A lezione di antiberlusconismo. Con Travaglio

17 Ott 2010

Copie de Il Fatto quotidiano, spettatori assiepati anche per terra con i suoi libri pronti per l’autografo: bastava un’occhiata alla platea per capire che ieri pomeriggio all’Odeon, il più atteso sarebbe stato l’intervento di Marco Travaglio. L’occasione era la tre giorni intitolata «Società e stato nell’era del ‘‘berlusconismo’’», organizzata dall’associazione Libertà e Giustizia e dalla rivista Passato e presente. Insomma: 16 anni di berlusconismo e a Firenze ci si chiede il perché. Oggi la giornata conclusiva: a tirare le fila, con la presidente di LeG Sandra Bonsanti, saranno il docente di scienza dell’amministrazione Marco Revelli, Steve Scherer di Bloomberg news ed il direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Un convegno moderato dallo storico Paul Ginsborg e totalmente autofinanziato: dopo la notizia del contributo di alcuni politici locali a titolo personale, il pubblico stesso è stato invitato a donare con tanto di volontari muniti di cestino per le offerte. Ieri mattina si è parlato di «culture emass media», al pomeriggio, si è discusso di «Istituzioni e giustizia». Prima dell’atteso giornalista torinese, a parlare è stato Guido Melis, docente di storia delle istituzioni politiche, con una riflessione sulla pubblica amministrazione e dei tentativi di riformarla, ieri e oggi. Per la serie corsi e ricorsi storici, ha iniziato raccontando di Attilio Brunialti, consigliere di Stato che, a capo di una commissione arbitrale sulla costruzione del palazzo di giustizia di Roma, nel 1913 ricevette dall’impresa vincitrice un grazioso villino liberty. L’allora premier Giovanni Giolitti, cui Brunialti era vicino, ne pretese il giudizio, la condanna e l’allontanamento, preferendolo alla più semplice scappatoia delle dimissioni che avrebbero interrotto le indagini (ovvi i riferimenti alla vicenda Scajola). Poi, sul palco, Elisabetta Rubini Tarizzo, avvocato milanese già parte civile in alcuni dei processi del signor B., che ha ripercorso le vicende giudiziarie del premier: un percorso iniziato negli anni 80 «in cui confliggono — ha detto — il potere politico e quello giudiziario che lo mette sotto accusa». Poi il saluto in diretta audio-video ai manifestanti della Fiom a Roma, del giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky: «Spero siate molti, forti, responsabili e miti» ha detto, per poi concludere: «La vostra battaglia è anche la nostra». Poi il Travaglio show che, nello stile dei suoi monologhi di Annozero, ha cercato di rispondere alla domanda alla base dell’intera manifestazione: perché a 16 anni dalla discesa in campo di Berlusconi siamo ancora a parlare di berlusconismo? «Perché ancora oggi— ha spiegato — Berlusconi viene frainteso, sottovalutato e scambiato per ciò che non è». E chi è? «Un traghettatore gattopardesco e trasformistico che da 16 anni cerca di far combaciare la norma alla propria biografia» in un sistema di cui però Travaglio, grazie alla crisi economica, ravvisa l’inizio del tramonto «Sono finiti i soldi: i ladri non possono superare il numero dei derubati» ha detto ricostruendo, in una galoppata giunta fino al recente strappo con Fini, la storia del Cavaliere. Nella conclusione Zagrebelsky ha inchiodato il pubblico «travagliano» con un’analisi della neolingua del Cavaliere: dall’utilizzo del verbo «scendere» (in politica) come una sorta di sacrificio del «salvatore» per gli infelici, al concetto di «amore», altro leit motiv berlusconiano, o il suo contrario «l’odio» di chi non corrisponde l’affettuoso sentimento.

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