Le intercettazioni – Fiorani e i politici

24 Dicembre 2005

«Dottor Fiorani sono l’onorevole Ascierto e sono a disposizione». C’è bisogno di un’interrogazione parlamentare? Oplà. C’è da fare una durissima dichiarazione contro la Consob, rea di ostacolare la marcia impetuosa della Popolare Lodi verso l’Antonveneta? Ecco un altro deputato disposto a dettare alle agenzie la sua indignazione. C’è da appoggiare la Lodi all’assemblea Antonveneta? Uno dei più importanti imprenditori veneti si mette a disposizione anche per fare «da segnalibro». Siamo in luglio e quando il telefonino di Gianpiero Fiorani non squilla per Emilio Gnutti o Giovanni Consorte, quando si esce, ma non troppo, dalle ormai note conversazioni e vicende su scalate e concerti, ecco che emerge il mondo delle intercettazioni «a latere». Sono inedite e hanno il valore aggiunto di completare il quadro, per esempio con un’interessante conversazione tra Fiorani e il presidente dell’Abi Maurizio Sella. Perfino una suora chiama Fiorani sul telefonino (vedi box). Va ricordato che allora nulla si sapeva dei traffici illeciti di Fiorani. Interrogazione a gettone Alcuni personaggi politici, non ancora noti come sponsor della scalata Antonveneta, spuntano tra i sostenitori del banchiere di Lodi e della sua causa. Il 28 giugno l’allora amministratore delegato della Bpi chiede alla segretaria di chiamargli l’onorevole Armani. Si tratta di Pietro Armani, esponente di Alleanza Nazionale e presidente della Commissione ambiente della Camera. Fiorani, è scritto nei brogliacci riassuntivi delle telefonate, racconta «del fatto che la Consob e Cardia (presidente Consob, ndr) non hanno dato certezze sull’Opas e sono pronti a un ricorso al Tar».

Armani dà ragione al banchiere e dice di essere «pronto a fare una dichiarazione contro la Consob … che si schiererebbe con l’Abn Amro». Ci saranno successivamente altre telefonate con Armani e anche incontri a quattr’occhi. Il parlamentare di An è un membro, coerente, del cosiddetto partito dei «fazisti», cioè dei sostenitori del governatore (ormai ex). A fine luglio, quando viene stoppata la scalata di Bpi con il sequestro delle azioni Antonveneta e scoppia il caso delle intercettazioni (l’ormai celebre «Tonino ti bacerei in fronte »), Armani attacca le Procure che hanno aperto le inchieste penali. «Se mi chiama sono pronto» Vicino a Fazio, ma con posizioni più equilibrate, era considerato anche Riccardo Pedrizzi, stessa parrocchia di Armani (An), presidente della Commissione finanze del Senato. Il figlio Giuseppe, noto avvocato, è un apprezzatissimo consigliere di amministrazione della Bipielle Investimenti, quotata in Borsa, e di altre importanti società del gruppo Lodi. Nonché amministratore della holding di Paolo Berlusconi, che ha come banca di riferimento proprio la Lodi. Restiamo in An e trascriviamo dai brogliacci un sms dell’onorevole Filippo Ascierto: «Dottor Fiorani sono l’on Ascierto. Il mio amico Paolo Sinigaglia mi ha parlato delle difficoltà di Antonveneta se mi chiama io sono pronto con un gruppo di parlamentari per un’interrogazione. Comunque sono a disposizione ». Alberto Brambilla della Lega è un altro degli interlocutori di Fiorani.

