sguardo lungo e, perciò, non sia sotto la pressione o il ricatto delle nuove elezioni”.
Ma tra questa idea di riforma e quella del governo c’è la differenza che corre tra un sogno e un patto.
Il sogno è quella di un’Italia che si rinnova senza distruggere le sue radici, che guarda al futuro preoccupandosi del bene di tutti. Della libertà e della democrazia.
Il “patto” a cui si riferisce il progetto del governo è il Patto del Nazareno: tra due leader, uno giovane e uno molto provato dalla sua storia personale e dalla condanna che lo ha estromesso dal Senato.
Un patto di cui non si sa quasi nulla se non quei quattro paletti che vengono continuamente ripetuti. E che molto presto ci saranno imposti.
Mi chiedo cosa farebbero gli americani se un bel giorno Obama si svegliasse e dicesse loro: sapete cosa? Ho pensato di imporvi una nuova Costituzione, perché quella firmata “G:Washington” che comincia “We the people of the United States…” , con quel primo articolo che dice “All Legislative Powers herein granted shall be vested in a Congress of the United States, which shall consist of a Senate and House of Representatives.”, non va più bene. E’ vecchia, crea troppi intralci all’azione del governo e non basta emendarla. Con la maggioranza che ho vi impongo di abolire il Senato: e se non vi piace, me ne vado a casa…
Non voglio pensare a come la prenderebbero laggiù.
A noi manca insieme il senso del ridicolo e quello delle proporzioni. Nonché un vero amore per la libertà. Ricordo allora ancora una volta l’appunto che Giovanni Ferrara lasciò sulla mia scrivania: “In Italia la libertà è abbastanza vecchia per essere dimenticata e troppo giovane per essere forte”. Era il 2006 , impegnati a sconfiggere la riforma della Costituzione di Silvio Berlusconi, uno dei due firmatari del “patto”.

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