De Monticelli: “Intransigenza per compiere la svolta fino in fondo”

28 Feb 2012

ROMA- Dal palco di Libertà e giustizia, l’8 ottobre a Milano 1, aveva descritto lo stato del Paese parlando di “nichilismo morale”, di “cortina d’indifferenza, di “antologia della turpitudine”. Oggi, a distanza di oltre quattro mesi, la filosofa Roberta De Monticelli firma ‘Dissociarsi per riconciliarci dipende da noi” 2, il manifesto di Gustavo Zagrebelsky 3 che chiede ai partiti di rinnovarsi. E coglie l’occasione per riflettere sul Paese, su come è cambiata l’Italia nel frattempo.
Questo manifesto, che ha superato quota 30 mila firme – in prima fila Benigni, Saviano, Magris – è la prima iniziativa di L&G del dopo-Berlusconi. Quanto è cambiato il Paese, in così pochi mesi?
“Il cambiamento è stato straordinario, anche solo dal punto di vista della presentabilità internazionale. E questo lo dobbiamo al nuovo governo, che ha anche il merito di aver salvato l’Italia dal baratro economico e finanziario. Però questo non basta. L’esperienza dei tecnici ha un valore se contemporaneamente i partiti che li sostengono riescono a dare un forte segnale di discontinuità, se ne approfittano per rifondarsi. Altrimenti il rischio che si corre è quello di una crescita dell’antipolitica. Zagrebelsky ha ragione: la tecnica senza la politica è tagliare libertà alla democrazia. E i segnali, in questa direzione, sono tanti”.
Dai partiti, in questo periodo, che segnali sono arrivati?
“Nuovi segnali di avvilimento, di chiusura di casta rispetto alla società civile. Lo si vede anche dal dibattito sulla legge elettorale. Cosa stanno facendo se non corazzare il sistema politico esistente? Gli accordi che sembrano emergere hanno questo segno. All’interno dei partiti, chi ha a cuore la dignità della politica dovrebbe dissociarsi. La parte buona dei partiti dovrebbe prendere le distanze da quella cattiva. Perché, come diceva Einstein – e con lui Calamandrei – se le cose vanno male non è colpa dei farabutti ma delle persone oneste che stanno zitte. Ma ci sono anche altri segnali di inadeguatezza. Pensiamo solo all’incapacità della politica di intervenire in una vicenda drammatica come quella della Tav. Anche nello schieramento progressista, io non ho visto alcun esponente in grado di entrare nel merito. E’ evidente che c’è una grossa difficoltà di dialogo. Non ci si può limitare a dire che le decisioni sono state già prese, né a stigmatizzare la violenza, peraltro facendo associazioni assurde tra le minacce a un giudice come Caselli e forme anche drammatiche di protesta, come quella di Luca Abbà.
Neppure un segnale positivo nella politica di questi ultimi mesi? E non stanno emergendo soggetti in grado di intercettare i nuovi fermenti?
“Considero un buon segnale il risultato delle primarie del centrosinistra a Genova 4, che ricorda da vicino quanto accaduto l’anno scorso a Milano, cioè l’irruzione della società civile nella politica. Per il resto, la fiducia nel Parlamento attuale è tale che chiediamo di rinviare alla prossima legislatura le riforme istituzionali. E la legge elettorale che verrà dovrà essere sottoposta a un referendum confermativo”.
Se dovesse scegliere una parola d’ordine per il tempo nuovo che si affaccia?
“Deve essere un tempo di intransigenza, per compiere fino in fondo la svolta che serve al Paese. Quella che serve al risveglio. Perché siamo solo a metà del guado”

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