Alma Shalabayeva sta bene. Non solo: ringrazia pure il governo italiano. Così riferiva ieri la Farnesina. Se non fosse tragico, il comunicato affidato alle agenzie sarebbe comico. Certo, il nostro governo ha soltanto “sequestrato” la signora, interrogata per ore, portata in un centro per tre giorni e poi caricata su un aereo con la figlia per rimpatriarla. In una patria che lei non riconosceva più, visto che lì suo marito è ricercato. E lei di tutto punto ci dice “grazie”. O il ministero degli Esteri ha un gran sense of humour oppure nessun senso della realtà. Ed Emma Bonino che quel ministero dirige cosa dovrebbe fare? “Semplice, prendere un aereo e andare in Kazakistan per riportare in Italia la donna e sua figlia”. Sandra Bonsanti, presidente di “Libertà e Giustizia” ha le idee molto chiare su cosa si dovrebbe fare.
Il suo è una sorta di appello alla Bonino?
In qualche modo sì. Capisco che la situazione sia complicata: bisogna avere a che fare e trattare con un regime come quello in Kazakistan. E mi rendo conto che il mio appello può essere anche velleitario. Ma forse aiuterebbe a recuperare un po’ del discredito (notevole) che abbiamo accumulato con l’estero. Ora, il nostro ministro sa, come tutti ormai, che il governo ha sbagliato, è stata commessa un’immensa ingiustizia. Bene, la Bonino che ha una sua storia di grande e personale prestigio, nonché consenso internazionale, dovrebbe fare un salto di qualità. Che è poi un passo di civiltà rispetto quanto successo. Andare in Kazakistan a riprendersi la donna e la figlia non è soltanto una questione di immagine.
E lei crede che ci riuscirebbe?
È un rischio che deve correre. Certo che può non riuscire. Ma manderebbe un segnale, non soltanto qui da noi ma anche al Kazakistan e alla comunità internazionale.
Pensa che le due donne dovrebbero fidarsi?
Certo, dopo quello che abbiamo fatto loro…
Mettiamo che Emma Bonino decida di andare: non crede che troverebbe ostacoli anche interni?
Credo proprio di sì: gli ottimi affari in Kazakistan di molte aziende italiane, l’amicizia di Berlusconi con Nabarzayev. Ma deve provarci lo stesso. Sarebbe una sfida, un gesto compreso da tutti, in Italia e altrove. Visto che la Bonino ha la fama di donna autonoma, che si batte per i diritti civili, ora può dimostrarlo. Non si possono fare soltanto le battaglie che si è sicuri di vincere.
Politicamente c’è chi ha chiesto le dimissioni del ministro Bonino, altri la difendono perché sarebbe soltanto un capro espiatorio, un agnello sacrificato alle larghe intese. Lei che ne pensa?
È probabile che qualcuno voglia la sua testa. Anche perché gira la voce che se ci fosse stato D’Alema come ministro degli esteri tutto ciò non sarebbe successo. Non voglio entrare in questa logica. Ma volendo, la testa che deve cadere è quella di Alfano, certo non quella della Bonino. È lui che deve lasciare. Se sapeva, ha mentito. Se non sapeva, vuol dire che non controlla il Viminale. La Bonino deve lavorare: conoscendola sono sicura che si sta dando da fare, probabilmente ha già una trattativa in silenzio. E credo che ci voglia da parte sua un grande atto di coraggio.