L’ex numero uno della Lodi lo cerca spesso ma non vi sono telefonate trascritte o in sintesi. Brambilla, sottosegretario al Welfare, è tuttora (doveva uscire mesi fa) nel consiglio di Euronord Holding, cioè l’ex Credieuronord, disastrata banca della Lega acquistata dalla Lodi (ma il contratto potrebbe essere invalidato). Il 15 luglio, dieci giorni prima di un’assemblea Antonveneta, l’imprenditore veneto Paolo Sinigaglia, socio e grande cliente della Bpi, scrive questo messaggio a Fiorani: «Carissimo in rif ass25 se necessita mia pres posso assicurarla modificando mia partenza ti vorrei comunque ribadire mia disponibilità a fare unicamente da segnalibro comprendendo tue necessità». Due settimane prima, l’1 luglio, il segretario di Fiorani gli passa al telefono Maurizio Sella, presidente dell’Associazione bancaria (Abi). «Discutono sul fatto—riassume il finanziere di turno all’intercettazione — che gli olandesi fanno critiche quando le cose vanno male e viceversa e questo è un comportamento poco normale. Discutono sul fatto che fanno male perché ciò non porta a nulla. Maurizio (Sella, ndr) dice che forse è il loro consulente che li consiglia male. Maurizio detta il portatile di Giuseppe Gallo a Fiorani e dice che lo ha chiamato e gli ha detto che ha inviato a Fiorani in maniera riservatissima e personale presso Bpi il documento che lo stesso Gallo ha redatto per arrivare a un’intesa. Maurizio dice che gli ha dato il numero in modo che possano parlarsi direttamente e capirsi.

Gallo ha detto a Maurizio che se è possibile vuole arrivare a martedì (data di un incontro) con un accordo fatto. Gallo — annota la Gdf — dovrebbe essere un sindacalista». GiuseppeGallo è il segretario nazionale della Fiba-Cisl, il sindacato dei bancari. Sella ha annunciato mercoledì scorso che Bpi sarà sospesa dall’Abi e che l’associazione si costituirà parte civile. Livolsi e il caso Cit Il 22 luglio c’è un curioso teatrino. Alle 16.16 la segretaria dice a Fiorani che ha in linea «la segretaria di Sinigaglia per dei problemi con Letta», Fiorani risponde ma dall’altra parte l’interlocutore è «Aldo per il problema Cit» (il gruppo turistico sull’orlo del collasso). Aldo è Livolsi, il banchiere che tenta di salvare il gruppo, con sponda a Palazzo Chigi dove della faccenda si occupa Gianni Letta. Massimi livelli, quindi. Eppure «Fiorani dice che la loro banca non può deliberare una cosa del genere … è una proposta irricevibile ….». Chiusa la telefonata, Fiorani chiama la segretaria e «dice che la telefonata precedente era Livolsi, lo hanno preso in giro … e se dovesse richiamare Livolsi o il dottor Letta dire che non è raggiungibile fino a lunedì».«Dottor Fiorani sono l’onorevole Ascierto e sono a disposizione». C’è bisogno di un’interrogazione parlamentare? Oplà. C’è da fare una durissima dichiarazione contro la Consob, rea di ostacolare la marcia impetuosa della Popolare Lodi verso l’Antonveneta? Ecco un altro deputato disposto a dettare alle agenzie la sua indignazione.

C’è da appoggiare la Lodi all’assemblea Antonveneta? Uno dei più importanti imprenditori veneti si mette a disposizione anche per fare «da segnalibro». Siamo in luglio e quando il telefonino di Gianpiero Fiorani non squilla per Emilio Gnutti o Giovanni Consorte, quando si esce, ma non troppo, dalle ormai note conversazioni e vicende su scalate e concerti, ecco che emerge il mondo delle intercettazioni «a latere». Sono inedite e hanno il valore aggiunto di completare il quadro, per esempio con un’interessante conversazione tra Fiorani e il presidente dell’Abi Maurizio Sella. Perfino una suora chiama Fiorani sul telefonino (vedi box). Va ricordato che allora nulla si sapeva dei traffici illeciti di Fiorani. Interrogazione a gettone Alcuni personaggi politici, non ancora noti come sponsor della scalata Antonveneta, spuntano tra i sostenitori del banchiere di Lodi e della sua causa. Il 28 giugno l’allora amministratore delegato della Bpi chiede alla segretaria di chiamargli l’onorevole Armani. Si tratta di Pietro Armani, esponente di Alleanza Nazionale e presidente della Commissione ambiente della Camera. Fiorani, è scritto nei brogliacci riassuntivi delle telefonate, racconta «del fatto che la Consob e Cardia (presidente Consob, ndr) non hanno dato certezze sull’Opas e sono pronti a un ricorso al Tar». Armani dà ragione al banchiere e dice di essere «pronto a fare una dichiarazione contro la Consob … che si schiererebbe con l’Abn Amro». Ci saranno successivamente altre telefonate con Armani e anche incontri a quattr’occhi.

