Sabato sarò anch’io all’Arco della Pace, a Milano, alla manifestazione organizzata dagli amici di Libertà e Giustizia. E ci sarò senz’altro per portare la voce di Articolo 21, ma anche per dimostrare, da cittadina, che in questo Paese siamo ancora capaci di indignarci. Non solo: rivendichiamo il diritto ad essere informati e diciamo no alla legge bavaglio secondo la quale coloro che dovrebbero rendere un servizio alla collettività, riferendo come stanno le cose nel Palazzo, rischiano il carcere e noi veniamo privati di una condizione essenziale per la democrazia: conoscere tutto di chi ci governa. In piazza Castello, poco più di un anno fa, dicevo che avevo paura di questo governo. Oggi mi è difficile trovare una parola più forte per esprimere la preoccupazione e il disgusto. Se allora troppi italiani faticavano per arrivare alla fine del mese, ora alla seconda settimana è già un problema fare la spesa e la rata del mutuo si è trasformata in un incubo. Il lavoro non c’è, i nostri ragazzi non riescono a costruire e nemmeno a immaginare il loro futuro, si lavora per meno di 4 euro all’ora e poi per quel lavoro sporco si muore, i tagli alla scuola impediscono la formazione e la crescita di una generazione, le pensioni rendono drammatica l’ultima parte della vita per i nostri vecchi e mettere al mondo un figlio è una scommessa. Da più parti della società civile arriva il grido d’allarme: siamo sull’orlo di un precipizio, si invocano le dimissioni del Presidente del Consiglio, si chiedono misure urgenti perché il Paese non affondi. E quali sono le misure urgenti? La legge bavaglio e la riforma della giustizia, processo breve, processo lungo per sbrogliare i guai giudiziari del premier. Queste sono le priorità di chi ci guida. Siamo sfiniti dalle barzellette, dalle cene eleganti, dalle fidanzate vere o presunte, dalle battute da caserma, da provvedimenti che minano la Costituzione e proclami che mettono in discussione l’unità del Paese. Non vogliamo vergognarci di essere italiani, non vogliamo vergognarci davanti ai nostri figli perché non siamo capaci di cambiare le cose, e davanti alla memoria dei nostri padri che andarono in montagna per lasciarci un’Italia più giusta e più buona. Ecco, è per queste ragioni che domani sarò anch’io sotto l’Arco della Pace tra la gente perbene e di buona volontà.
Intervenendo all’ennesimo convegno sulla questione meridionale, Benedetto Croce esordì dicendo: “Sull’argomento sappiamo già tutto. Ora vorremmo sapere come, quando e con chi si provvederà”.
Ecco, appunto: oggi, con chi si provvederà a rimuovere le macerie degli unni berlusconiani? Per esempio con i collaborazionisti ex pci, ex pds, ex ds, quelli che hanno legittimato il mostro per ben due volte in Giunta per le elezioni? Quelli del patto della crostata? Quelli che non hanno mai abolito le leggi vergogna e le leggi porcata, quando dovevano e potevano?