La lezione di De Gasperi a Pio XII

09 Febbraio 2009

Una vicenda poco conosciuta (il drammatico scontro tra De Gasperi e Pio XII nei primi Anni Cinquanta) consente un paragone oggettivo tra due esperienze e tra due persone che hanno un paio di tratti essenziali in comune: tutti e due presidenti del Consiglio e ambedue leader: uno della Dc e l’altro dello schieramento di centrodestra. Il “laico” Silvio Berlusconi non esita a strumentalizzare il caso Englaro, a sfidare il Quirinale, a ignorare (ed anzi a voler stravolgere) la Costituzione nata dalla Resistenza, e – ecco il punto che qui ci interessa – farsi portavoce delle posizioni retrive della chiesa cattolica, in pratica le posizioni papiste. E, invece, quasi sessant’anni addietro il cattolico autentico e segretario della Dc Alcide De Gasperi, alla guida di un governo centrista, non solo sa resistere, in ben più aspro clima, alle furiose pressioni politiche di un altro papa, Eugenio Pacelli, sino a subirne per vendetta anche una miserabile umiliazione. E tuttavia non molla: cattolico rigoroso sì nell’animo, ma laico coerente in politica.Il paragone mi è suggerito dalla lettura di un aureo libriccino (“Pio XII e Alcide De Gasperi – Una storia segreta”) curato da Andrea Riccardi, docente di Storia contemporanea a Roma III e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. La storia era già nota nelle grandi linee, ma due documenti scovati da Riccardi forniscono una dimensione nuova e più significativa di quel che accadde a cavallo del 1951 e del 1952, alle porte cioè delle elezioni per il comune di Roma.

Papa Pacelli era terrorizzato che vincesse la lista del Blocco del Popolo capeggiata dal presidente del consiglio del prefascismo Francesco Saverio Nitti; ed aveva quindi pensato – lui, il pontefice ! – di contrapporvi un listone capeggiato da don Luigi Sturzo ed in cui, con Dc, Pri e Pli, trovassero posto anche monarchici e fascisti. Un inviato personale del papa, monsignor Pietro Pavan, incontra De Gasperi in casa di questi, il 5 dicembre 1951. Dal verbale redatto dal messo e subito recapitato in Vaticano: se vincessero le sinistre, spiega Pavan a De Gasperi, “il Sommo Pontefice verrebbe a trovarsi nella più grandi difficoltà…Il Santo Padre constatava come l’Estrema Sinistra andasse aumentando la sua efficienza organizzativo-propagandistica mentre la politica del Governo non appariva sufficientemente decisa per contrastarla con efficacia”. Quindi è necessaria l’alleanza con l’Msi.L’accusa è chiara, il rimedio suggerito (l’alleanza coi fascisti) altrettanto esplicito. De Gasperi replica e manda a dire: “Non è che con i comunisti si sia deboli e con i missini si sia intransigenti. Fatto è che esiste una legge che interdice la ricostruzione del fascismo e la sua apologia mentre non esiste alcuna legge che vieti il comunismo. Inoltre non va dimenticato che una percentuale dal 35 al 40 per cento degli elettori italiani ha votato social comunista: come si può prendere di petto oggi il comunismo in Italia? Sarebbe la guerra civile e forse anche la guerra vera e propria…”.

Pavan insiste: “Il nemico n. 1 oggi è il Comunismo”. Ma De Gasperi, ironico: “Si immagini, monsignore se non mi impegno: qualora dovesse avere il sopravvento il Comunismo il primo ad essere impiccato sarei io!”. E non molla. L’operazione-Sturzo finirà in archivio (e comunque il Blocco del Popolo perderà le elezioni). Ma c’è un seguito. Nell’agosto dell’anno successivo monsignor Pavan va a trovare De Gasperi in Valsugana per tentare di ricucire i rapporti tra il segretario della Dc e papa Pacelli che al presidente del Consiglio aveva inferto una grossolana “umiliazione” negandogli a giugno (quindi dopo le elezioni, e per vendicarsi) un’udienza privata per il trentesimo anniversario del matrimonio e la professione di sua figlia, suor Lucia. Ma tanto la lingua continua a battere dove il dente duole, che De Gasperi è costretto a insistere, sicuro che ogni cosa sarà verbalizzata fedelmente: “Qualora la Dc si apparentasse con le Destre si disintegrerebbe il Centro: quanti hanno sensibilità sociale rimarrebbero sconcertati e finirebbero per scivolare verso l’estrema sinistra…”. Pavan suggerisce: “Ne parli direttamente al Papa”. De Gasperi non ha dimenticato quella che lui stesso ha definito la “umiliazione”, e replica. “Un incontro col Santo Padre è gradito, graditissimo. Però non posso dimenticare che sono il leader di un partito e il capo di un governo: non posso quindi espormi al rischio di cercare un incontro che non sia accetto”.

Pio XII non proporrà né incentiverà l’incontro. I due non si rivedranno mai più. Il laico Berlusconi ha mai mostrato la schiena dritta?

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