Il parlamentare di An è un membro, coerente, del cosiddetto partito dei «fazisti», cioè dei sostenitori del governatore (ormai ex). A fine luglio, quando viene stoppata la scalata di Bpi con il sequestro delle azioni Antonveneta e scoppia il caso delle intercettazioni (l’ormai celebre «Tonino ti bacerei in fronte »), Armani attacca le Procure che hanno aperto le inchieste penali. «Se mi chiama sono pronto» Vicino a Fazio, ma con posizioni più equilibrate, era considerato anche Riccardo Pedrizzi, stessa parrocchia di Armani (An), presidente della Commissione finanze del Senato. Il figlio Giuseppe, noto avvocato, è un apprezzatissimo consigliere di amministrazione della Bipielle Investimenti, quotata in Borsa, e di altre importanti società del gruppo Lodi. Nonché amministratore della holding di Paolo Berlusconi, che ha come banca di riferimento proprio la Lodi. Restiamo in An e trascriviamo dai brogliacci un sms dell’onorevole Filippo Ascierto: «Dottor Fiorani sono l’on Ascierto. Il mio amico Paolo Sinigaglia mi ha parlato delle difficoltà di Antonveneta se mi chiama io sono pronto con un gruppo di parlamentari per un’interrogazione. Comunque sono a disposizione ». Alberto Brambilla della Lega è un altro degli interlocutori di Fiorani. L’ex numero uno della Lodi lo cerca spesso ma non vi sono telefonate trascritte o in sintesi. Brambilla, sottosegretario al Welfare, è tuttora (doveva uscire mesi fa) nel consiglio di Euronord Holding, cioè l’ex Credieuronord, disastrata banca della Lega acquistata dalla Lodi (ma il contratto potrebbe essere invalidato).

Il 15 luglio, dieci giorni prima di un’assemblea Antonveneta, l’imprenditore veneto Paolo Sinigaglia, socio e grande cliente della Bpi, scrive questo messaggio a Fiorani: «Carissimo in rif ass25 se necessita mia pres posso assicurarla modificando mia partenza ti vorrei comunque ribadire mia disponibilità a fare unicamente da segnalibro comprendendo tue necessità». Due settimane prima, l’1 luglio, il segretario di Fiorani gli passa al telefono Maurizio Sella, presidente dell’Associazione bancaria (Abi). «Discutono sul fatto—riassume il finanziere di turno all’intercettazione — che gli olandesi fanno critiche quando le cose vanno male e viceversa e questo è un comportamento poco normale. Discutono sul fatto che fanno male perché ciò non porta a nulla. Maurizio (Sella, ndr) dice che forse è il loro consulente che li consiglia male. Maurizio detta il portatile di Giuseppe Gallo a Fiorani e dice che lo ha chiamato e gli ha detto che ha inviato a Fiorani in maniera riservatissima e personale presso Bpi il documento che lo stesso Gallo ha redatto per arrivare a un’intesa. Maurizio dice che gli ha dato il numero in modo che possano parlarsi direttamente e capirsi. Gallo ha detto a Maurizio che se è possibile vuole arrivare a martedì (data di un incontro) con un accordo fatto. Gallo — annota la Gdf — dovrebbe essere un sindacalista». GiuseppeGallo è il segretario nazionale della Fiba-Cisl, il sindacato dei bancari. Sella ha annunciato mercoledì scorso che Bpi sarà sospesa dall’Abi e che l’associazione si costituirà parte civile.

Livolsi e il caso Cit Il 22 luglio c’è un curioso teatrino. Alle 16.16 la segretaria dice a Fiorani che ha in linea «la segretaria di Sinigaglia per dei problemi con Letta», Fiorani risponde ma dall’altra parte l’interlocutore è «Aldo per il problema Cit» (il gruppo turistico sull’orlo del collasso). Aldo è Livolsi, il banchiere che tenta di salvare il gruppo, con sponda a Palazzo Chigi dove della faccenda si occupa Gianni Letta. Massimi livelli, quindi. Eppure «Fiorani dice che la loro banca non può deliberare una cosa del genere … è una proposta irricevibile ….». Chiusa la telefonata, Fiorani chiama la segretaria e «dice che la telefonata precedente era Livolsi, lo hanno preso in giro … e se dovesse richiamare Livolsi o il dottor Letta dire che non è raggiungibile fino a lunedì».

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