I dati sulle elezioni siciliane cominciano a prendere corpo con lo scrutinio che è oltre la metà delle oltre 5.000 sezioni. Il movimento a 5 stelle sembra profilarsi come primo partito in Regione mentre il voto disgiunto sembrerebbe premiare il candidato Pd+Udc Rosario Crocetta.
I commenti dal nostro osservatorio di LeG Messina:
Popolo di destra ma forse governo di centro-sinistra
È giusto sommare il boom di M5S ai risultati di Musumeci e di Miccichè? Sì, se si giudica il movimento di Grillo populismo di massa e di piazza. L’effetto è che forse la Sicilia avrà un governo di centro sinistra con un presidente ex comunista, che ha buone idee, parla anche arabo ed è più libero di quanto appaia.
È finito il tempo del 61 a 0 ma l’isola rimane un luogo dove la cultura progressista continua a non persuadere. Colpa del pregiudizio di chi vota, o di una sinistra siciliana che alla fine si fa votare sempre per evitare il
peggio?
Astenersi (non perché piove)
Quanta più campagna facevano i candidati tanto maggiore era il senso di noia e di estraneità dei siciliani a tutta la vicenda. In un momento tragico per l’autonomismo e per la società, i siciliani non hanno voluto esserci. È questo il vero presidente che è stato eletto, il siciliano che ha perso ogni fiducia e guarda con paura un futuro incertissimo. Questo presidente occulto dovrà essere riportato nel luogo della rappresentanza o saranno brutti guai.
Sinistrata
Non pare che SEL avrà molti voti. Perché Fava e Crocetta non siano stati alleati rimarrà un mistero per ogni progressista di buon senso. Contarsi non è servito a niente. Contare sì (se si vuole governare, altrimenti perchè esiste una sinistra che si candida?).
Chi governa, lo sappiamo. Ma come?
In corso rapidi conteggi. Crocetta avrà la maggioranza? Parrebbe di no, anche con i nove deputati del premio di maggioranza. E allora che si fa? Con Grillo (“Crocetta è una brava persona”) o con Micciché? Ecco la bellezza dell’astensionismo: si fa l’alleanza con l’UDC per governare e ora le elezioni rendono il problema del governo un vero giallo siciliano.
Al PD Siciliano
Se c’è tanto scontento, molta colpa è del PD, partito che non si riesce ad amare neanche quando vince. Lo fa infatti con un candidato che gli è stato imposto dalla società civile e dai sondaggi. Ora non faccia finta di niente: il 13 per cento non è un bel dato. Via chi ha troppe legislature, primarie per tutte le amministrazioni, rinnovamento subito. Diventi aperto alla società civile in modo che questa possa continuare ad agire nel suo proprio contesto. Energie nuove dentro i partiti ma non senza di essi. Già il M5S predica una sorta di democrazia diretta e commissioni di cittadini parallele a quelle dell’ARS. Società e politica funzionano quando ciascuna di esse fa quello che deve, ma se si confondono che risultato se ne avrà?
La storia di questa candidatura di Crocetta che ha voluto ad ogni costo essere quella del suo partito, può aiutare il PD a comprendere dove sta la fine della sua crisi.
Alfano
Non è colpa di nessuno. Il granaio elettorale si è svuotato quando sono scomparse le risorse pubbliche. Un sistema di potere a Palermo e non solo si sgretola. In qualche misura paradossale, è un merito di Lombardo che negli ultimi tre anni ha lasciato a secco il PDL. Se ne avevano avuti dei segnali già da tempo. Si pensi alla vittoria qualche mese fa di Maria Teresa Collica nella città del Senatore Nania. Il Segretario Alfano aveva messo le mani avanti. Lui e il Presidente del Senato chi rappresentano adesso, politicamente? Un siciliano su venti circa. Berlusconi lo sa.
Crocetta
Un buon segnale per Crocetta era che tra molti intellettuali siciliani, soprattutto accademici e professori, parlarne male era diventata quasi una moda. Troppo poco di sinistra o troppo di sinistra, troppo antimafia o troppo poco, troppe battute o troppo grigio, troppo colto o troppo easy. Insomma, non andava mai bene. Rosario, almeno di questo, già ora grazie.