La trincea del segretario

04 Ottobre 2012

L’incubo scissione e l’arma finale dei big “No alla deroga per far correre Matteo”. Il clima è quello di un Pd già spaccato, già diviso. Ancora prima di conoscere l’esito delle primarie. In questi momenti sono in tanti a sussurrare all’orecchio del segretario: «Te l’avevo detto. Renzi vuole spaccare il centrosinistra. Lo sta facendo anche prima del previsto»

«NON voglio conflitti sulle regole». Con questa unica regola d’ingaggio Pier Luigi Bersani aveva incaricato i suoi sherpa Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo di sbrogliare la matassa. INVECE il conflitto è esploso. Devastante. E stavolta il gruppo dirigente non accetterà decisioni solitarie del segretario. Non gli consentirà una marcia indietro, col rischio di lasciarli in balia del Rottamatore. Le regole ci vogliono e sono quelle filtrate ieri sera. Punto. «Se Renzi vuole un comitato elettorale permanente, abbiamo già dato. Sono vent’anni che l’Italia vive in questa condizione. Anche lui deve mettersi in testa che prima viene il partito», avverte Francesco Boccia. Beppe Fioroni invita Bersani a non farsi intimidire: «Se ci spaventiamo per un buhdi Renzi, allora è davvero arrivato il momento di cambiare partito».
Dall’area Letta a D’Alema a Bindi agli ex popolari a Franceschini viene un “caldo consiglio” al segretario: tirare dritto, non farsi condizionare dalla «canea pretestuosa» messa su dal sindaco di Firenze e dai suoi luogotenenti. Anche perché le correnti dispongono dell’arma nucleare: non votare all’assemblea di sabato la regola pro-Renzi che gli consentirà di partecipare alle primarie, vale a dire la cancellazione dalla Statuto della norma che identifica il segretario del Pd e il candidato premier del Pd. Bersani si faccia carico del problema, accetti il «conflitto” e trovi un’intesa con Renzi. Altrimenti è certo che in mancanza di un accordo politico preventivo, finirà male, molto male.
Bersani continua a muoversi sulla linea della “pace”. Ne è testimone diretto Fioroni che lo ha incontrato ieri sera alla sede di Largo del Nazareno. «Hai visto che è successo nel Lazio, Pierluigi? In un’ora abbiamo spostato Zingaretti dalla corsa al Campidoglio alla candidatura per la Regione. Con un accordo politico di ferro che coinvolge i centristi». In effetti, uno spot efficace contro le primarie. «Così deve funzionare un grande partito», ha chiosato Fioroni. Bersani però ha subito chiesto: «E quelli di Renzi non hanno fatto casino?». Fioroni ha sorriso: «Io non li ho visti. Magari hanno già cambiato partito».
L’assemblea di sabato si presenta senza rete. Può saltare offrire agli elettori l’immagine di un centrosinistra litigioso come ai tempi dell’Unione. A maggior ragione, occorre adesso un accordo politico preventivo. Ma è già una dichiarazione di guerra l’assenza di Renzi. E le parole dei renziani, il caso scatenato sulla rete dalle indiscrezioni sulle regole rendono molto complicato un patto. È molto probabile un colloquio a due. Al telefono o a quattr’occhi. A Largo del Nazareno ha cominciato a riprendere corpo il fantasma di una scissione studiata a tavolino da Renzi. Si monitora il suo camper che continua a girare l’Italia senza nemmeno un simbolino del Pd. Si osservano le sale piene dove non compare nemmeno una bandiera del partito. Come se il sindaco pensasse a una corsa solitaria da spendere comunque, primarie o no, sul tavolo della nuova offerta politica.
Il quartier generale bersaniano non capisce la battaglia dichiarata ieri da Renzi. L’albo pubblico c’è sempre stato, il doppio turno era previsto anche nelle primarie fiorentine vinte dall’attuale sindaco. E la pre-registrazione, vera pietra dello scandalo, serve soprattutto a evitare la confusione ai seggi. «Ci si può registrare anche la domenica del voto. Chi vuole lo fa prima. Tutto qua», spiega Migliavacca. «Mi sembrano regole di assoluto buon senso — dice Fioroni —. Ve la ricordate l’esperienza di Napoli? Io non voglio più vedere camion di cingalesi e pullman di cinesi portati ai gazebo».
Il clima è quello di un Pd già spaccato, già diviso. Ancora prima di conoscere l’esito delle primarie. In questi momenti sono in tanti a sussurrare all’orecchio del segretario: «Te l’avevo detto. Renzi vuole spaccare il centrosinistra. Lo sta facendo anche prima del previsto». Al pacifista Bersani ora tutti chiedono di imbracciare l’arma dello scontro. Ma le conseguenze di un conflitto sarebbero il de profundis del Pd.

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