Il quasi-giovane Roberto Speranza, mini Kruscev lucano, voleva “il cambiamento” e quindi lo stravolgimento dell’articolo 138 della Costituzione. Idem Francesco “The Man” Boccia, titanico ragionier Filini del Pd (appena meno intellettuale, forse).
D’accordo anche il gruppetto sparuto di Scelta Civica, compreso Andrea Romano che, racconta la birba Dagospia sarebbe stato preso addirittura per il collo tre giorni fa dal suo leader Mario Monti, in uno scontro (se vero) presumibilmente avvincente. Andrea Romano – lo si scriva a margine – è una sublime garanzia di insuccesso. Che personalmente amo seguire da anni, perché mi diverte la sua natura di Paperino inconsapevole. Dalemiano, montiano: l’importante è non indovinarne una (possibilmente con arroganza). Una sorta di Attila garbato della politica. Si presenta in tivù, con voce da Filippo Timi senza essere Filippo Timi, e spara analisi vieppiù memorabili (cinque anni fa garantiva sprezzante che il grillismo era destinato presto a implodere: e infatti). E’ un “marker al contrario” assai affidabile: se AttilaRomano dice che una cosa accadrà, non accadrà. E viceversa. Un idolo. Vero.